Il reattore EPR, esempio di insicurezza nucleare

  • 4 Novembre 2009

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Un commento di Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, per Qualenergia.it sulla clamorosa presa di posizione congiunta delle tre agenzie di sicurezza nucleari francese, britannica e finlandese in merito ai discutibili sistemi di sicurezza dei due reattori EPR in costruzione.

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“Risolveremo tutto e in tempo”: questo è lo slogan che da 60 anni domina l’industria nucleare. L’ultimo caso, già denunciato da Greenpeace la scorsa primavera, è quello del sistema di automazione e controllo dell’EPR e la clamorosa denuncia pubblica e congiunta delle tre agenzie di sicurezza nucleare, la francese ASN, la britannica HSE’sND e la finlandese STUK che riguarda la non osservanza – nel progetto – del “principio di indipendenza“: il sistema di emergenza non è indipendente da quello di normale funzionamento (vedi Qualenergia.it – “Bocciato in sicurezza l’EPR, quello che vuole Enel“).

Può apparire bizzarro, ma la verità è che l’EPR è un prototipo il cui progetto non è stato mai interamente approvato. Il cantiere in Finlandia a Olkiluoto e quello in Francia a Flamanville sono stati aperti con la fiducia che man mano i vari pezzi del progetto sarebbero stati messi a posto. Se dunque l’agenzia di sicurezza finlandese STUK riscontrava all’ottobre 2008 oltre 2.100 “non conformità” tra il progetto approvato e le opere in cantiere, il progetto del “sistema nervoso centrale” del reattore non era nemmeno stato approvato. Proviamo a ricostruire alcune fasi della vicenda.

ATTO I – La lettera di STUK ad AREVA
Il fatto che il progetto di automazione e controllo violasse un principio basilare della sicurezza nucleare era stato già sollevato a suo tempo dalla STUK in una lettera di accuse al costruttore AREVA lo scorso 9 dicembre, fatta trapelare lo scorso aprile.
Nella lettera inviata a Anne Lauvergeon presidente di AREVA si leggeva che “la costruzione dell’impianto di Olkiluoto 3 sembra procedere generalmente bene, ma non possiamo vedere progressi nella progettazione dei sistemi di controllo e protezione”. STUK aveva sollevato la questione già nel 2008 e, nell’aprile di quell’anno, era stato organizzato un seminario per affrontare la questione. Ma con pochi risultati, tanto che “… la mancanza di conoscenze professionali di alcune persone che parlano negli incontri di esperti a nome della (sua) organizzazione non consentono di fare progressi nel risolvere le questioni. Quindi errori evidenti non vengono corretti e noi non riceviamo la documentazione con informazione adeguata e caratteristiche progettuali verificabili” (leggi qui).

ATTO II – La nota dell’Agenzia di sicurezza britannica
Contrariamente alla Finlandia e alla Francia, nel Regno Unito è in corso la valutazione generale del progetto sia dell’EPR che del reattore nippo-americano AP1000. Un rapporto presentato a giugno 2009 fa il punto della situazione e riporta espressamente il tema del sistema di automazione e controllo di emergenza, tema che potrebbe mettere a rischio l’intera procedura. “La nostra preoccupazione è in primo luogo quella di assicurare che i sistemi di controllo (quelli usati per il funzionamento in condizioni normali) siano separati dai sistemi di sicurezza (quelli per mantenere il controllo dell’impianto se questo va fuori dalle condizioni di normale funzionamento). Questo è importante perché, siccome il sistema di sicurezza serve come protezione in caso di guasto al sistema di controllo, i due devono essere indipendenti. Il progetto di EPR proposto per il Regno Unito viola questo principio … Abbiamo discusso il tema anche con le autorità di sicurezza francesi e finlandesi”.

Uno dei temi critici sollevati per entrambi i reattori – sia EPR che AP1000 – riguarda la mancanza di informazioni relative ad eventi esterni come incidenti aerei. Su questo tema Greenpeace nel 2006 aveva reso noto un rapporto interno di EDF che mostrava come il contenimento del reattore non è sufficiente in caso di incidente aereo. Dopo la denuncia, EDF aveva condotto operazioni di spionaggio informatico in tre uffici di Greenpeace (Francia, Regno Unito e Belgio), cosa emersa nella primavera scorsa, e che ha portato alla sospensione di due responsabili della sicurezza di EDF.

ATTO III – La lettera dell’Agenzia di sicurezza francese
Lo scorso ottobre, una lettera della ASN a EDF incentrata sui progetti presentati per il sistema di automazione e controllo. Pur dando atto di qualche parziale progresso, “l’ASN constata la complessità dell’architettura proposta da EDF che, a causa di un utilizzo esteso di risorse informatiche, si basa su due sistemi appartenenti a classi di sicurezza di livello profondamente diverso… L’analisi di questi elementi e la loro applicazione tecnica sono un prerequisito per l’esame della ricevibilità della vostra domanda di messa in funzionamento del reattore EPR di Flamanville3.”
L’ASN dà tempo a fine 2009 per la presentare gli orientamenti in merito alla questione sollevata e fa riferimento alla collaborazione con le autorità di sicurezza di altri paesi.

L’atto finale è la presa di posizione comune delle tre agenzie di sicurezza con un documento pubblico, fatto di tale eccezionalità da mettere più di un dubbio sul futuro realistico dell’EPR e sui tempi effettivi di completamento.

La polemica tra il costruttore AREVA e l’azienda finlandese TVO sui ritardi a Olkiluoto erano state finora su ritardi relativi a parti progettuali “approvate” che avevano portato (anche questo un caso eccezionale) AREVA a minacciare la sospensione della costruzione nella sua relazione di bilancio. Ma queste oggi sembrerebbero questioni secondarie rispetto alla presa di posizione delle tre agenzie di sicurezza. Ma non lo sono: i ritardi in cantiere sono legati a una bassa qualità nella realizzazione delle opere: ancora il 15 ottobre scorso l’autorità di sicurezza finlandese STUK evidenziava problemi di qualità nelle saldature delle tubature del reattore.

Emerge un quadro in cui il costruttore francese mostra una attenzione alla sicurezza piuttosto discutibile, sia nella realizzazione delle opere e persino nella progettazione del reattore EPR. Forse l’abbandono del progetto da parte di Siemens ha qualche correlazione anche con la qualità del progetto, oltre che alla effettiva “vendibilità” del più grande reattore mai costruito al mondo?

Giuseppe Onufrio

4 novembre 2009

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