L’inesorabile trasformazione del sistema energetico

Investimenti nell'eolico e nel fotovoltaico cresciuti di 27 volte in 11 anni, decentramento della produzione e rapido calo dei prezzi, stanno portando a un profondo cambiamento del sistema elettrico mondiale, che farà diminuire il peso dei grandi gruppi energetici e porterà a nuove sfide e innovazioni. L'editoriale di Gianni Silvestrini.

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Il successo delle fonti rinnovabili su scala mondiale, con investimenti che nei soli due comparti del fotovoltaico e nell’eolico sono passati da 6 a 163 miliardi di dollari tra il 2000 e il 2011, è destinato inesorabilmente ad accrescersi. La motivazione non è di tipo ideologico o ambientale, ma strettamente economica. Il costo dei combustibili fossili sul lungo periodo è infatti destinato a salire, mentre quello delle tecnologie verdi proseguirà la sua discesa. Ormai i parchi eolici in zone di buona ventosità in Brasile producono energia a un prezzo inferiore rispetto agli impianti termoelettrici. Anche il solare sta ottenendo risultati clamorosi. È stata recentemente annunciata la costruzione di un impianto fotovoltaico da 250 MW in Estremadura, Spagna, che consentirà di ripagare l’investimento con la sola vendita di elettricità.

Questi risultati sono legati alla rapidità del calo dei prezzi che, nel caso dei moduli fotovoltaici, è stato di sei volte negli ultimi 20 anni. Ma non è solo l’aspetto economico a motivare il cambiamento strategico del panorama energetico. Lo spostamento verso le rinnovabili rappresenta infatti la scelta più credibile anche dal punto di vista della gestione dei rischi. Quanto più i singoli Stati ridurranno la dipendenza da petrolio e gas grazie a efficienza e rinnovabili,  tanto maggiore sarà la loro sicurezza energetica, elemento destinato a divenire cruciale nei prossimi 10-20 anni.

Questo spiega perché la crescita verde, che nel decennio scorso era stata prevalentemente europea, è esplosa con forza in Cina e si sta già estendendo ai mercati dell’America del Nord e del Sud, dell’Asia, della stessa Africa. Il 64% della variazione netta della potenza elettrica in Europa tra il 2000 e il 2011 è legata alle rinnovabili, mentre negli Usa si è assistito negli ultimi 5 anni a una crescita delle energie verdi e un calo del carbone (vedi grafico). Anche in Cina le rinnovabili stanno crescendo e la quota del carbone è destinata a ridursi.

Il fatto stesso che la metà della potenza elettrica installata nel mondo negli ultimi anni sia stata “green”, evidenzia come gli investimenti delle rinnovabili rappresentino ormai una quota maggioritaria delle risorse dedicate alla produzione elettrica.

Questa trasformazione è destinata a comportare notevoli modifiche nel settore. Con il cambio del mix del sistema di generazione si dovranno affrontare problemi nuovi. Gli operatori delle rinnovabili dovranno confrontarsi con la regolazione della rete. Sull’altro versante le compagnie elettriche rischiano di essere spiazzate dalla rapidità della trasformazione del mercato che può indurre una riduzione delle entrate e un offuscamento della loro posizione dominante. Per mantenere un ruolo importante dovranno diversificare le attività. Verrà premiata la capacità di interagire con la generazione rinnovabile. Potranno entrare nel mercato delle smart grids e degli accumuli. E naturalmente potranno avere uno spazio nella diffusione delle tecnologie verdi. In realtà, si tratta di accelerare la trasformazione di strategie che sono già in atto.

Una cosa però è certa. Il peso dei grandi gruppi, a iniziare dall’Enel, è destinato a diminuire. Almeno 350.000 impianti che utilizzano sole, vento, biomasse e acqua sono in Italia di proprietà di singoli cittadini, imprese, enti locali. E la quota è destinata a crescere. In Germania sono ben oltre 1 milione gli impianti non controllati dalle utilities.

Il fotovoltaico in particolare sfugge più facilmente al controllo perché in molti casi le potenze sono di piccola taglia. Il fatto che si avvicini rapidamente la grid parity e che quindi nel giro di 2-4 anni questa tecnologia potrà diffondersi senza incentivi apre scenari molto interessanti.  In una fase di transizione il solare dovrà sopportare i costi di trasformazione della rete elettrica. Ma a un certo punto, grazie anche alla presenza di accumuli decentrati, gli investimenti privati consentiranno di fornire energia al Paese senza alcun peso per la collettività, evitando l’importazione di gas o carbone.

Insomma, una democratizzazione del sistema di produzione che si sposa con l’aumento della sicurezza e con la competitività del Paese. Siamo all’inizio di una profonda trasformazione del sistema energetico che, se gestita bene, porterà risultati positivi non solo all’occupazione e all’ambiente, ma anche all’economia e al controllo dal basso di un bene prezioso come l’energia.

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