Un nuovo incentivo per il risparmio energetico nei condomini italiani

Con un contributo dal 31 al 36% sull'investimento si garantirebbe alle ESCO un rientro in 8-11 anni, abbinando anche la gestione degli impianti. Per gli inquilini nessuna spesa, ma risparmi fino al 50% dopo un certo numero di anni. Si potrebbe arrivare a risparmiare 1 Mtep/anno e creare 120mila nuovi posti di lavoro per il periodo 2014-2020. La proposta di Legambiente.

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Un nuovo incentivo per l’efficienza energetica che riesca ad attingere all’immenso giacimento di risparmio non sfruttato dei condomini. Attori principali: le ESCO, a cui si garantirebbe un rientro dell’investimento in 8-11 anni, con un contributo che andrebbe dal 31 al 36% della somma spesa. Strumento di lavoro: i certificati bianchi, opportunamente modificati e affiancati da un fondo per agevolare l’accesso al credito. Gli inquilini potrebbero scegliere se partecipare all’investimento oppure non sborsare un euro, godendo semplicemente del comfort abitativo migliorato e iniziando a risparmiare solo dopo che la ESCO si è ripagata l’investimento.

È questa, in estrema sintesi, l’idea di Legambiente, presentata questa mattina al convegno organizzato da Kyoto Club e AzzeroCO2 sull’efficienza energetica in edilizia. Una misura che, stando agli studi dell’associazione, potrebbe dare risultati notevoli: permetterebbe l’intervento su 200mila alloggi all’anno, ossia 14mila condomini circa, facendo risparmiare 1 Mtep di energia, e contribuendo, assieme agli altri incentivi che dovrebbero convivere, come le detrazioni fiscali e il conto termico, a ridurre del 10% il fabbisogno energetico del patrimonio edilizio italiano. Ma non solo: consentendo di agire sui condomini la misura proposta “metterebbe in moto investimenti per 3 miliardi di euro, creando almeno 120 mila nuovi posti di lavoro per il periodo 2014-2020”.

In Italia – spiega la relazione con cui l’associazione ha presentato la misura (vedi allegati in basso) – circa 24 milioni di persone vivono in circa 1 milione di edifici condominiali. In queste abitazioni molto spesso i consumi energetici sono più elevati della già elevata media italiana, soprattutto se si tratta di immobili costruiti dopo gli anni ‘50. Purtroppo, per chi ci vive sono pochissime le opportunità di ridurre la spesa per la bolletta energetica, visto che gli strumenti in vigore – detrazioni fiscali del 55%, certificati bianchi e conto termico, risultano inefficaci e spesso impossibili da applicare in questo contesto.

Le detrazioni, il cui futuro dopo il primo luglio è ignoto, infatti, presuppongono che ci sia un reddito privato da cui detrarre l’incentivo, il sistema dei titoli di efficienza energetica (TEE o certificati bianchi) è inaccessibile per piccoli interventi (la soglia minima di risparmio è 20 Tep) e prevede contributi troppo bassi per interventi di riqualificazione in edilizia come quelli sull’involucro; il conto termico, per quel che riguarda gli interventi di efficientamento veri e propri, è invece riservato al settore pubblico. “Occorre dunque introdurre un nuovo sistema di incentivi che si applichi allo specifico della forma di proprietà e gestione immobiliare del condominio, se si vuole offrire una possibilità reale di riduzione della spesa energetica alle famiglie e, al contempo, aggredire la parte più consistente dei consumi energetici che provengono dall’edilizia”, spiega Legambiente.

Ma come deve essere questo incentivo? Tenendo conto anche delle circostanze economiche critiche in cui versano famiglie e imprese edili, si sottolinea, deve garantire che ai vantaggi economici e fiscali corrisponda un risparmio energetico reale, certificato, per far risparmiare famiglie; deve promuovere gli interventi edilizi per migliorare l’isolamento termico, aiutando il settore a uscire dalla crisi e, infine, deve valorizzare il ruolo delle ESCO, per riuscire a tenere assieme la realizzazione degli interventi, la certificazione dei risultati e la successiva gestione degli impianti. In questo modo diventa possibile, tra l’altro, ipotizzare forme di finanziamento legate ai guadagni di gestione degli impianti.

Nell’idea proposta, infatti, a realizzare gli interventi sarebbero le ESCO, in accordo con imprese delle costruzioni. Queste si impegnano a garantire il raggiungimento dei risultati complessivi negli edifici per la riduzione dei consumi energetici attraverso vari interventi combinati, che vanno dalla sostituzione degli impianti al miglioramento della coibentazione. Il risultato della misura proposta dovrebbe consentire alla ESCO – come si vede bene nelle simulazioni fatte assieme ad Ambiente Italia e AzzeroCO2 (allegato in basso) – di rientrare dell’investimento in 8-11 anni, recuperando tramite l’incentivo dal 31 al 36% della spesa, un contributo relativamente basso che tuttavia andrebbe ad aggiungersi al vantaggio di poter legare agli interventi i contratti di gestione del riscaldamento condominiale.

Questo nell’ipotesi di totale autofinanziamento dell’intervento da parte della ESCO, senza alcun intervento da parte degli inquilini. In questo caso le famiglie beneficerebbero da subito dei vantaggi in termini di comfort invernale e estivo, continuerebbero a pagare le stesse rate per il riscaldamento condominiale per la durata del contratto con la ESCO e solo terminato questo periodo la spesa per il riscaldamento si ridurrebbe drasticamente.

Negli altri casi, sulla base della capacità di cofinanziamento da parte degli inquilini, nonché della situazione di partenza dei singoli alloggi, si possono definire interventi con piani di rientro in minor tempo e quindi benefici di riduzione delle bollette anticipati per chi abita nel condominio. Considerando un caso tipo in cui si porta un edificio dalla una classe energetica G/F a una D/C, un ipotetico inquilino godrebbe, entro massimo 11 anni, di una riduzione di circa il 50% delle bollette, per un risparmio a famiglia tra gli 800 e i 1.300 euro l’anno, considerando solo il riscaldamento.

Come rendere possibile tutto ciò? La proposta di Legambiente è quella di introdurre una nuova scheda nel sistema dei certificati bianchi, che ai requisiti per i titoli dei singoli interventi (isolamento, sostituzione serramenti, caldaie, ecc.) aggiunga un fattore di addizionalità, variabile tra 1 e 3,5/4 come moltiplicatore dei titoli emessi, legato ai risultati complessivi raggiunti di riduzione dei consumi energetici. Ovviamente questo comporterebbe l’estensione e il potenziamento degli obiettivi nazionali annui di risparmio energetico previsti per i TEE: prolungarli fino al 2020 e aumentarli a 15 milioni di Mtep/anno (dall’attuale previsione di 7,6 al 2016).

Fondamentale poi agevolare l’accesso al credito: la proposta è di creare uno specifico fondo per gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio della Cassa depositi e prestiti, da finanziare con risorse europee, statali e regionali, magari ricorrendo alle risorse comunitarie assegnate all’efficienza energetica nel nuovo quadro finanziario europeo 2014-2020, in particolare ai fondi strutturali e agli strumenti finanziari europei dedicati, come il fondo europeo per l’efficienza energetica, con il supporto anche della Banca Europea degli Investimenti e degli altri istituti finanziari europei. Come cofinanziamento nazionale, propone Legambiente, si possono utilizzare gli introiti derivanti dalla vendita dei permessi ad emettere ETS.

Infine, per far decollare il tutto servirebbe semplificazione: interventi di questo tipo presuppongono di avere il consenso nei condomini che, con la riforma entrata in vigore a giugno, è diventato più semplice ottenere. A questo andrebbero aggiunte indicazioni chiare nei regolamenti edilizi comunali. Per esempio la riqualificazione edilizia potrebbe essere legata a interventi di adeguamento statico o riqualificazione degli spazi comuni.

Insomma, la proposta è interessante e ben articolata (per dettagli e simulazioni si vedano le presentazioni in allegato in basso), sarebbe bello se il futuro governo, che potrebbe contare su un parlamento teoricamente molto sensibile al tema del risparmio energetico, la prendesse seriamente in considerazione. In questo modo avremmo per la prima volta uno strumento applicabile anche nei condomini e che potrebbe convivere benissimo con il conto termico e con le detrazioni fiscali del 55%, che si spera vengano prolungate oltre il 30 giugno e rese strutturali.

La proposta di Legambiente (pdf)

Le simulazioni di Ambiente Italia e AzzeroCO2 sul nuovo incentivo (pdf)

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