Termoelettrico verso l’uscita dalla ‘tempesta perfetta’

Tre report del gruppo bancario UBS sullo stato delle utility, del settore della generazione elettrica e di quello che opera nella gestione delle reti. Con il decomissioning della potenza in eccesso e il rallentamento delle rinnovabili i produttori da gas, carbone e nucleare dovrebbero aver superato il momento peggiore.

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Dopo sei anni durissimi, i produttori elettrici europei da fonti convenzionali dovrebbero avere passato il momento peggiore, grazie ad un miglioramento della situazione di sovracapacità e alla frenata sulla crescita delle fonti rinnovabili imposta dai governi. Per quel che riguarda le utility, invece, le cose andranno meglio per quelle che si sapranno riorganizzare, come hanno già fatto Enel ed E.On.

Ad affermarlo è il gruppo bancario svizzero UBS che ha pubblicato tre report (in allegato in basso) sulla situazione delle utility in Europa, del settore della generazione elettrica e della gestione delle reti, che qui sintettizziamo.

Sei anni neri per il termoelettrico

Negli ultimi sei anni i ritorni annuali dei grandi produttori elettrici in Europa (l’attenzione del report è soprattutto su Regno Unito, Germania e Paesi del Nord Europa) sono stati in media negativi dell’11%.

A colpire i grandi dell’energia convenzionale una tempesta perfetta, che in Italia abbiamo visto essere più intensa che in altri mercati. I fattori in gioco sono stati: un eccesso di investimenti in nuove centrali, una domanda inferiore alle aspettative e l’ingresso sul mercato elettrico delle energie rinnovabili. In alcuni mercati come la Germania a questo mix si è aggiunto il pensionamento forzato delle vecchie centrali nucleari.

Verso il sereno?

Dopo questi 6 anni potrebbe tornare il sereno, ossia le condizioni per i produttori potrebbero migliorare? La risposta di UBS è “sì, ma non immediatamente”. Nel futuro il gruppo bancario si aspetta un riequilibrio della produzione che porterà ad una risalita dei prezzi e degli spread.

La potenza disponibile, si spiega, con il decommissioning avvenuto o in arrivo di molti impianti, si sta riducendo, mentre il calo della domanda elettrica sta rallentando e la tendenza potrebbe addirittura invertirsi se riduzioni dei prezzi e nuove interconnessioni aumenteranno il potenziale per l’export.

Altro fattore: nel 2015 i prezzi della CO2 sono saliti leggermente nell’attesa di una riforma dell’ETS, mentre i prezzi delle commodity, in calo, dovrebbero tornare a crescere entro 12 mesi.

Il freno alle fonti rinnovabili

A far ben sperare i grandi dell’energia convenzionale c’è poi il freno che è stato messo alle rinnovabili. Nei grafici sotto si vede bene l’impatto che il boom del fotovoltaico e dell’eolico ha avuto sul termeolettrico in Germania negli ultimi anni.

Come accaduto anche nel nostro Paese, solare ed eolico, producendo energia a costi marginali nulli hanno fatto crollare il numero di ore di operatività degli impianti termoelettrici e fatto calare significativamente i prezzi del MWh in Borsa, specialmente nel picco diurno.

La buona notizia  per i produttori convenzionali (ovviamente) è che l’ondata travolgente delle fonti pulite in Europa è rallentata. Quasi dappertutto (oltre al nostro Paese si veda quanto sta accadendo in Germania e nel Regno Unito), si sono infatti tagliati gli incentivi e gli investimenti sono diminuiti.

Tra le utility Enel quella più promettente

Passando al report sulle utility in generale, UBS prevede per il 2016 una profonda riorganizzazione, come indicano i piani già annunciati da Enel, E.ON, Edf e Rwe.

Enel è l’utility con il giudizio più positivo proprio per la riorganizzazione in atto. L’azienda ha semplificato il portafoglio, integrando di Enel Green Power e riorganizzando le attività in America Latina; ha diminuto il profilo di rischio (il 95% della crescita arriverà da investimenti in attività infrastrutturali “low-risk”), e ha una forte aspettativa di crescita degli utili post-2016 e ancor più forte sarà la crescita dei dividendi.

UBS promuove anche E.On, per la separazione delle attività nelle due società distinte E.ON e Uniper, che permetterà al gruppo tedesco di mettersi al riparo dagli oneri del decommissioning nucleare. In questo modo E.ON potrà ottenere risultati economici positivi anche se l’andamento dei prezzi elettrici dovesse restare fiacco fino al 2020.

Reti: male Terna, bene Snam

Il terzo report della banca è dedicato alle aziende operanti nelle infrastrutture. In questo caso, l’outlook non è positivo per Terna, che sconta un valore del titolo piuttosto elevato e alcuni elementi di incertezza sui profitti di medio-termine dopo la revisione della remunerazione per il periodo di regolazione 2016-2023 stabilito il mese scorsodall’Autorità per l’Energia.

Promossa a pieni voti, invece, Snam, che mostra “attraenti” opportunità di crescita nel lungo termine sia in Italia che all’estero, nonché il più alto dividendo del settore e una previsione di aumento del valore del titolo.

Sul tema segnaliamo il convegno “La trasformazione delle utility nell’Italia che cambia”  che si svolgerà a Roma, giovedì 28 gennaio 2016.

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