Rete elettrica come bene comune. Le municipalità tedesche la rivogliono

Oltre 170 Comuni tedeschi sono ritornati in possesso delle reti per l'energia, che nei primi anni '90 erano state vendute a società private e a multinazionali. Recente è il caso di Amburgo dove un referendum ha rivoluto la rete in mano comunale. Far tornare di proprietà pubblica l'infrastruttura rete quali vantaggi potrebbe portare alla comunità e alla transizione energetica?

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La rete elettrica è un bene comune? Una rete in mano di privati non rallenta il processo di diffusione delle fonti rinnovabili? Il dibattito sulla bontà della liberalizzazione è ormai aperto. Intanto assistiamo a diversi casi di ‘riacquisto’ delle reti e delle utility da parte dei comuni tedeschi. Sono circa 170 le amministrazioni locali in Germania che hanno riacquisito le reti da società private. Una legge federale stabilisce, infatti, che i comuni possano ricevere, alla scadenza dei termini contrattuali per gli attuali proprietari/gestori, in genere di 20 anni, nuove offerte per l’acquisto delle reti da parte di altre società, ma anche dalle stesse comunità locali che desiderino gestirle.

È di settembre un referendum ad Amburgo che ha visto la cittadinanza votare al 51% per riportare alla proprietà comunale le reti di gas, elettricità e teleriscaldamento, al momento gestite da Vattenfall ed E.On. A Berlino un simile referenduma novembre, poco pubblicizzato nella capitale, non ha invece superato il quorum del 25%, ma dei 700mila cittadini che si sono espressi, quasi 600mila hanno votato per la proprietà comunale della rete. Città importanti come Francoforte e Monaco hanno deciso di non privatizzare la rete, perché, hanno spiegato, oggi vale la pena che la fornitura di energia sia in mano pubblica.

Nel caso di Amburgo, sotto la spinta di cittadini coordinati da un gruppo costituito da pezzi della società civile, “Our Hamburg – Our Grid”, si voleva che l’offerta di energia diventasse un vero e proprio servizio pubblico di base. Altra motivazione di fondo: i due grandi operatori non agivano nell’interesse della cittadinanza e ritardavano il passaggio alle fonti rinnovabili in Germania.

Una rivoluzione che ribalta la politica neoliberale dei primi anni ’90? Allora, molti comuni tedeschi decisero di vendere le loro società energetiche, e non solo, a grandi gruppi privati, anche per problemi di bilancio. Ad Amburgo, che come abbiamo visto non è un caso isolato, si porterà adesso la quota comunale di partecipazione sulle reti dal 25,1 al 100%, nonostante la contrarietà del sindaco appartenente al Spd (neanche i Verdi nazionali hanno mai spinto con convinzione in Germania per l’acquisto delle reti da parte dello Stato). Vista la probabile opposizione alla vendita da parte di Vattenfall ed E.On, il comune alla fine realizzerà una propria utility che gestirà la rete.

Tra le diverse critiche alla privatizzazione c’è anche il prezzo dell’energia che i consumatori tedeschi si sono ritrovati a pagare: ad esempio, dal 1998 l’elettricità è aumentata del 68%. Secondo i dati dello Europe’s Energy Portal, i cittadini tedeschi pagano per l’elettricità più di ogni altro paese dell’UE, con l’eccezione di Cipro e Danimarca. Inoltre i sostenitori del controllo pubblico e locale dell’energia ritengono che parte dei profitti e dei benefici se ne vadano in gran parte all’estero o comunque fuori dalla propria regione, non valorizzando gli investimenti delle comunità locali soprattutto nel campo delle rinnovabili,. In effetti diversi operatori delle reti sono in genere multinazionali (Vattenfall ad esempio è svedese). Oggi in Germania oltre il 50% degli investimenti totali nelle rinnovabili viene da cittadini e piccole imprese e cooperative.

Torniamo alla domanda iniziale che possiamo riformulare così: l’infrastruttura rete è un monopolio naturale? Per molti osservatori è così perché viene utilizzata da tutti e perché non è possibile avere reti concorrenti per ovvi motivi di spazio e funzionalità. La sua caratteristica è che deve essere gestita in modo neutrale nei confronti di tutti gli utenti e, forse, ancora di più per le reti comunali a bassa e media tensione che ospitano l’allacciamento a migliaia di impianti di produzione distribuiti, soprattutto a fonti rinnovabili. La soluzione è dunque il riacquisto da parte del pubblico, cioè dei cittadini. E, una rete energetica (gas o elettricità) di proprietà pubblica, si dice, dovrebbe essere gestita solo con l’obiettivo della sola copertura dei costi, senza nessun profitto. Un modello di questo tipo dovrebbe ovviamente essere governato con equità e democrazia.

L’argomento è comunque complesso. Ma la mente va al nostro paese. Saremmo in grado di tornare alle imprese di servizi pubblici energetici senza che il nostro sistema dei partiti ne faccia un sol boccone a spese dei cittadini, anziché favorire quei benefici socio-economici locali che diverse municipalità tedesche pensano invece di ottenere?

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