Ricarica veicoli elettrici, perché l’Italia rischia di perdere i 713 milioni di euro del Pnrr

Nei decreti attuativi ci sono dei punti critici che minano il piano da 21.000 nuovi punti di ricarica finanziato dall’Europa. Le osservazioni di Motus-E.

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I fondi Pnrr per la realizzazione di infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici, pari a 713 milioni di euro, rischiano di diventare inutilizzabili senza un rapido intervento del Governo che aggiusti il tiro delle misure attuative.

Dopo aver atteso a lungo i criteri e le modalità per l’impiego delle risorse, infatti, lo scorso 20 gennaio sono stati registrati dalla Corte dei Conti i due decreti del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (allegati in basso) che dovrebbero consentire l’installazione entro i prossimi tre anni di oltre 21mila stazioni di ricarica per i veicoli elettrici, nelle superstrade e nei centri urbani italiani.

I decreti Mase stabiliscono le modalità di accesso ai fondi, le tipologie di progetti, le spese ammissibili, le modalità di selezione e gli ambiti territoriali per l’installazione delle colonnine. Entro la fine del 2025 dovrebbero essere installate almeno 7.500 stazioni di ricarica nelle strade extraurbane (da almeno 175 kW) e 13.755 nelle città (da almeno 90 kW), ma secondo Motus-E questo obiettivo rischia di svanire, perché le linee guida contenute nei decreti “risultano per diversi aspetti inapplicabili“, commenta l’associazione.

I nodi applicativi evidenziati da Motus-E riguardano in primis l’incompatibilità tra le tempistiche indicate nei decreti attuativi e le lungaggini autorizzative, spesso denunciate dall’associazione, con cui gli operatori del settore si misurano quotidianamente. “Le scadenze indicate per la presentazione dei progetti – scrive l’associazione – sono inconciliabili con i tempi necessari per il via libera alle infrastrutture da parte delle amministrazioni locali. Senza una modifica urgente o la creazione di una ‘fast track’ autorizzativa, potrebbe essere letteralmente impossibile usare i fondi a disposizione”.

Un altro tema su cui porre l’attenzione, secondo Motus-E, è quello delle location in cui le colonnine di ricarica dovranno essere installate. La normativa in questo momento premia in modo molto evidente l’installazione nelle aree di servizio carburanti, con un approccio che l’associazione reputa “disallineato rispetto alle reali esigenze degli automobilisti”.

“Chi guida un’auto elettrica sa bene che il suo utilizzo presuppone delle routine diverse dal passato”, nota il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso. Tralasciando le infrastrutture domestiche, per Naso, “spesso durante le ricariche si fa altro, sfruttando le colonnine situate nei parcheggi presso gli uffici, le attività commerciali o quelle ludiche. Rimanere fermi in un benzinaio, generalmente sprovvisto di attività non-oil, non è sicuramente la soluzione migliore e più sicura per gli utenti, specialmente se il distributore si trova in zone isolate”.

Oltretutto, insiste Motus-E, a meno che non si prefiguri, a tendere, una completa riconversione elettrica degli impianti coinvolti, puntare così fortemente su questo tipo di location rischia di allontanare l’obiettivo di razionalizzazione della rete carburanti.

Secondo l’associazione, la somma a disposizione con il Pnrr contribuirebbe a realizzare in Italia una rete di ricarica ad alta potenza tra le più capillari d’Europa, alimentando lo sviluppo di nuove filiere nazionali e la creazione di posti di lavoro (vedi anche QualEnergia.it, “Con le auto elettriche più posti di lavoro in Italia al 2030“). È un treno che non possiamo perdere, quindi, quello dei fondi Pnrr.

“Il tempo a disposizione per intervenire è poco”, aggiunge Naso, “ma l’esecutivo ha tutti gli strumenti e le competenze per risolvere il problema e garantire un utilizzo efficace delle risorse messe a disposizione dalla Commissione Ue”.

Ricordiamo infine che l’investimento 4.3 del Pnrr, al quale fanno riferimento i fondi appena citati, prevede ulteriori 28 milioni di euro per l’installazione di 100 stazioni di ricarica sperimentale con stoccaggio.

 

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