Le città italiane assediate dallo smog

  • 1 Febbraio 2016

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Elevate concentrazioni di polveri sottili, ozono e biossido di azoto stanno causando danni alla salute dei cittadini italiani e all’ambiente circostante, generando ingentissimi costi sanitari nei dati di “Mal’Aria di città 2016”, il dossier di Legambiente. Alcune proposte rivolte a Governo, Regioni e amministrazioni locali.

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I dati scientifici di “Mal’Aria di città 2016”, il dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico e acustico nelle città italiane (vedi in fondo) ci racconta che delle 90 città monitorate, nel 2015 ben 48 (il 53%), hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti di PM10 (vedi grafico sotto).

Le situazioni più critiche si sono registrate a Frosinone che guida anche quest’anno la classifica dei capoluoghi di provincia dove i giorni di superamento nel 2015 sono stati 115; seguita da Pavia con 114 giorni, Vicenza con 110, Milano con 101 e Torino con 99. Dei 48 capoluoghi fuori legge il 6% (Frosinone, Pavia e Vicenza) ha superato il limite delle 35 giornate più del triplo delle volte, andando oltre i 105 giorni totali; il 33% lo ha superato di almeno due volte e il 25% ha superato il limite legale una volta e mezza.

Anche a livello regionale, in Veneto il 92% delle centraline urbane monitorate ha superato il limite dei 35 giorni consentiti (in particolare quelle di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza); in Lombardia l’84% delle centraline urbane (tutte quelle di Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Como e Monza), in Piemonte l’82% delle stazioni di città (en plein per le centraline di Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli), il 75% delle centraline sia in Emilia-Romagna (Ferrara, Modena, Piacenza, Parma, Ravenna e Rimini) sia in Campania (Avellino, Benevento, Caserta e Salerno).

Per quanto riguarda gli altri inquinanti, PM2,5, ozono troposferico, e ossidi di azoto, il bilancio è relativo al 2014. Per il PM2,5 i capoluoghi di provincia Monza, Milano e Cremona hanno superato il limite del valore obiettivo di 25 µg/m3 di PM2,5 (erano 11 nel 2013 e 15 nel 2012).

Dati poco rassicuranti riguardano l’ozono: un terzo dei capoluoghi di provincia monitorati (28 su 86) ha superato il limite dei 25 giorni (dati 2014). Prime in classifica Genova e Rimini con 64 giorni di superamento, seguono Bologna (50), Mantova (49) e Siracusa (48). Particolarmente critica la situazione nell’area padana per le elevate concentrazioni di questo inquinante.

Per gli ossidi di azoto, sempre nel 2014, sono 11 i capoluoghi di provincia sui 93 monitorati (il 12%) che hanno superato il limite normativo (La Spezia, Torino, Roma, Milano, Trieste, Palermo, Como, Bologna, Napoli, Salerno, Novara).

Per Legambiente per contrastare in maniera efficace l’inquinamento atmosferico, è indispensabile cambiare le politiche della mobilità, potenziando il trasporto sul ferro, l’uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova, e rendere così le auto l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi l’Italia continua ad avere il record del numero di auto per abitante: il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti della città di Roma o ai 67 di Catania, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra.

Spiega Legambiente che l’emergenza smog difficilmente si potrà risolvere con interventi sporadici che di solito le amministrazioni propongono in fase di emergenza tra targhe alterne, blocchi del traffico, mezzi pubblici gratis, come avviene attualmente in gran parte delle città italiane, e senza nessuna politica concreta e lungimirante. Il Governo deve invece assumere un ruolo guida facendo scelte e interventi coraggiosi, mettendo al centro le aree urbane e la mobilità sostenibile, impegnandosi per approvare a livello europeo, normative stringenti e vincolanti, abbandonando una volta per tutte le fonti fossili e replicando quelle esperienze anti-smog virtuose messe già in atto in molti comuni italiani in termini di mobilità sostenibile, efficienza energetica e verde urbano.

Il protocollo firmato lo scorso 30 dicembre tra ministero dell’ambiente, rappresentanti di comuni e regioni, non è stato all’altezza del problema e il rischio è che si rincorra sempre l’emergenza senza arrivare a risultati concreti e di lunga durata. Per questo è urgente e indispensabile che l’Italia adotti un piano nazionale per la mobilità urbana, dotato di risorse economiche, obiettivi misurabili e declinabili. “La priorità deve essere la realizzazione di nuove linee metropolitane e di tram, a cui devono essere vincolate da subito almeno il 50% delle risorse per le infrastrutture, da destinare alle città, dove si svolge la sfida più importante in termini di rigenerazione urbana e di vivibilità”, ha detto Rossella Muroni, la presidente nazionale di Legambiente.

Ogni anno l’inquinamento dell’aria causa oltre 400.000 morti premature nei paesi dell’Unione Europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa per il record di morti per smog: 59.500 decessi prematuri per il Pm2,5, 3.300 per l’ozono e 21.600 per gli NOx nel solo 2012 (Dati Agenzia Europea dell’ambiente.

Stime che potrebbero crescere esponenzialmente se come valori limite di riferimento per gli inquinanti si prendessero quelli consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In questo caso la percentuale di popolazione in ambiente urbano esposta a concentrazioni di polveri sottili dannose per la salute salirebbe dall’attuale 12% a circa il 90%; per l’ozono si passerebbe dall’attuale 14-15% al 97-98%.

Legambiente ricorda poi che i danni alla salute della popolazione si traducono in costi economici dovuti alle cure sanitarie, che in Italia si stimano tra i 47 e 142 miliardi l’anno (dati riferiti al 2010). Ci sono poi i danni economici legati al mancato rispetto delle norme italiane ed europee sulla qualità dell’aria. Sono due le procedure d’infrazione contro il nostro paese, entrambe nella fase di messa in mora. La prima, la 2014/2047, avviata nel luglio 2014 riguarda la cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e il superamento dei valori limite di PM10 in Italia. La seconda, la 2015/2043, avviata nel maggio 2015 riguarda l’applicazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria ambiente ed in particolare l’obbligo di rispettare i livelli di biossido di azoto (NO2).

In sintesi ecco le proposte che Legambiente rilancia a Governo, Regioni e amministrazioni locali:

  • incrementare il trasporto su ferro con 1000 treni per i pendolari;
  • incentivare la mobilità sostenibile attraverso, 100 strade per la ciclabilità urbana, realizzando un primo pacchetto di nuove corsie ciclabili all’interno dell’area urbana;
  • limitare la circolazione in ambito urbano dei veicoli più inquinanti (auto e camion) sul modello di Parigi;
  • prevedere, con una disposizione nazionale, l’estensione del modello dell’Area C milanese a tutte le grandi città con una differente politica tariffaria sulla sosta, i cui ricavi siano interamente vincolati all’efficientamento del trasporto pubblico locale;
  • fermare i sussidi all’autotrasporto per migliorare il Tpl (nella Legge di Stabilità 2016 i sussidi all’autotrasporto sono pari a 3 miliardi di euro di esonero sull’accisa e 250 milioni di € di sconti su pedaggi autostradali);
  • vietare l’uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici a partire dalla prossima stagione di riscaldamento;
  • ridurre l’inquinamento industriale applicando autorizzazioni integrate ambientali (AIA) stringenti e rendere il sistema del controllo pubblico più efficace con l’approvazione della legge sul sistema delle Agenzie regionali protezione ambiente ferma al Senato da oltre un anno;
  • nuovi controlli sulle emissioni reali delle auto.

Scarica il dossier di Legambiente “Mal’Aria di città 2016” (pdf)

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