Biocarburanti UE, obiettivo controverso

Un nuovo studio sulla sostenibilità dell'obiettivo Ue 2020 del 10% di rinnovabili per i trasporti afferma che nel complesso potrebbe fare bene al clima, nonostante l'impatto dei biocarburanti. Ma una riduzione complessiva delle emissioni ci sarà solo se la quota riservata ai biofuel resterà sotto al 5,6% del totale e se cresceranno quelli derivanti da altre rinnovabili. Tuttavia i dubbi su questo target restano.

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L’obiettivo europeo sui biofuel potrebbe non essere controproducente per la lotta al global warming. O meglio: forse e solo in determinate condizioni, cioè se anche le altre rinnovabili applicabili ai trasporti prendessero piede e se tra i biocarburanti prevalessero quelli meno impattanti.
Mentre l’Ue procede senza ripensamenti verso il criticato obiettivo sulle rinnovabili nei trasporti, nel dibattito arriva un nuovo lavoro scientifico che tenta di quantificarne l’impatto in termini di emissioni.

Il report (vedi allegato) – commissionato dalla Commissione Europea e condotto dall’International Food Policy Research Institute – esplora le possibili conseguenze in termini di commercio, emissioni, cambio d’uso del suolo e prezzi dei cereali, dell’obiettivo europeo, approvato definitivamente ad aprile dell’anno scorso, di coprire entro il 2020 il10% del fabbisogno energetico del settore trasporti con fonti rinnovabili. Ne emerge uno scenario più ottimistico rispetto agli altri studi pubblicati finora.

Il bilancio finale delle emissioni deporrebbe infatti a favore dell’obiettivo. Nello scenario esaminato quel 10% di rinnovabili nel settore dei trasporti causerebbe emissioni per 5,3 milioni di tonnellate di CO2 (a causa del cambio d’uso del suolo dovuto al maggior utilizzo dei biocarburanti), ma ne eviterebbe 18. Risultato: in 20 anni un calo delle emissioni pari a 13 milioni di tonnellate di CO2. Anche l’aumento del prezzo dei cereali dovuto alla maggior produzione di biofuel sarebbe contenuto: +0,5% in Brasile e +0,14% in Europa.

Insomma, un impatto nel complesso molto più positivo rispetto ad altri studi che avevano acceso il dibattito. Esattamente un anno fa l’Agenzia europea per l’ambiente chiedeva una moratoria dell’obiettivo adducendo forti dubbi che questo fosse ambientalmente sostenibile (Qualenergia. it – “Biocarburanti: obiettivo da rivedere”). Forti critiche a quel 10% di rinnovabili nei trasporti – che nella pratica potrebbe tradursi quasi totalmente in un 10% di biocarburanti – erano venute da istituzioni come l’IPCC e la Fao (Qualenergia.it – “Biocarburanti tra fame e ambiente”), mentre il mese scorso un report dell’Ong Actionaid denunciava che l’aumentato fabbisogno di biofuel dovuto all’obiettivo europeo avrebbe portato alla fame 600 milioni di persone (Qualenergia.it “L’Europa dei biofuel e la fame dei paesi poveri”).

Come può lo studio della Commissione arrivare a conclusioni così diverse? Va esaminato lo scenario considerato che a ben guardare è un elemento di novità. Innanzitutto si ipotizza che l’aumentato fabbisogno di biocarburanti venga soddisfatto principalmente con biodiesel domestico e bioetanolo da canna da zucchero brasiliano, coltivazione energetica con un bilancio relativamente buono in quanto ad emissioni di gas serra. Ma soprattutto lo studio presuppone che, in quel 10% di rinnovabili nei trasporti da raggiungere al 2020, i biocarburanti pesino solo per il 5,6% e il restante 4,4% sia coperto da altre rinnovabili. “Simulazioni per quote oltre il 5,6% di biocarburanti nei consumi europei per i trasporti – specificano gli autori del report – mostrano che le emissioni ILUC (quelle indirette dovute al cambio d’uso del suolo) crescano rapidamente erodendo la sostenibilità ambientale dei biofuel”.

Commenta Friends of the Earth inglese: “sappiamo che la maggior parte di quel 10% di rinnovabili verrà proprio dai biofuel.” Il governo inglese, ad esempio, ha suddiviso l’obiettivo contando su un contributo del 9,5% dai biocarburanti e dello 0,5% dalle altre fonti. “La politica europea sui biocarburanti si sta rivelando sempre più insostenibile e se non verrà rivista con urgenza causerà deforestazione, aumento delle emissioni climalteranti e danni ambientali, – denuncia il coordinatore della campagna agroenergie dei FoE britannico, Adrian Bebb – quindi questo rapporto mostra l’urgenza di rivedere l’obiettivo del 10%”.

GM

30 marzo 2010

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