L’Enel sporca che non piace agli azionisti critici

Mentre il mondo va verso le rinnovabili la nostra partecipata pubblica, Enel, vede le fonti pulite come una minaccia e punta ancora sul carbone. Una scelta miope che porta danni a salute, clima, ambiente e probabilmente anche perdite economiche, denunciano gli azionisti critici dell'azienda che sono intervenuti all'Assemblea.

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Mentre il mondo guarda avanti, a un sistema energetico più pulito e democratico, Enel, il “nostro” (31,24% delle azioni del ministero del Tesoro) gigante dell’energia, sembra essere rimasto “fossilizzato” sul passato dato che punta ancora sul carbone con danni a salute, clima, ambiente e probabilmente anche perdite economiche per gli azionisti. E’ questa la sintesi dell’obiezione che gli azionisti critici dell’azienda hanno portato all’assemblea martedì scorso.

Nel 2012 il 31% dei 295,8 TWh di energia elettrica prodotti da Enel è venuto dal carbone, un dato in crescita del 6,6% rispetto all’anno precedente. Le rinnovabili (idroelettrico escluso) pesano appena per il 3,14% del totale, quasi tutto dall’eolico, mentre il fotovoltaico si ferma allo 0,07%.

Nel 2011 le nuove rinnovabili contribuivano per il 2,18% del totale. Rispetto al 2011 c’è stato quindi un incremento dello 0,96%. Per Greenpeace, Re:Common e comitati contro il carbone, rappresentati in assemblea da Banca Etica è “un incremento troppo contenuto rispetto a fonti di energia che, secondo uno studio di Bloomberg New Energy Finance pubblicato la scorsa settimana (vedi qui, ndr), costituiranno il 70% della nuova potenza installata da qui al 2030. A favore delle fonti pulite giocherebbero molti fattori: costi delle tecnologie e dell’integrazione nella rete in forte calo, produzione di CO2 vicina allo zero e sviluppo di un sistema di produzione di energia elettrica sempre più decentrato e diffuso, basato sull’autoproduzione da parte di famiglie e singoli individui grazie ai pannelli solari, al mini-eolico, al mini-idroelettrico. In uno scenario del genere, i giganti dell’energia come Enel, che continuano a puntare su fonti di energia fossile e su una produzione fortemente centralizzata sono destinati a trasformarsi in dinosauri nel giro di pochi anni, con un impatto pesantemente negativo sui profitti e sui dividendi per gli azionisti, come recentemente evidenziato (8 marzo 2013) da un’analisi di Reuters“.

Enel, è la denuncia, non solo sta perdendo un treno, ma sta addirittura tentando di farlo deragliare. E’ di un anno fa l’allarme lanciato pubblicamente dal presidente Andrea Colombo, il quale, intervenendo contro gli incentivi alle rinnovabili, avvertiva che proprio le fonti rinnovabili assieme alla stagnazione della domanda stanno rendendo difficile la copertura dei costi di produzione degli impianti convenzionali. “Questa a nostro parere – sottolineano gli azionisti critici –  è un indice di grave miopia nella gestione di Enel che, arroccata nella difesa delle fonti fossili e di un sistema di produzione centralizzato, rischia di perdere progressivamente la sua capacità di generare profitti e dividendi per gli azionisti.“

Un discorso a parte poi va fatto sul carbone, una fonte di energia obsoleta e altamente inquinante, il cui peso sul mix di produzione di energia di Enel è cresciuto del 6,6% dal 2011 al 2012. Una crescita quasi interamente concentrata sull’Italia, dove il carbone è passato dal 34,1% del totale nel 2010 al 48,4% nel 2012 (+14,3%).  Nelle domande ad Enel da parte degli azionisti critici (allegato in basso), oltre che di possibili investimenti controversi (come quelli nel nucleare nei paesi baltici o in grandi pogetti idroelettrici in Sudamerica) si chiede di tutte le problematiche correlate agli investimenti in nuovi impianti a carbone, dagli elevati costi esterni in termini di emissioni, mortalità e morbilità calcolati secondo il modello elaborato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) al minore costo per l’ambiente e la salute di investimenti alternativi in energie rinnovabili e, al limite, in impianti a gas naturale. 

Eccone alcune: “Quali sono i costi operativi dell’impianto di La Spezia? Non sarebbe più conveniente chiudere l’unità a carbone e utilizzare in modo più efficiente le due unità a gas naturale già esistenti?”; “perché lo studio di impatto ambientale sull’impianto a carbone di Porto Tolle non presenta anche analisi di costi e benefici basate su altre opzioni?”; “in base a quali dati la società considera come non rilevante l’aumento di traffico marittimo – e i relativi impatti ambientali e sul paesaggio – dovuto alle chiatte che porteranno il carbone a Rossano, in Calabria?”. E poi Civitavecchia: “La nostra è la prima città nel Lazio e la terza in Italia per casi di tumori alle vie respiratorie” ha spiegato Simona Ricotti dei No Coke Alto Lazio, delegata a parlare all’assemblea dell’Enel in rappresentanza delle altre realtà italiane.

Come ha risposto Enel? Aspettando la pubblicazione del verbale dell’assemblea e un commento che QualEnergia.it ha chiesto all’azienda e pubblicherà appena ricevuto, ci limitiamo a quanto diffuso dalle agenzie:  “A Brindisi e Civitavecchia – è la dichiarazione di Fulvio Conti riportata da TM News – le indagini ci sono, non lo nego. Ma vi invito ad aspettare l’esito perché tecnicamente ad oggi possiamo dire che non è così”. “In Cile – ha poi aggiunto rispondendo a un azionista cileno che ha accusato l’azienda di violare i diritti delle popolazioni indigene – non violiamo i diritti umani”. (Aggiornamento: in allegato in basso le risposte di Enel alle domande degli azionisti critici che l’azienda ci ha successivamente inviato, vi abbiamo dedicato un articolo a parte).

Risposte che non sembrano aver soddisfatto gli azionisti critici. “Sono state come sempre elusive – spiega a QualEnergia.it, Mauro Meggiolaro di Banca Etica – non si ammettono gli impatti del carbone e non si riconoscono gli studi della EEA e di Greenpeace (sui danni sanitari del carbone, ndr), Conti si richiama sempre al “rispetto delle leggi”, cosa che a noi non basta. Su Civitavecchia e Brindisi ha ammesso l’esistenza di indagini, ma ha chiesto di aspettare “eventuali condanne”. In ogni caso incontreremo Enel dopo la pubblicazione del verbale per fare ulteriori domande e chiedere maggiori informazioni sulle domande a cui non è stata data risposta.”

Le domande ad Enel degli azionisti critici (pdf).

Le risposte di Enel (pdf).

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