Il misterioso caso dei contatori Enel irregolari

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Si sta diffondendo la notizia che i contatori “intelligenti” installati soprattutto da Enel non sarebbero certificati e controllati e si sospetta che possano funzionare male, facendo pagare più del dovuto. Per capire meglio abbiamo ascoltato Codici, l’associazione di tutela dei diritti dei cittadini, che ha promosso una class action, ed Enel Distribuzione.

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Qualche giorno fa il vicino di casa mi ferma e mi dice «Ho trovato il modo per farmi rimborsare tutte le bollette Enel pagate negli ultimi 5 anni: il mio contatore è irregolare e posso fare causa. È scritto su Internet».

Andando a verificare, scopro in effetti decine di siti che riportano la notizia secondo cui parte dei contatori “intelligenti” installati da Enel (e, con modelli identici, da altre utilities, per un totale di 35 milioni di pezzi) dal 2001 in poi, non sarebbero certificati né controllati e c’è il sospetto che spesso funzionino male, facendo pagare cifre superiori a quelle dovute. A partire da questi sospetti l’associazione di tutela dei diritti dei cittadini Codici, ha dato il via a una raccolta di adesioni per una class action contro Enel.

Abbiamo ascoltato sia il responsabile affari regolatori di Codici, Luigi Gabriele, sia, per Enel Distribuzione, Enrico Bottone, dirigente operazioni commerciali e Sergio Severa, responsabile misura, scoprendo una strana vicenda, molto italiana nel suo confuso mix di regolamentazioni tecniche e leggi che si accavallano, latitanza dell’ ‘arbitro’ Stato e crescente diffidenza dal basso verso ogni tipo di potentato.

«Tutto comincia – dice Gabriele – quando abbiamo iniziato a ricevere segnalazioni su possibili disfunzioni dei contatori elettronici Enel e sulla difficoltà di farli controllare e, eventualmente, sostituire e ottenere rimborsi. Approfondendo, abbiamo scoperto che i contatori elettrici, a differenza di tutti gli altri strumenti di misura, come bilance o erogatori di liquidi, non vengono verificati e piombati prima dell’uso dall’ufficio metrico delle Camere di Commercio, né controllati periodicamente».

In altre parole, mentre anche l’ultima stadera per pesare le patate è controllata inizialmente e periodicamente dallo Stato, per essere sicuri che segni il giusto, nel caso dei contatori, che misurano una merce che costa in media oltre 500 € l’anno alle famiglie italiane, non c’è nessuna verifica di questo tipo. Dunque, ci si può solo fidare dell’onestà del venditore di elettricità.

«I contatori elettrici non sono stati inclusi, per ovvi motivi, nella legge del 1890 che regola i controlli sugli apparecchi di misura – continua Gabrielli – e, incredibilmente, abbiamo dovuto aspettare la direttiva europea del 2004, la Metrological Instruments Directive (MID), affinché ci si ricordasse che anche loro sono apparecchi di misura».

L’Italia ha recepito questo regolamento solo a fine 2007, ma non ha ancora predisposto controlli periodici sui contatori. In compenso da quella data i contatori Enel sono stati adeguati alle norme MID e li si distingue dall’etichetta che, accanto al simbolo CE della conformità europea, hanno anche la M di MID e la data di fabbricazione.

«Nei modelli preMID – dice il rappresentante di Codici – fabbricati in gran parte in Cina, il simbolo CE ha spesso una grafica errata (le lettere devono essere archi di cerchio, ndr), e, secondo noi, in quei casi CE indica ‘China Export’. Enel dice che, anche se non controllati allo Stato, i suoi contatori sono precisi e stabili, ma l’esperienza di molte persone li smentisce: ci sono sia casi di impossibilità o errori nella lettura telematica, che obbligano a inviare la lettura reale per avere conguagli, sia errori di misura. Ma i controlli ufficiali sui contatori li può fare solo l’Enel, visto che quelli fatti privatamente, oltre a doverseli pagare il cliente, non sono riconosciuti. Bisogna insomma ‘fidarsi dell’oste’, mancando del tutto un soggetto terzo, super partes, che controlli e dirima le controversie. Per queste ragioni abbiamo fatto esposti alle procure sulla liceità dell’uso di strumenti di misura non adeguati alle norme europee e sul fatto che chi li controlla in regime di monopolio, sia anche chi guadagna da quanto misurano e faccia pure da esattore per lo Stato delle tasse incassate con le bollette”. Codici invita così chiunque si ritenga danneggiato da letture errate, ad aderire alla class action che finora ha già raccolto 130 firme.

Come risponde Enel a queste contestazioni? «Non c’è nessuno strumento non a norma», dicono Bottone e Severa. «Quelli prima del recepimento italiano del MID, seguivano le norme vigenti fino a quel momento previste dal Comitato Elettrotecnico Italiano; quelli installati dopo il 18 maggio 2007, hanno sì la M e la data in etichetta, come previsto dal MID, ma sono sempre gli stessi apparecchi, perché rispettano specifiche tecniche che non sono cambiate con la nuova normativa europea. Per quanto riguarda la scritta CE, nei modelli pre2007 ci sono effettivamente errori nella scelta dei caratteri, ma CE vuol dire sempre Conformità Europea. La storia del China Export è una bufala», spiegano i due Enel.

Contestano anche che non sia affatto vero che i contatori sono ormai tutti cinesi e inaffidabili. «Circa il 30% dei contatori viene costruito in Italia – dicono Bottone e Severa – poco più del 30% in Europa e il resto in altri paesi. Anche in questi ultimi non è che li facciamo fare a un artigiano in un sottoscala. Il progetto italiano dei contatori è stato realizzato tenendo conto di tutte le specifiche tecniche richieste per questi strumenti di misura ed è stato validato prima dall’Istituto Italiano del Marchio di Qualità e, dopo il 2007, dalla Nederlands Meetinstituut, una società olandese indipendente di certificazione, che compie anche controlli indipendenti nelle fabbriche dei contatori per verificare che rispettino il progetto».

Ci spiegano poi che la fornitura viene assegnata tramite gare europee, con richieste ai partecipanti di standard di qualità molto alti e che prevedono controlli prima ancora della gara, per verificare l’affidabilità di chi ha fatto domanda. Una volta assegnate le commesse, poi, ci sono ulteriori verifiche periodiche nelle fabbriche e sui prodotti finali, da parte di incaricati Enel. «Il risultato – dicono i rappresentanti di Enel -è che i nostri contatori hanno un errore di misura dell’1%, la metà di quanto richiesto dalla stessa MID».

I contatori però possono funzionare male anche dopo l’installazione, e nessuno controlla se, nel tempo, la loro misura resti esatta o meno. «È vero. Finora la legge non prevedeva nessuna verifica periodica dei contatori elettrici in bassa tensione. Nel frattempo, però, come Enel, effettuiamo già circa 150mila controlli ogni anno sui contatori, soprattutto quelli in media tensione, per cui l’obbligo di controllo periodico già sussiste. I casi in cui si rilevano irregolarità sono pochissimi. Del resto i nostri contatori sono stati progettati proprio per dare letture sicure per almeno 20 anni».

E se nonostante tutte queste rassicurazioni, un cittadino ritenesse che il suo contatore non funziona bene, cosa può fare? Enel risponde: «Può sicuramente farlo controllare. Se chiama noi e si rilevano irregolarità, il controllo è gratuito e, se è il cliente ad essere stato danneggiato, riceverà una compensazione pari a quanto letto in più dal contatore negli ultimi 5 anni. Se però non si rilevano irregolarità, allora il cliente dovrà pagare il controllo (circa 50 €, ndr). In alternativa, a differenza di quanto è previsto in altri paesi europei, il cliente può far controllare il contatore da un proprio tecnico, anche se poi, per confermare la sua valutazione, servirà comunque un’ulteriore verifica dei nostri operatori».

Al di là delle posizioni delle due parti, la vicenda “contatori non controllati” è finita in Parlamento. Nel 2013 una interrogazione del M5S ha chiesto informazioni in merito, a cui ha risposto il Ministero dello Sviluppo Economico. La legislazione in materia è in effetti lacunosa, ha ammesso il rappresentante del MiSe nella risposta scritta, aggiungendo, che neanche la MID specifica chi e ogni quanto debba controllare i contatori elettrici, rimandando a norme nazionali in materia, e che comunque i controlli partiranno dal 2016 e , paradossalmente, riguarderanno solo i contatori più recenti a norma MID (e quindi meno bisognosi di verifica). Il MiSe avrebbe dovuto elaborare un decreto ad hoc, ma a 16 mesi da questa risposta, il decreto non si è ancora visto .

C’è un’ultima questione da considerare: controllare periodicamente a tappeto 35 milioni di contatori, a 50 euro a controllo, vorrebbe dire una spesa di 1,75 miliardi di euro. Se il controllo fosse quadriennale, come per i contatori in media tensione, questo implicherebbe un esborso intorno ai 400 milioni all’anno. Non sappiamo come, per quanti e quando ci saranno questi controlli, ma possiamo essere certi che a pagarne il conto, attraverso bollette o tasse, saranno i consumatori finali.

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