Il fotovoltaico esistente ha bisogno di manutenzione: “un impianto su quattro ha problemi”

In Italia sono operativi impianti fotovoltaici per una potenza per quasi 19 GW. Per buona parte quelli di taglia medio-grande, a volte costruiti in fretta, stanno rivelando vari problemi. C'è moltissimo lavoro per chi fa O&M, anche perché con i tagli dello spalma incentivi ottimizzare la produzione diventa una questione di sopravvivenza. Ne parliamo con alcuni operatori.

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Con quasi 19 GW di impianti, in gran parte grandi parchi costruiti in fretta per approfittare degli incentivi prima dei tagli e che spesso ora stanno rivelando vari problemi, in Italia c’è moltissimo da fare per chi fa operation and maintenance nel fotovoltaico, cioè offre quei servizi di monitoraggio e manutenzione necessari a mantenere o migliorare la produttività degli impianti esistenti. Tanto più che con il duro colpo che lo spalma-incentivi darà ai bilanci di molti progetti sarà essenziale per la sopravvivenza economica che l’impianto dia il massimo.

“Ormai possiamo dire che ci siamo occupati di circa 1 GW di impianti e ci siamo accorti che circa uno su quattro ha dei problemi”, ci spiega Mauro Moroni, CEO della società di consulenza Moroni & Partners, tra i relatori del workshop che QualEnergia.it ha organizzato a Roma per venerdì prossimo, il 28, su fotovoltaico esistente, O&M, monitoraggio e mercato secondario.

Gli inconvenienti più frequenti? “Quelli dovuti a scarsa qualità dei materiali, cattiva installazione, problemi alle cabine inverter, ecc. Difetti – spiega Moroni – che possono compromettere di molto la produttività. Ad esempio il PID (Potential Induced Degradation, ndr), una problematica dei moduli di cui ci si è accorti solo negli ultimi 2-3 anni, può portare a perdite anche del 60-70% nel modulo e a livello di impianto può far scendere la produzione del 20-30%”.

Insomma c’è molto da fare. In Italia – mostra l’ultimo Solar Energy Report del Politecnico di Milano, i cui autori interverranno al workshop di venerdì prossimo – a fine 2013 erano presenti 93 operatori che offrivano servizi «post-vendita» per impianti fotovoltaici, dei quali il 30% sono società specializzate in O&M. Il mercato che si dividono è solo il 2% degli impianti italiani, ma ben il 62% se si ragiona in termini di potenza: un giro d’affari di 368 milioni nel 2013, anno in cui si sono rinegoziati contratti per 1,5 GW, su un potenziale di 4,3 GW.

Il vero boom è atteso nel 2016, quando giungeranno a scadenza gli impianti con contratti a 5 anni entrati in esercizio con il II e III conto energia. Ma il mercato dell’O&M, peraltro molto competitivo e per nulla facile, vedrà una spinta anche ‘grazie’ allo spalma incentivi.

“A seguito dei tagli, molti non riescono pagare la rata del finanziamento e diventa allora essenziale ottimizzare la produttività”, spiega Moroni. Sempre più alta dunque l’attenzione affinché che gli impianti producano il massimo, a partire dal monitoraggio. “Un sistema di monitoraggio dà un insieme di informazioni che, se opportunamente analizzate, possono consentire di migliorare le performance e la produttività e quindi di sopravvivere allo spalma incentivi”, ci spiega un altro dei relatori del workshop di venerdì prossimo, Francesco Dipasquale di Polimatica.

Lo spalma-incentivi, scopriamo, sta poi attirando nuovi soggetti pronti a investire per spremere il più possibile gli impianti esistenti. “Il taglio ha attirato fondi speculativi disposti ad accettare rischi maggiori. Al momento ci sono capitali per circa 1 miliardo che stanno cercando ‘special occasion’ sul mercato del FV esistente italiano: impianti da acquistare a costi ribassati per poi ‘rimettere a posto’ con operazioni di revamping affidate a terzi”, ci spiega Giovanni Simoni. a.d. di Kenergia.

Ma allora, il taglio retroattivo che ha colpito duramente il settore avrà un impatto positivo per chi fa O&M? “Non proprio: i prezzi sono molto bassi, c’è molta competitività, a contendere il mercato sono arrivati anche grandi operatori stranieri”, risponde Simoni. “I prezzi sono scesi del 20-25% rispetto all’anno scorso – aggiunge Moroni – e si dice che qualche grande operatore stia facendo dumping per eliminare dal mercato i più piccoli e meno attrezzati”. Già nel corso del 2013, leggiamo dal Solar Energy Report, i prezzi dei servizi O&M erano calati del 12% su base annua e del 48% sul 2010 per gli impianti da diversi MW e del 31% su base annua e del 52% dal 2010 per quelli sotto al MW.

Ma oltre che sui prezzi, su cosa si gioca la competizione tra operatori O&M? “Sui tempi di intervento e le altre forme di garanzia, sui costi delle spare parts e altro ancora”, spiega Simoni.

E, guardando la questione dalla prospettiva del proprietario dell’impianto, come si sceglie l’operatore O&M migliore? “A parità di servizi e garanzie – consiglia Moroni – bisogna informarsi se chi offre i servizi dispone di personale qualificato in loco, abilitato per interventi su inverter, di primo e anche di secondo livello. Oltre a questo è importante che abbia disponibilità immediata di pezzi di ricambio, avendo magari accesso a magazzini anche consorziati con altre aziende. Infine va considerata anche la solidità e l’esperienza: diverse società che offrivano prezzi e garanzie che non riuscivano a sostenere sono saltate”.

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