Hacker negazionisti, mentre il clima cambia davvero

  • 23 Novembre 2009

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Rubate e pubblicate le e-mail scambiate negli ultimi 13 anni da climatologi di fama internazionale: c'è chi vorrebbe usarle per seminare dubbi alla vigilia di Copenhagen, ma con scarso successo. Intanto arrivano nuovi dati, veri e seri, sul global warming: mentre le emissioni continuano a crescere, cala la capacità del pianeta di assorbirle. Possibile raggiungere i 6°C di aumento entro il 2100.

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Il riscaldamento globale? Una bufala creata ad arte dai climatologi internazionali in combutta tra loro per truccare i dati sulle temperature. La “rivelazione” arriva da un furto di dati: 13 anni di e-mail tra alcuni dei maggiori scienziati mondiali che un gruppo di hacker ha trafugato dal server dell’inglese Climate Research Unit.

Tra i 160 Mb di dati un paio di missive dal cui contesto sono state estratte delle frasi che metterebbero in dubbio l’onesta intellettuale dei climatologi: vi si parlerebbe di “trucchi” per nascondere un mancato aumento delle temperature e di incapacità di spiegarlo (anche se l’interpretazione delle due frasi, isolate dal contesti, è già stata smentita dagli autori delle mail).
Dunque, il global warming causato dall’uomo è solo un complotto o comunque una teoria gonfiata per interesse dagli scienziati. Magari fosse vero! In realtà questa volta quasi nessuno ha dato  molto credito alla pretesa rivelazione. La freddezza con cui i media hanno ripreso lo “scoop” – arrivato a poco più di una settimana dalla conferenza di Copenhagen – in realtà ci dice solo una cosa: questo era solo il fiacco e disperato colpo di coda di un negazionismo climatico ormai definitivamente sconfitto.

La strategia di intorbidire le acque con sparate clamorose, infatti, sembra non funzionare più: i media ne sono molto meno ghiotti che nel passato, dato che il riscaldamento causato dall’uomo è una realtà scientifica difficile da mettere in discussione. D’altra parte le uniche combutte smascherate finora sono quelle di chi lo negava: scienziati pagati dalle grandi del petrolio che mentivano consapevolmente (Qualenergia.it “Negazionisti che sapevano di mentire”).

Tra le notizie serie invece arrivano nuove prove che il riscaldamento sta procedendo più veloce di quanto si pensava. Stiamo parlando dello studio appena pubblicato su Nature Geoscience (scaricabile qui, a pagamento) dai climatologi del Global Carbon Project. Il pianeta – è il sunto del lavoro – è sulla strada che porta ad un disastroso aumento di 6°C a fine secolo (rispetto ai livelli pre-industriali) e lo è perché emettiamo sempre più di CO2 e al tempo stesso la capacità della Terra di assorbire il gas serra sta invece diminuendo.

Se 50 anni fa il 60% dei gas serra emessi in atmosfera veniva assorbito dal pianeta ora questa percentuale è scesa al 55: un calo dovuto alla risposta dei meccanismi di assorbimento, in primo luogo oceani, al riscaldamento in atto. Intanto le emissioni continuano ad aumentare: quelle legate ai combustibili fossili, anche grazie al sorpasso del carbone sul petrolio, dal 2000 al 2008 sono cresciute con una media annua del 3,4%, mentre negli anni ’90 l’aumento annuo era dell’1%.

Dal 1990 al 2008 la CO2 emessa è cresciuta del 41%, del 29% a partire dal 2000. Un aumento concentrato soprattutto nei paesi emergenti – con Cina e India che dal 2000 hanno raddoppiato le proprie emissioni. I paesi in via di sviluppo emettono ora più di quelli ricchi, ricordando però che un quarto delle loro emissioni è legata alla produzioni di beni che poi vengono venduti all’Occidente.

“Per riuscire a monitorare l’efficacia delle politiche per il clima – spiega la coordinatrice dello studio Corinne Le Quéré – dobbiamo migliorare la nostra conoscenza sui processi di assorbimento del pianeta. Sono complessi e ci sono dei vuoti nella nostra comprensione di come rispondano; un gap da colmare per stabilire la correlazione su base annuale tra le emissioni causate dalle attività umane e la concentrazione atmosferica dalla CO2″. E conclude con una raccomandazione che abbiamo sentito in troppi studi, ma che i decisori politici – come dimostra l’atmosfera del pre-Copenhagen – sembrano restii a mettere in pratica: “L’unico modo per controllare il cambiamento climatico è farlo tramite una riduzione drastica nelle emissioni mondiali di CO2”.

GM

23 novembre 2009

 
 
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