Amianto in Italia: siamo in grave ritardo. I dati 2018 di Legambiente

Dopo aver pubblicato un dossier aggiornato che evidenzia i gravi rallentamenti nei tempi di rimozione dell'amiando da edifici pubblici e privati, Legambiente chiede che si riprenda la discussione del Testo Unico per il riordino della normativa sull'amianto, bloccato da due anni a Palazzo Madama.

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A 26 anni dalla Legge 257/92 che ha messo al bando l’amianto, in Italia questa fibra killer continua ad essere ancora molto diffusa e a minacciare la salute dei cittadini e l’ambiente.

A fare il punto sulla situazione è arrivato lo scorso 27 aprile il dossier Legambiente  “Liberi dell’amianto? I ritardi dei Piani regionali, delle bonifiche e delle alternative alle discariche”, realizzato a tre anni dall’ultimo report.

Il rapporto è stato realizzato raccogliendo i dati con un sondaggio inviato alle Regioni (15 su 21).

Dalle risposte si evince che: sul territorio nazionale sono 370mila le strutture dove è presente amianto censite al 2018 dalle Regioni, per un totale di quasi 58milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto.

Di queste 20.296 sono siti industriali (quasi il triplo rispetto all’indagine del 2015), 50.744 sono edifici pubblici (+10% rispetto al 2015%), 214.469 sono edifici privati (+50% rispetto al 2015%), 65.593 le coperture in cemento amianto (+95% rispetto al 2015%) e 18.945 altra tipologia di siti (dieci volte di quanto censito nel 2015).

Di fronte a questa situazione, le procedure di bonifica e rimozione dall’amianto nel nostro Paese sono ancora in forte ritardo: sono 6869 gli edifici pubblici e privati bonificati ad oggi su un totale, ancora sottostimato, di 265.213 (tra edifici pubblici e privati).

A rallentare la rimozione – spiega Legambiente – hanno concorso i ritardi legati agli obblighi di legge e in particolare ai piani regionali amianto (PRA).

Infatti, dopo 26 anni dalla Legge 257 che prevedeva la loro pubblicazione entro 180 dalla sua entrata in vigore mancano ancora all’appello il Lazio e la provincia Autonoma di Trento mentre resta indefinita la situazione in Abruzzo, Calabria e Molise che non hanno risposto al questionario nel 2018 e nell’edizione precedente (del 2015) avevano dichiarato di non averlo ancora approvato.

Senza dimenticare poi che le attività di censimento e mappatura alle bonifiche dei siti contaminati procedono a rilento: il censimento è stato fatto in sei 6 delle 15 Regioni (il 40%), pur con qualche specifica o limitazione, mentre le restanti 9 Regioni hanno dichiarato di avere ancora in corso la procedura di censimento del territorio: Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Puglia, Sardegna, Sicilia, Veneto e nella Provincia Autonoma di Bolzano.

Le conseguenze sulla salute

Il quadro complessivo che emerge è abbastanza preoccupante anche a livello sanitario.

Stando agli ultimi dati diffusi dall’INAIL, sottolinea Legambiente, in Italia sono 21.463 i casi di mesotelioma maligno tra il 1993 e il 2012, di cui il 93% dei casi a carico della pleura e il 6,5% (1.392 casi) peritoneali, e oltre 6mila morti all’anno. A livello regionale i territori più colpiti sono Lombardia (4.215 casi rilevati), Piemonte (3.560), Liguria (2.314), Emilia Romagna (2.016), Veneto (1.743), Toscana (1.311), Sicilia (1.141), Campania (1.139) e Friuli Venezia Giulia (1.006).

Le richieste dell’associazione

Per questo Legambiente torna nuovamente a ribadire l’urgenza e la necessità per l’Italia di agire attraverso una concreta azione di risanamento e bonifica del territorio, che passa attraverso la rimozione dell’amianto dai numerosi siti industriali, edifici pubblici e privati che ci circondano quotidianamente.

È necessario, per l’associazione, ripristinare specifici incentivi per la sostituzione dei tetti con amianto con coperture solari, che non sono stati previsti nella bozza di decreto di incentivo per le rinnovabili presentato dal Governo.

Si tratta di uno strumento molto efficace – prosegue Legambiente – che in passato ha portato, ad esempio, alla bonifica di 100.000 metri quadri di coperture e oltre 11 MWp di impianti fotovoltaici installati e connessi alla rete in tutta Italia.

Un intervento di questo tipo porterebbe un doppio vantaggio, sia per la salute delle persone sia per la produzione di energia pulita. Al Parlamento Legambiente chiede che si riprenda la discussione del “Testo Unico per il riordino, il coordinamento e l’integrazione di tutta la normativa in materia di amianto”, presentato nel novembre del 2016 al Senato e bloccato da due anni a Palazzo Madama.

Sul tema una petizione di pochi giorni fa

A tal proposito ricordiamo, come segnalato su queste pagine pochi giorni fa, che è possibile firmare una petizione, rivolta al governo e al MiSE in particolare, che chiede di ripristinare gli incentivi per chi bonifica i tetti dall’amianto e vi installa un impianto FV di qualsiasi taglia.

Un incentivo che potrebbe essere inserito anche nel nuovo decreto rinnovabili (vedi QualEnergia.it).

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