Europa pronta ad alzare anche il target sulla CO2: – 45% al 2030?

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Dopo i passi avanti compiuti nei giorni scorsi sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica, con nuovi obiettivi concordati da Commissione, Parlamento e Consiglio, l'Ue potrebbe aumentare il suo impegno a ridurre le emissioni di anidride carbonica.

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L’Europa potrebbe aumentare il suo impegno per tagliare le emissioni inquinanti, grazie ai nuovi obiettivi sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica appena concordati tra Commissione, Consiglio e Parlamento dopo mesi di negoziati.

Per la prima volta, il commissario Ue per l’Energia e il Clima, Miguel Arias Cañete, ha parlato di ridurre l’anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera del 45% nel 2030, in confronto ai livelli di CO2 registrati nel 1990 (l’obiettivo corrente, ricordiamo, è “almeno” -40%).

L’idea di rafforzare ulteriormente la politica “verde” è stata inserita dal commissario nel suo discorso d’apertura per il secondo Ministerial on Climate Action (MoCA) tra Canada, Cina e Unione Europea, che si sta svolgendo a Bruxelles, dopo il primo incontro di settembre 2017 in terra canadese.

Il nuovo incontro, in sostanza, serve a preparare un terreno comune in vista del prossimo vertice mondiale sul clima, la COP24, che si terrà a dicembre in Polonia, a Katowice.

L’Europa, con Canada e Cina, in particolare, sta cercando di definire le misure con cui attuare gli accordi di Parigi, in modo da limitare il surriscaldamento globale sotto 2 gradi centigradi entro la fine del secolo.

Ecco perché Cañete ha anche ripetuto che la battaglia contro i cambiamenti climatici deve comprendere tutte le nazioni (chiaro il riferimento agli Stati Uniti di Trump che invece si sono isolati), perché l’Europa da sola vale meno del 10% delle emissioni totali di CO2 nel mondo.

Intanto le istituzioni europee hanno compiuto molti passi avanti negli ultimi giorni, per quanto riguarda due fondamentali direttive, la RED II (Renewable Energy Directive) e la EED (Energy Efficiency Directive), che erano rimaste ostaggio di posizioni lontanissime tra Parlamento e Consiglio sui traguardi da raggiungere.

La settimana scorsa, innanzi tutto, era stato definito l’accordo su un obiettivo vincolante del 32% per le fonti rinnovabili nel 2030, che ha compreso il riconoscimento del diritto per cittadini e comunità di autoconsumare l’energia prodotta con piccoli impianti “puliti”.

Poi, due giorni fa, è arrivato il compromesso finale anche per l’efficienza energetica: in questo caso, c’è un traguardo indicativo del 32,5% al 2030, proprio a metà delle indicazioni date in precedenza dal Parlamento (35%) e dal Consiglio (30%).

Ed è sulla base di queste nuove percentuali che Bruxelles, secondo Cañete, potrà innalzare il suo sforzo complessivo di riduzione delle emissioni.

Tuttavia, ha dichiarato Legambiente in una nota, gli accordi sulle direttive costituiscono (neretti nostri) “un primo passo nella giusta direzione, anche se ancora fortemente inadeguato rispetto agli impegni di Parigi che richiedono almeno il 40% per l’efficienza energetica e il 45% per le rinnovabili”.

“Solo in questo modo – chiarisce Legambiente – secondo le stime della stessa Commissione, l’Europa può contribuire, con il 55% di riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030, a stare almeno ben al di sotto dei 2 gradi centigradi. […] Non a caso, il pacchetto prevede la revisione al rialzo entro il 2023 degli obiettivi comunitari per rinnovabili ed efficienza e l’aggiornamento dei piani nazionali entro il 2024”.

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