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La rottamazione e il Conto Termico 2.0

La richiesta delle Regioni sulle modalità di ottenimento dell'incentivo per le Pubbliche Amministrazioni sarebbe di capitale importanza per il concreto utilizzo da parte degli enti locali del nuovo Conto Energia Termico. Ma il rifiuto del Ministero dello Sviluppo Economico rischia di produrre una misura ancora una volta inefficace.

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Il termine rottamazione è diventato molto usato dai commentatori politici all’alba dell’era che ha visto Renzi arrivare alla guida del paese. Era rivolto a quelli, soprattutto politici, che detenevano il potere da troppo tempo inibendo il ricambio generazionale.

A quasi due anni dalla nascita dell’attuale governo molti degli aspetti deteriori della tecnocrazia elefantiaca, vecchia e poco capace che ha avuto e, spesso, continua ad avere in mano il processo normativo in questo paese, non sono stati rimossi. Questo ha effetti devastanti sulla produzione legislativa e quindi sulla direzione politica del paese. Uno dei casi più eclatanti di questo fenomeno è la produzione normativa in materia di energia.

Dopo aver promulgato una delle peggiori implementazioni della direttiva sull’efficienza energetica degli edifici (EPBD-recast) d’Europa, con l’atto finale dei DM applicativi di luglio scorso, che annacquano i requisiti minimi e producono una definizione ridicola di NZEB che renderà impossibile le nuove costruzioni per alcune destinazioni d’uso già dai prossimi mesi sul territorio lombardo, il governo ha iniziato la ristrutturazione del sistema di incentivi per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili termiche per interventi di piccola dimensione (Conto Energia Termico 2.0).

La cosa appare lodevole dato il sostanziale fallimento del provvedimento precedente in materia, per cui erano disponibili circa 700 mln di euro di incentivi. Ad oggi, però, il contatore del GSE informa che solo circa 50 mln sono stati spesi, di cui meno di dieci assegnati ad enti pubblici.

Il Conto Energia Termico 2.0 dovrebbe avere un budget di circa 900 mln di euro e prevede che una parte significativa di interventi (tetto a 200 mln) a favore degli enti pubblici che non riescono ad ammodernare i loro edifici e impianti.

Verso la metà del 2015 è cominciato l’iter di scrittura del decreto ministeriale per far sì che lo stesso potesse vedere la luce entro la fine dell’anno appena trascorso. Il provvedimento è di fondamentale importanza soprattutto per le Regioni, coscienti di quanto sia necessario l’ausilio dell’incentivo per spingere l’applicazione di politiche di efficienza energetica, sopratutto nelle PA.

Il cammino previsto dal decreto prevedeva “l’intesa delle Regioni” con i ministeri competenti Ambiente (MATT) e sviluppo economico (MISE) che guida la partita. La bozza del decreto circolata in novembre prevedeva misure sull’efficienza energetica degli edifici (incluso l’involucro) e sulla sostituzione totale o parziale degli impianti per i soggetti pubblici. Per i privati erano previsti solo i secondi.

Lo scorso dicembre le Regioni avevano portato al tavolo della Conferenza Unificata una sostanziale approvazione del provvedimento con la richiesta, unitamente ad altre minori, di due modifiche: la prima sul monitoraggio in campo di un campione di sistemi in pompa di calore, operazione che sarebbe utile a dare un’idea del reale contributo che questa tecnologia può fornire ad un percorso di decarbonizzazione della società. La seconda in merito alle modalità di ottenimento della somma incentivante da parte delle Pubbliche Amministrazioni. Quest’ultima è di capitale importanza per il raggiungimento del successo della misura per le PA.

Le Regioni, unitamente all’ANCI, hanno chiesto di prevedere una parte consistente di anticipo delle somme dovute agli enti che facessero richiesta dell’incentivo. Questo per favorire l’applicazione di contratti EPC anche per interventi con tempi di ritorno non brevi. Dando così la possibilità alla stazione appaltante di fare bandi usando come base le cifre provenienti dal Conto Energia Termico 2.0 e rendendo così realizzabile, ad esempio, il classico intervento sull’involucro degli edifici che per molti Comuni è una chimera. In sintesi una buona idea, forse troppo buona.

I ministeri hanno analizzato le proposte. Il MATT ha accettato di buon grado quelle presentate da Regioni e ANCI. I tecnici del MiSE però, con giustificazioni ridicole, hanno risposto picche agli enti locali (QualEnergia.it). Gli inflessibili custodi del potere normativo in materia di energia – gli stessi che hanno guidato la produzione della ‘perla’ dei DM applicativi dell’EPBD – non sembra abbiano compreso l’importanza (e forse neanche il contenuto) degli emendamenti rischiesti. Le Regioni hanno negato l’intesa e il provvedimento in dicembre non ha visto la luce. Ad esempio per limitare il rischio che i progetti delle PA, che abbiano ricevuto l’anticipo dell’incentivo, non vengano poi implementati, si potrebbe prevedere una loro stringente validazione ex-ante da parte di un ente terzo come l’Enea.

Con il nuovo anno, in gennaio ci riproveranno. Sarebbe utile che il Conto Energia Termico 2.0 non fosse di nuovo “umiliato”. Sarebbe anche importante che fosse varato presto e in una forma che ne determini la spendibilità completa soprattutto nella parte a favore degli enti pubblici.

Se venisse fuori una norma ben scritta, sarebbe verosimile aspettarsi un impulso forte all’applicazione di misure di efficienza energetica nel paese. Oggi ancora più necessarie a valle degli esiti della COP21. Quasi un miliardo di euro di incentivi genererebbero una spinta consistente all’economia delle PMI della filiera energetica, con ricadute positive sull’occupazione e gli assetti sociali.

Questi obiettivi sarebbero potenzialmente a portata di mano. È importante però che la mancanza di visione dei nostri tecnocrati non pregiudichi il raggiungimento di queste mete.

Se venisse solo il sospetto che si scrivano provvedimenti che non producano spesa, ma solamente annunci, verrebbe da dire, che la “rottamazione” dovrebbe iniziare a volgere il suo sguardo verso quelle componenti del dicastero guida in materia energetica che rendono possibile tale insostenibile situazione.

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