FMI: con il greggio ai minimi occasione d’oro per introdurre la carbon-tax

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La segretaria generale del Fondo Monetario Internazionale, Cristine Lagarde, esorta a introdurre una tassa sulla CO2. Permetterebbe di creare un cuscinetto fiscale, facendo sì che il crollo del prezzo del petrolio si traduca in benefici sul lungo termine. In Italia la carbon-tax è prevista dalla legge di delega fiscale, ma rischia di non concretizzarsi.

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Con il prezzo del barile ai minimi il momento è questo: bisogna agire ora per tagliare i sussidi alle fonti fossili e introdurre una carbon tax. Misure che permetterebbero di creare un cuscinetto fiscale con il quale finanziare infrastrutture o promuovere la crescita detassando il lavoro. Mosse che farebbero sì che la boccata d’aria che molti Paesi stanno avendo dal crollo del prezzo del petrolio si traduca in benefici sul lungo termine. È questa l’esortazione che arriva dal Fondo monetario internazionale, per bocca della sua direttrice Christine Lagarde.

Nel suo discorso sull’economia mondiale, tenuto giovedì al Council on Foreign Relations di Washington (allegato in basso), come c’era da aspettarsi la questione del crollo del barile torna in vari passaggi. “Nell’area Euro il petrolio a basso prezzo dovrebbe essere una cosa positiva, vero? Molti di quei paesi sono importatori. Ma potrebbe anche contribuire a un ulteriore ribasso delle aspettative sull’inflazione, che aumenta il rischio di deflazione”, ha spiegato Lagarde. Come sappiamo proprio i bassi prezzi dei prodotti energetici sono tra le cause principali che hanno portato ad avere in Italia nel 2014 l’inflazione più bassa dal 1959 (+0,2%) e in Europa per la prima volta a dicembre un dato negativo, -0,2%.

Il calo dei prezzi del petrolio, secondo la direttrice del FMI potrebbe essere usato in maniera più saggia. “Sarebbe un’opportunità d’oro per quei Paesi che hanno incentivato l’uso dei combustibili fossili per ridurre quei sussidi”. Nei Paesi sviluppati in cui i sussidi al consumo di fossili sono in genere più bassi invece, spiega, del barile ai minimi si potrebbe approfittare per introdurre una tassa sul contenuto di CO2 dei combustibili.

“Potrebbe essere il momneto di considerare seriamente l’introduzione di quella che spesso si chiama gas tax o carbon tax”. Perché farlo? “Per creare buffer fiscali. Per finanziare i progetti infrastrutturali, la manutenzione delle strade o per ridurre altre tasse, come quelle sul lavoro in quei paesi con alti tassi di disoccupazione. Può essere una misura pienamente neutrale dal punto di vista fiscale, ma deve essere ben pensata, su solide basi. E servirà coraggio politico”.

Negli Stati Uniti l’esortazione della direttrice del FMI è stata immediatamente tradotta in una proposta di legge bipartisan dal senatore repubblicano Bob Corker e dal collega democratico Chris Murphy (allegato in basso). Alzando di 6 centesimi all’anno (per gallone), per i prossimi due anni, le accise sulla benzina, si potrebbero trovare i fondi per coprire il buco dell’Highway Trust Fund, che si occupa della manutenzione delle autostrade americane e nel contempo si potrebbero mettere in campo sgravi fiscali per 190 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni.

Recentemente a favore di una carbon tax, oltre a quella del FMI, si sono sentite altre voci lontane dell’ambientalismo come quella della International Energy Agency e quella di Henry Paulson, il Segretario al Tesoro Usa sotto la presidenza di George W. Bush.

In Italia una carbon tax limitata ai carburanti per il trasporto di 30 euro a tonnellata di CO2, a fronte di un rincaro della benzina di 0,7 eurocent al litro, pari allo 0,5%, produrrebbe entrate per 2,5-3 miliardi all’anno, stima Gianni Silvestrini, presidente del Coordinamento FREE il quale in un recente convegno sull’efficienza energetica ha rilanciato la proposta.

In Italia la carbon tax è già prevista dall’articolo 15 della legge di delega fiscale (l.11 marzo 2014, n. 23). Il Governo, vi si legge, è delegato ad introdurre nuove forme di fiscalità “finalizzate a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull’energia elettrica, anche in funzione del contenuto di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo”.  Il gettito, secondo la delega, dovrà essere destinato “prioritariamente alla riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla green economy, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili, nonché alla revisione del finanziamento dei sussidi alla produzione di energia da fonti rinnovabili”.

Peccato che la delega in questione rischi di rimanere inattuata e dunque la tassa sulla CO2 possa non concretizzarsi: l’articolo citato infatti rimanda alla proposta di modifica della direttiva europea in materia di tassazione dei prodotti energetici (2003/96/CE). Proposta che però è stata ritirata a fine dicembre.

Il discorso di Lagarde (pdf)

La proposta bipartisan dei senatori Usa (pdf)

La legge italiana di delega fiscale
 

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