Dopo lo spalma-incentivi, cala l’attrattività dell’Italia negli investimenti sulle rinnovabili

Nell'ultima edizione del Renewable Energy Country Attractiveness Indices, il report di Ernst & Young sull'attrattività dei vari paesi per gli investimenti in energia rinnovabile, l'Italia perde tre posizioni. “Colpa dei tagli retroattivi al fotovoltaico che rischiano di essere controproducenti e scoraggiano gli investimenti anche in altri settori”.

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“L’Italia entra nella hall of shame dei paesi che hanno applicato misure retroattive ai meccanismi di supporto per le rinnovabili”. Inizia con questo gioco di parole tra “fame”, ossia “gloria”, e “shame”, ossia “vergogna”, il capitolo dedicato all’Italia dell’ultima edizione del “Renewable Energy Country Attractiveness Indices“, il report che Ernst & Young pubblica ogni trimestre nel quale si valuta quanto i vari mercati siano attraenti per gli investimenti in energia pulita (vedi allegato in basso).

Il nostro Paese, spiega il report, accelera la sua discesa: dal quinto posto che l’Italia occupava due anni fa nella classifica dei paesi più interessanti per investire nelle rinnovabili, siamo scivolati al quindicesimo, perdendo tre posizioni rispetto all’edizione precedente che ci dava dodicesimi (vedi grafico in basso, qui la tabella con la classifica completa).

I 52,5 punti del Belpaese derivano da un calo generalizzato dell’attrattività di tutte le tecnologie, ad eccezione della geotermia in cui l’Italia mantiene il 6° posto mondiale. Ma il motivo principale della caduta è il famigerato ‘Spalma Incentivi’ che colpisce gli impianti fotovoltaici sopra ai 200 kWp introdotto con il decreto competitività convertito in legge a inizio agosto.

Oltre a spiegare gli impatti della misura retroattiva per il settore (che immaginiamo siano ben noti ai lettori di QualEnergia.it), gli autori del report osservano che secondo alcune analisi “il risparmio relativamente piccolo (che il Governo stima di ottenere, ndr) dalla misura sarà annullato dai costi dei risarcimenti da pagare a seguito delle azioni legali e dai progetti abbandonati.”

Inoltre il provvedimento, “segnando un precedente di cambiamento normativo retroattivo costituirà per il Paese uno stigma che potrebbe vanificare lo sforzo del Governo di attrarre capitali stranieri che diano una spinta alla ripresa della fragile economia del paese”, osserva Ernst & Young, che non dimentica anche le conseguenze che i fallimenti di molti progetti FV causati dallo Spalma Incentivi avranno sul sistema bancario.

Passando al panorama internazionale, ai vertici della classifica torna la Cina, che con 75,1 punti supera gli Stati Uniti. Tra i fattori che fanno guadagnare punti al gigante asiatico c’è la nuova volontà di Pechino di aprirsi agli investitori internazionali e gli ambiziosi target al 2017 per le rinnovabili. Il governo cinese è da tempo sempre più deciso a frenare sul carbone, che sta causando gravissimi danni ambientali e sanitari al paese: il nuovo report coordinato da Stern, di cui abbiamo parlato, stima in oltre l’11% del Pil il danno economico causato dall’inquinamento atmosferico in Cina.

La National Development and Reform Commission cinese ha recentemente illustrato 80 progetti di infrastrutture aperti a investitori esteri, dei quali metà sono nel settore energetico e ben 35 riguardano le rinnovabili. Oltre alla spinta sull’eolico offshore, E&Y ricorda il target cinese di 8 GW di potenza per il solo fotovoltaico su tetto e, in prospettiva, i piani per un progetto da 40 miliardi di dollari che dovrà portare ad avere 15 GW di potenza dalle maree.

Altra grande potenza asiatica in ascesa è l’India, che sale al sesto posto della classifica grazie alla visione strategica del suo nuovo governo sulle rinnovabili, misurata in miliardi di dollari di investimenti e gigawatt di potenza, oltre al programma per potenziare la rete elettrica.

Gli Stati Uniti, come detto, scendono al secondo posto, penalizzati soprattutto dall’incertezza dovuta all’ostruzionismo dei Repubblicani che blocca diverse misure pro-rinnovabili: dal rinnovo del Production Tax Credit, fino al Fondo di garanzia per il progetto di eolico off-shore di Cape Wind.

Terzi e quarti sono rispettivamente Germania e Giappone. Entrambi però sono sotto stretta osservazione: la potenza europea per gli effetti della riforma della legge sulle rinnovabili, l’EEG, e il Giappone perché la transizione verso le rinnovabili sta rallentando e nella strategia energetica del governo di Tokyo torna a fare capolino il nucleare, mentre il carbone potrebbe avere un ruolo rilevante.

Tra i paesi promettenti si segnala poi il Brasile, che sale al nono posto e il Cile, che come mostra un recente report Eclareon, è il primo mercato al mondo in cui i grandi parchi fotovoltaici a terra competono con successo senza incentivi con le centrali a fonti fossili. Altre nazioni in ascesa per quel che riguarda gli investimenti in energia pulita sono Sud Africa, Kenya, Olanda e Israele.

La 42esima edizione del “Renewable Energy Country Attractiveness Indices” di Ernst & Young (pdf)

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