Fondo nazionale per l’efficienza energetica, “può contribuire al 30% degli obiettivi SEN”

E' la stima nel 'Energy Efficiency Report' dell'Energy Strategy Group del Polimi che sarà presentato l'11 dicembre a Milano. Per finanziare l'efficienza energetica, superando le barriere esistenti, c'era l'esigenza di un fondo di garanzia, mostra la ricerca condotta su 180 ESCo e 35 istituti di credito.

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Nonostante l’ampio ventaglio di strumenti disponibili – dal Fondo Europeo per l’Efficienza Energetica, ai vari fondi regionali, passando per programmi come ELENA e JESSICA – tra il 2007 e il 2013 sono stati realizzati interventi di efficienza energetica attraverso l’utilizzo di finanziamenti pubblici per meno di 50 milioni di euro, con l’utilizzo di leasing per circa 74 milioni di euro, contro i circa 585 milioni di euro provenienti dai prestiti bancari “tradizionali”. Si spera che si possa fare meglio con la creazione di fondi di garanzia e in particolare con il nuovo Fondo nazionale per l’efficienza energetica: a seconda della dotazione potrà contribuire a far raggiungere il 30-40% degli obiettivi stabiliti nella Strategia Energetica Nazionale (SEN).

Sono questi alcuni dei dati e delle stime che vengono dal nuovo Energy Efficiency Report, il rapporto sull’efficienza energetica dell’Energy Strategy Group  del Politecnico di Milano, che sarà presentato il prossimo 11 dicembre a Milano, ma che QualEnergia.it ha potuto sfogliare in anteprima. Un lavoro molto interessante che quest’anno affronta alcuni dei temi più “caldi” per gli operatori del settore: gli approcci alla gestione del rischio nei progetti di efficienza energetica, le soluzioni per raccogliere e analizzare dati sui consumi, le caratteristiche delle differenti configurazioni di filiera e, appunto, il problema cruciale delle modalità di finanziamento.

Il modo in cui pubblico e privato finanziano l’efficienza energetica, emerge dallo studio, deve cambiare se si vuole essere più efficaci nel liberare il potenziale di questo giacimento di energia nascosto. Nonostante la disponibilità di diversi strumenti pubblici diverse barriere ostacolano l’ottenimento di finanziamenti alternativi al prestito bancario.

L’utilizzo di strumenti pubblici – si spiega – è frenato dalla complessità degli iter burocratici che possono portare a tempistiche per l’ottenimento dei finanziamenti anche superiori all’anno e dall’ammontare minimo richiedibile, in media nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro, che penalizza gli interventi di piccole-medie dimensioni.

Anche il leasing, nonostante sia una forma di finanziamento consolidata da anni, si rivela spesso poco adatto. A frenarne la diffusione le modalità di concessione di tale contratto, condizionate alle peculiarità delle tecnologie per l’efficienza energetica che deve essere “amovibile” e “fungibile”.

Per gli altri strumenti di finanziamento che non utilizzano fondi pubblici le principali barriere all’utilizzo si riferiscono soprattutto alle difficoltà organizzative e gestionali che caratterizzano meccanismi di recente formazione: ad esempio l’ottenimento di bond di progetto necessita di sforzi da parte del richiedente nelle attività di negoziazione e posizionamento sul mercato.

Nonostante le premesse non siano le migliori, l’indagine empirica condotta con il coinvolgimento, da un lato, di 80 Energy Service Company (ESCo), i soggetti principali del settore dell’efficienza energetica in Italia, e, dall’altro lato, di 35 istituti di finanziamento, mette in luce una significativa volontà di invertire questa tendenza nel futuro, anche attraverso l’auspicato sviluppo di un fondo di garanzia.

In merito a questa possibile evoluzione, anche il Legislatore appare allineato con gli operatori del settore. Ne è dimostrazione il Decreto Legge 102/2014, che recepisce in Italia la Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica e che ha istituito presso il Ministro dello Sviluppo Economico il cosiddetto Fondo nazionale per l’efficienza energetica, fondo di natura rotativa che mira a sostenere gli investimenti per l’efficienza energetica attraverso concessione di garanzie ed erogazione di finanziamenti (direttamente o attraverso banche e intermediari finanziari).

I criteri, le condizioni e le modalità di funzionamento, di gestione e di intervento del Fondo saranno stabilite mediante uno o più decreti attuativi e la dotazione del Fondo per gli anni 2014 e 2015 è rispettivamente di 5 e 25 milioni di euro, che può essere ulteriormente integrata per un massimo di 30 milioni  annui per il periodo 2014-2020.

Il report prova appunto a capire i risultati che il Fondo potrà ottenere e stima l’ammontare “ideale”. Per farlo si prendono in considerazione gli obiettivi di risparmio energetico fissati dalla SEN nei differenti ambiti (residenziale, terziario e industria) e i risultati ad oggi raggiunti, le soluzioni tecnologiche per l’efficienza energetica attualmente disponibili e la loro convenienza economica; infine, l’ “effetto leva” (cioè il rapporto volume garanzie su fondi propri) di altri fondi di garanzia istituti in passato (in particolare si è considerato l’effetto leva di 18 stimato per il Fondo di garanzia per le PMI del MiSE).

Il raggiungimento del 30% degli obiettivi prefissati dalla SEN nel residenziale, nel terziario e nell’industria – è il risultato dei calcoli – necessiterebbe un ammontare annuo del «Fondo nazionale per l’efficienza energetica» pari a 51 milioni di euro costante fra il 2015 e il 2020. Quantitativo che salirebbe a 136 e 219 milioni di euro se si volesse raggiungere rispettivamente il 40% e il 50% dell’obiettivo.

La dotazione «base» del Fondo, pari a 25 milioni di euro annui, nell’ipotesi che essa perduri tra il 2015 ed il 2020, comporterebbe il raggiungimento del 30,4% dell’obiettivo prefissato, se assegnata al solo ambito residenziale e una percentuale simile (31,2% dell’obiettivo prefissato), se assegnata al solo ambito industriale. Nel caso al fondo fosse assegnata la dotazione più ottimistica possibile nello scenario attuale – 60 milioni di euro – i fondi sarebbero sufficienti a raggiungere il 36,4% dell’obiettivo prefissato nel solo ambito residenziale o il 44,9% dell’obiettivo prefissato al solo ambito industriale.

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