L’auto elettrica in soccorso dell’eolico

  • 25 Giugno 2009

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In Danimarca un progetto per usare i veicoli elettrici come una sorta di accumulatore diffuso, che supplisca alla discontinuità dell'eolico. Assorbiranno energia quando le turbine ne produranno troppa per la rete e la cederanno quando ci sarà poco vento. Sarà la prima sperimentazione su questa scala del 'vehicle to grid' l'integrazione tra rinnovabili, rete e mezzi elettrici: una soluzione promettente, ma ancora tutta da indagare.

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L’intermittenza che penalizza l’energia eolica? Si può curare con le auto elettriche. Quello che si è iniziato a fare su di un’isola danese, Bornholm, potrebbe aprire scenari promettenti di integrazione tra rinnovabili e auto elettriche, all’insegna della smart grid, la rete intelligente che si sa adattare all’energia aleatoria di fonti pulite come eolico e fotovoltaico. La Danimarca d’altra parte è un paese che ha investito molto sull’eolico col quale soddisfa il 20% del suo fabbisogno elettrico e che sta puntando molto anche sui veicoli elettrici (su esperienza nelle rinnovabili di un’altra isola danese, Samsø, vedi articolo Qualenergia.it).

Bornholm, l’isola di 40mila abitanti in cui partirà il progetto pilota raccontato dal Guardian e da Greentechmedia, ha una potenza eolica installata con la quale potrebbe teoricamente soddisfare fino al 40% del proprio fabbisogno elettrico, ma attualmente solo il 20% dell’elettricità usata viene dal vento. Il motivo è che se con brezze leggere servirebbe che tutte le turbine installate lavorino, nei momenti più ventosi l’elettricità prodotta è troppa per essere accolta dalla rete elettrica e alcune macchine devono essere scollegate, sprecando così energia. Il progetto prevede di sostituire tutti i veicoli dell’isola con modelli elettrici e di usarli come una sorta di accumulatore diffuso: nei periodi di picco di produzione i mezzi in ricarica immagazzineranno nelle batterie l’energia in eccesso, mentre con calma di vento cederanno alla rete energia per supplire al calo della produzione eolica.

Il concetto – spiega al Guardian Dieter Gantenbein, dell’IBM – è quello mutuato dall’informatica del buffer, la memoria tampone che quando si scarica immagazzina i dati ovviando alla discontinuità di velocità nella connessione. IBM sta appunto lavorando al software che gestirà il dialogo tra la rete e i mezzi in ricarica, mentre il gestore della rete e delle pale è l’utility danese Dong e gli altri partner sono Siemens e il Governo danese.

Le auto di Bornholm oltre alla batteria normale dovranno avere un ulteriore accumulatore per accogliere l’elettricità in eccesso dalla rete e da cui possono cederla. Obiettivo dello schema – battezzato Edison (che sta per Electric Vehicles in a Distributed and Integrated Market using Sustainable Energy and Open Networks) – è di poter aumentare ulteriormente la potenza eolica installata sull’isola e far sì che possa soddisfare con l’energia eolica il 50% del fabbisogno elettrico senza mandare in tilt la rete nei periodi notevolmente ventosi.

Un progetto in cui si testeranno molte incognite del sistema. Quella della “vehicle to grid” – l’integrazione tra veicoli elettrici, rete intelligente e rinnovabili – è infatti una proposta mai sperimentata su questa scala, ma che è presente in molti scenari per un futuro low carbon oltre che nei laboratori di diverse utility. Jasna Tomic di Calstart, associazione americana no profit che si occupa di mobilità sostenibile, ha stimato che se il 25% del parco auto americano fosse elettrico si avrebbe una capacità di immagazzinamento di energia superiore a quella dell’intera rete elettrica nazionale. Per le utility fare immagazzinare l’elettricità a flotte di auto elettriche – ha spiegato alla conferenza Opportunities in Grid-Connected Mobility del mese scorso a San Francisco – sarebbe più conveniente rispetto a far funzionare generatori da accendere solo nei momenti di picco della domanda. Per soddisfare il fabbisogno extra Usa, durante i picchi di domanda, basterebbero qualche centinaia di migliaia di veicoli.

Una visione innovativa in cui l’auto è parte integrante del sistema elettrico con il quale comunica in due sensi: se le auto elettriche si limitassero a prelevare energia il loro impatto sulla rete sarebbe difficile da gestire, e un peso enorme se ricaricate nel periodo di picco della domanda. Lo scenario che si prospetta con il progetto danese però pone anche degli interrogativi: le batterie accumulando e cedendo energia si usurano e accorciano la loro vita; inoltre i veicoli in questione dovrebbero essere provvisti di particolari dispositivi elettrici e di comunicazione con la rete. Insomma: uno scenario del genere richiederebbe una cooperazione inedita tra gestori della rete e produttori di automobili, oltre che modificare la cultura dell’auto che probabilmente vedrà alcuni diffidare del fatto di dover mettere il proprio mezzo “a disposizione” della rete.

Un’alternativa interessante in questo senso potrebbero essere le stazioni di ricarica delle batterie, come quelle che “Better Place” (vedi video) sta già impiantando anche nella stessa Danimarca. Queste strutture – che (per veicoli elettrici predisposti) cambiano direttamente la batteria pre-caricata nella stazione – avrebbero tutti vantaggi a ricaricare la “banca batterie” nei periodi di eccesso di produzione dell’eolico, solitamente sfasati rispetto al picco della domanda, e a cedere invece l’energia quando la rete ne ha più bisogno. Ma sono un modello di business la cui affermazione non è affatto scontata. Vedremo cosa ci riserverà il futuro.

GM

25 giugno 2009

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