Pellet, i prezzi aggiornati e una guida all’acquisto

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Ogni anno nelle stufe e nelle caldaie degli italiani si bruciano circa 3 milioni di tonnellate di pellet, per la gran parte di importazione. Uno sguardo alle dinamiche mercato, ai prezzi e alle tendenze di questo combustibile legnoso e qualche consiglio per risparmiare e scegliere quello di maggiore qualità.

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Il nostro Paese è primo a livello mondiale per consumo di pellet per il riscaldamento, con circa 3 milioni di tonnellate annue. Risultiamo anche i primi importatori al mondo di pellet, con oltre 2,5 Mt/anno, visto che la produzione interna non è in grado di rispondere alla domanda. Importiamo questo combustibile legnoso soprattutto da Austria e Germania, ma stanno crescendo le importazioni via nave da USA e Canada, una modalità che ha comportato dei prezzi più omogenei lungo lo stivale e una distribuzione garantita in quasi tutte le regioni anche attraverso la Grande Distribuzione Organizzata.

Produttori nazionali poco competitivi

Sono due i motivi principali per una produzione interna che non decolla. Il primo è il costo elevato dell’energia in Italia: la produzione di pellet è un processo energivoro, che richiede circa 1 MWh di energia termica e 200 kWh di energia elettrica per una tonnellata di prodotto finito. Il secondo motivo è l’elevato costo della materia prima nel nostro Paese. Da una parte, infatti, le segherie tendono a valorizzare gli scarti per recuperare redditività poiché il loro core business è in evidente difficoltà. Dall’altra, le caratteristiche orografiche dei terreni italiani e il costo del personale rendono poco competitivi i fornitori italiani di legno.

Quasi tutto il pellet consumato in Italia (il 96%, pari a circa 2,7 milioni di tonnellate nel 2014) è usato nel settore residenziale: l’81% nelle stufe (se ne contano circa 2,2 milioni), il 15% nelle caldaie domestiche (con potenze inferiori a 35 kW) e il 4% in quelle commerciali, cioè con potenza oltre 35 kW.

I prezzi e la convenienza

Il prezzo del pellet è fortemente ciclico e stagionale: il periodo migliore per comprarlo è quello estivo, mentre nei mesi di maggior consumo (da ottobre a gennaio) il prezzo tende ovviamente a crescere. In questi mesi il prezzo di un sacco da 15 kg di pellet certificato si attesta intorno a 4/4,20 euro e può scendere fino a 3,60 euro al sacco nel periodo primavera-estate.

Per riscaldare con il pellet un appartamento di circa 75 metri quadri in Pianura Padana, servono 1-1,2 tonnellate/anno di combustibile per una spesa che varia tra 250 e 280 euro. Questo nel caso in cui il sistema a pellet sia quello utilizzato in modo prevalente, ma il consumo può variare in funzione di come sono distribuiti i piani dell’abitazione (se su uno o più livelli) e dalla canalizzazione o meno della stufa.

«Il prezzo del pellet varia anche in funzione delle condizioni meteorologiche: se l’inverno è meno rigido, c’è una maggiore offerta sul mercato e il prezzo di conseguenza si abbassa – afferma Laura Baù di Aiel-Associazione Italiana Energie Agroforestali -. A livello di trend generale, riteniamo che il prezzo tenderà a essere piuttosto stabile nel corso della prossima stagione fredda, rimanendo più competitivo del metano».

L’interrogativo IVA

Con un punto di domanda, però: l’IVA. Con la Legge di Stabilità 2015 era arrivata una brutta sorpresa per chi acquista pellet: l’IVA veniva infatti aumentata dal 10 al 22% a partire dal primo gennaio 2015. In realtà, gli aumenti di prezzo paventati per il consumatore finale (per l’abitazione di 75 m2 in Pianura Padana intorno ai 35 € annui) sono stati quasi completamente assorbiti dai rivenditori al dettaglio, che non hanno aumentato il prezzo a causa di una domanda rimasta praticamente stabile fra il 2014 e il 2015 (l’inverno 2014/2015 è stato più mite di quello 2013/2014).

«Nel corso di quest’autunno probabilmente i prezzi si potrebbero alzare un po’, sia in previsione di un inverno meno mite rispetto allo scorso anno sia proprio per l’aumento dell’IVA» spiega Laura Baù. Si può risparmiare qualcosa (generalmente un 5% per MWh consumato) se si opta per l’acquisto del pellet tramite autobotte, quindi con quantità ingenti, ma anche in questo caso il combustibile rimane più costoso della legna da ardere e del cippato. Punti di forza del pellet sono le emissioni inferiori e il funzionamento automatizzato e programmabile delle stufe (modulazione della potenza a partire dal 30% circa), con rendimenti oltre il 90% e facilità di gestione delle ceneri.

Come scegliere il pellet

Quando s’intende acquistare del pellet è sempre buona norma fare una breve ispezione visiva in particolare del fondo del sacchetto: un elevato contenuto di polveri e di pellet rovinati può significare che il prodotto è di qualità scarsa o prodotto in maniera non corretta (il corrispondente parametro tecnico è quello della durabilità meccanica). Un mito da sfatare è invece relativo al colore del pellet: un pellet chiaro non è indice di maggiore qualità rispetto a un pellet scuro, ma dipende solo dalla tipologia di alberi da cui è stato prodotto.

«Il parametro chiave che non si deve mai perdere di vista è il contenuto in ceneri – afferma il Prof. Toscano, del Laboratorio Biomasse dell’Università Politecnica Marche -. Quando questo valore è elevato è probabile che anche altri parametri, come zolfo e cloro, superino determinati livelli di concentrazione. Per rientrare nella classe migliore il pellet deve presentare al massimo lo 0,7% del peso su s.s. (sostanza secca) di contenuto in ceneri. Chi dispone di stufe domestiche dovrebbe scegliere prodotti con queste caratteristiche o non superare comunque l’1%. In generale, il pellet per stufe domestiche dovrebbe ricadere nella classe A1 della normativa UNI EN ISO 17225-2, mentre per le A2 e B il prodotto dovrebbe essere utilizzato per alimentare le caldaie».

Le certificazioni

In aiuto al consumatore possono venire in aiuto le certificazioni emesse da enti terzi rispetto a produttori e distributori. La certificazione più diffusa in Italia e a livello internazionale è la EN Plus, che fa riferimento alla nuova norma UNI EN ISO 17225-2. All’interno del logo di EN Plus viene riportata la classe di qualità del pellet (A1 o A2). «È importante scegliere pellet certificato per avere una garanzia di trasparenza, qualità, tracciabilità – spiega Laura Baù -. EN Plus basa il proprio controllo lungo tutta la filiera ed è l’unica a fornire uno standard sulle caratteristiche chimico-fisiche del pellet in maniera da ottimizzare l’uso negli apparecchi. Il consumatore ha difficoltà a comprendere le caratteristiche del pellet e anche per i produttori di stufe e caldaie è utile avere uno standard di prodotto per poter calibrare le macchine e perfezionarne il funzionamento».

Se la certificazione è senz’altro un elemento positivo che può aiutare il consumatore nella scelta del pellet, non ne vanno taciuti alcuni limiti. Primo fra tutti la difficoltà di verificare in maniera continuativa i prodotti in commercio. I produttori certificati En Plus devono obbligatoriamente sottoporsi a una singola ispezione ogni anno e l’organismo di certificazione può richiedere, a sua discrezione, delle verifiche ispettive straordinarie, ad esempio se si dovesse riscontrare un numero di lamentele significativo.

«Va ricordato che la qualità non può essere ridotta alla forma – spiega il Prof. Toscano -. Quella della qualità del pellet è una questione di sostanza che richiede continua attenzione e analisi di processo e di prodotto. Il controllo della qualità delle biomasse è però un’operazione complessa e costosa e i margini della filiera del pellet non sempre sono tali da permettere sforzi economici significativi su questo aspetto. Il Laboratorio Biomasse ha raffinato delle soluzioni per fornire un’alternativa anche a piccoli produttori e distributori al fine di avviare un percorso efficace di controllo della materia prima con costi compatibili con la propria dimensione. In sintesi, l’approccio operativo è tracciare, per quanto possibile, l’origine della biomassa e applicare dei controlli frequenti di laboratorio considerando pochi ma specifici parametri analitici. Il Laboratorio sta inoltre investendo, come attività di ricerca, sulla possibilità di applicare la tecnica analitica della spettroscopia a infrarossi per poter effettuare dei controlli qualitativi rapidi, economici e in alcuni condizione su tutta la materia prima».

Si veda anche lo Speciale Tecnico di QualEnergia.it “Riscaldarsi con il pellet e con la legna”

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