Autoconsumo e prosumer, soprattutto qui c’è in ballo il futuro delle rinnovabili

Sulla figura del consumatore attivo e sugli sviluppi dell’autoconsumo in Europa ferve la discussione. Il futuro del prosumer singolo e collettivo dipenderà dall’evoluzione normativa, ma anche tecnologica. A che punto siamo in Italia in fatto di regole? Le novità positive e i forti ritardi. Se ne è parlato nel corso di un workshop di Italia Solare.

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Parliamo ancora di autoconsumo e di prosumer, nella loro accezioni più ampie, perché sono e saranno tra i fattori fondamentali per lo sviluppo in Italia delle rinnovabili e, in particolare, del fotovoltaico.

Se ne è discusso, insieme ad altri argomenti strettamente correlati, nel corso del workshop organizzato da Italia Solare dell’8 maggio a Roma, dal titolo “Modelli di prosumer e aggregatori FV: esempi e legislazione in Italia e in Europa”.

Trattare di autoconsumo porta a definire la figura del prosumer o, come si dice più tecnicamente, del cliente attivo. Questo – come ha spiegato l’avvocato Emilio Sani dello studio Macchi di Cellere Gangemi e rappresentante del comitato direttivo dell’associazione che raccoglie operatori e piccoli proprietari di impianti solari – può essere visto come cliente attivo sia singolo che collettivo.

In sintesi si può dire che il prosumer o cliente attivo consuma energia (la può comprare da solo o in gruppo), la autoproduce all’interno di un’area limitata e può anche accumularla e venderla, purché non sia questa la sua attività economica principale.

Infatti la normativa comunitaria attualmente in costruzione, il Clean Energy Package, si fonda effettivamente su due pilastri: il primo è che i clienti diventino sempre più attivi sui mercati dell’energia e, il secondo, che non ci siano più prezzi imposti, ma sia il mercato a determinarli.

Sulla figura del prosumer c’è al momento una discussione molto intensa a livello di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo, oltre che per i contributi che provengono dalle associazioni di categoria. Il futuro del prosumer sarà legato ad una serie di evoluzioni non solo della normativa, che affronteremo in particolare in questo articolo, ma anche della tecnologia e dei servizi di flessibilità (mobilità elettrica, accumuli, aggregatori, micro e mini grid, ecc.).

L’autoconsumo di energia in Italia è oggi considerato molto conveniente visto che, oltre a non dovere prelevare energia, consente di risparmiare sugli oneri in bolletta, che includono anche quelli imputabili alle rinnovabili, cosa che ad esempio non accade in Germania per gran parte delle utenze.

Tuttavia in Italia c’è da risolvere l’annosa questione dello sblocco dei sistemi di distribuzione chiusa (SDC) e la possibilità di condividere l’energia generata da un impianto, meglio se a fonte rinnovabile, da più utenze di una stessa area. Qui stiamo arrancando, sottovalutando anche le potenziali implicazioni positive per lo sviluppo della filiera industriale, ha spiegato il presidente di Italia Solare, Paolo Rocco Viscontini.

L’avvocato Sani ha ricordato come si può fare oggi autoconsumo:

  • acquistando direttamente l’impianto; l’energia autoconsumata gode dell’esenzione di oneri e accise, mentre le eccedenze vengono vendute alla rete.
  • l’impianto può essere concesso al cliente da un investitore o impiantista in locazione operativa, evitando così di pagare il costo capitale, con le eccedenze vendute dal cliente;
  • far utilizzare il proprio tetto da un investitore o impiantista per far costruire un impianto e acquistare quell’energia ad un prezzo di basso di quella prelevata dalla rete; in questo caso non c’è l’esenzione delle accise sull’energia consumata in sito. Le eccedenze possono essere vendute dal produttore o dal cliente a seconda del tipo di accordo tra le parti.

Riguardo alla figura del cliente attivo/prosumer vediamo alcune novità con risvolti sia positivi che negativi.

La novità positiva è presente nella riforma della tariffa elettrica per i clienti non domestici che si è conclusa a dicembre 2017 (completata con delibere dell’Autorità n. 922 e 923/2017).

Come abbiamo più volte scritto su QualEnergia.it si stabilisce così che una parte prevalente degli oneri di sistema rimane legata alla componente variabile (quella correlata al consumo) della bolletta e, quindi, di fatto è esentata per la parte dell’energia autoconsumata.

In media tensione il risparmio diventa di 47,5 €/MWh e poco più di 50 € per la bassa tensione. Sono cifre interessanti che dovrebbero poter dare slancio agli investimenti, visto che, considerato il valore dell’energia, degli oneri di rete e dispacciamento e delle accise, il risparmio complessivo di un impianto FV in autoconsumo oggi è stimato in oltre 130 €/MWh per la media tensione (e superiore per la bassa tensione).

Il problema c’è invece sulla riforma della tariffa domestica. Con essa gli oneri di distribuzione, parte rilevante della bolletta, sono rimasti integralmente in misura fissa, penalizzando l’efficienza energetica e, in particolare, il fotovoltaico.

Italia Solare ha presentato diverse proposte di modifica in campo legislativo e richiesto delle modifica all’Autorità, perché, ritiene, che sia necessario uniformare questa riforma alla norme comunitarie che indicano che le tariffe di distribuzione devono riflettere i costi e –come spiega Sani – affermare che oggi tutti i costi dipendano dalla capacità impegnata del contatore non è affatto corretto, visto che in realtà i distributori tengono conto principalmente della quantità di elettricità movimentata attraverso le loro linee.

Tra le proposte più avanzate per correggere questa distorsione c’è quella di stabilire delle tariffe orarie, sicuramente molto più cost reflective: una parte degli oneri di distribuzione è variabile e pagata in misura minore se si consuma l’energia elettrica quando non c’è la produzione FV e, al contrario, pagata di più quando questa è presente: in questo modo si può anche bilanciare la rete.

Sempre nell’ottica dell’autoconsumo, ma non per gli impianti fotovoltaici più piccoli che sfruttano ancora lo scambio su posto, una novità positiva arriva dalla recente bozza del decreto FER.

Nel decreto si stabilisce che le eccedenze non autoconsumate degli impianti di taglia media-grande in autoconsumo possono ricevere un incentivo. Si tratta di un sostegno che rende “bancabile” l’investimento. L’incentivo va infatti a coprire il rischio che vengano meno i consumi dei clienti (ad esempio a causa del fallimento dell’attività produttiva); l’incentivo diventa quindi una sorta di garanzia per l’istituto di credito in dubbio se finanziare o meno l’impianto.

Per i condomìni, invece, nel nostro paese, stigmatizza Italia Solare, si è ancora troppo indietro rispetto agli altri paesi europei. Oggi in Italia è infatti ancora vietato l’autoconsumo collettivo, visto che l’impianto di produzione deve servire un’unica utenza.

Tuttavia con la delibera 874 di Arera del 21 dicembre 2017, è stata appena un po’ ampliata la possibilità di fare autoconsumo ammettendo che:

  • all’interno di un’area industriale se ci sono utenze complementari a quelle del cliente finale si possono considerare come un’unica utenza;
  • garage e solai possano essere considerati facenti parte del condominio, cosa che potrebbe semplificare le modalità di auto approvvigionamento degli autoveicoli elettrici;
  • impianti di un condomino in aree condominiali possono essere serviti dalla linea elettrica del condominio.

Come ha spiegato Emilio Sani nel suo intervento al workshop, bisognerà favorire di più l’autoconsumo collettivo: “gli incentivi possono servire ad aiutare un po’ la bancabilità dei progetti, ma quello ciò che è veramente necessario è far partire l’autoconsumo collettivo in Italia, consentendo cioè che un impianto serva più clienti”.

Nel Clean Energy Package ci sono norme in questo senso che dovremmo recepire come paese, “ma – si chiede Sani – perché aspettare ancora tre anni e restare fanalino di coda in Europa?” Almeno in ambito non residenziale si potrebbe partire subito, con notevoli benefici anche per lo sviluppo tecnologico nazionale, come ad esempio l’implementazione di software e know-how per le micro grid, tecnologie e competenze che dovremmo evitare di importare in futuro.

C’è poi la questione dell’esenzione totale o parziale degli oneri per le multiutenze. Si possono certamente anche considerare delle forme parziali di esenzione, ma, ripetono da Italia Solare, la vera priorità resta la possibilità di fare configurazioni elettriche che servono più utenti. Poi sul resto si vedrà.

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