Mobilità sostenibile, a che punto siamo e cosa ne pensano gli italiani?

  • 16 Aprile 2018

Venerdì scorso a Roma Legambiente ha presentato il volume Green Mobility, pensato per portare idee e proposte alle nuove Camere e al Governo in materia di mobilità sostenibile. L'approfondimento dell'associazione e i dati del sondaggio dell’Osservatorio sulla Mobilità nuova e sostenibile.

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Elettrificazione della mobilità privata, sistemi di sharing mobility sempre più articolati e semplici da usare, mobilità collettiva in sede protetta con tempi affidabili e aggiornamenti sugli smartphone, strade e piazze libere dalle auto e quindi sicure per gli spostamenti a piedi e in bicicletta ma anche per ripiantare alberi e creare spazi per una diversa vivibilità urbana.

Sono alcuni dei punti fondamentali che il volume “Green Mobility – Come cambiare la città e la vita” intende portare alla nostra attenzione e a quella dei decisori politici.

Il libro di Legambiente, curato da Andrea Poggio, è stato presentato, infatti, venerdì scorso a Roma nell’ambito di un incontro dedicato alla mobilità elettrica, organizzato da Forum QualeMobilità di Legambiente e Lorien Consulting.

Per l’occasione, Lorien Consulting ha condotto, in collaborazione con Legambiente, la terza rilevazione semestrale del proprio Osservatorio sulla Mobilità nuova e sostenibile.

Ne emerge – riassume una nota – che gli italiani sono divisi sui provvedimenti da attuare per limitare il problema dell’inquinamento: il 46% è preoccupato al punto di chiedere maggiori limitazioni alla vendita e alla circolazione di mezzi inquinanti, il 48% considera invece inutili ulteriori limitazioni. Il 17% degli italiani dichiara agli intervistatori di conoscere e di aver tenuto in considerazione anche le posizioni in tema ambientale espresse dal proprio partito per scelta di voto. Aumenta l’uso della sharing mobility, nonostante la scarsità dell’offerta sull’intero territorio nazionale, ma ancora prevalgono i mezzi privati e l’uso dell’auto personale che è addirittura in crescita con il 40% del campione che la usa tutti i giorni. Cala sensibilmente (-8%) l’uso quotidiano dei mezzi pubblici.

Ma i livelli di mobilità degli italiani sono anche piuttosto elevati e multiformi: in media si utilizzano ben 2,6 mezzi differenti nella settimana. I più multi-modali di tutti sono proprio gli utenti della sharing mobility che utilizzano in media altri 5 mezzi (oltre ai servizi di sharing).

Particolarmente degno di nota è che aumenta l’offerta di mobilità complessiva: soprattutto si registra un uso più frequente (anche quotidiano) dei servizi sharing mobility.

“In un paese con 38 milioni di auto private, neanche 100 mila autobus e 6 mila auto in car sharing, la notizia è la crescita della sharing mobility” dichiara Andrea Poggio di Legambiente, curatore di Green Mobility a commento del sondaggio. “Qualsiasi ulteriore riduzione dell’inquinamento – prosegue Poggio – obbliga a un salto tecnologico e a cambiamenti importanti negli stili di mobilità: una quota crescente di veicoli (dal monoruota all’autobus) a zero emissioni, veicoli elettrici o a idrogeno, generati da fonti rinnovabili. Anche l’Europa dovrebbe introdurre ‘quote obbligatorie’ di mercato di veicoli elettrici, come fanno la Cina, la California e altri dieci stati USA.

Legambiente sta chiedendo all’Europa e all’Italia quote progressivamente crescenti di ZEV, sino al 100% dopo il 2030. Accompagnate da divieti di circolazione sempre più severi per i veicoli a combustione nei centri città (Firenze da 2020, Roma dal 2024) e poi in tutte le aree urbana inquinate (Milano dal 2015). Divieto di circolazione di tutte le auto a combustione al 2040, dieci anni dopo l’ultima vendita di auto nuove a combustione. È interessante notare che il 2030 è la data dichiarata anche in alcuni programmi elettorali dei partiti: tra questi due che hanno vinto le elezioni, come la Lega e il movimento 5 stelle. Speriamo ora che il nuovo governo sappia varare piani e orientare l’industria nazionale di conseguenza”.

Il libro di Legambiente vuole essere una prima traccia, con esempi e proposte di una nuova mobilità che non è solo innovazione tecnologica, ma un cambiamento di stili di vita, di mezzi e di servizi, di modi di fare impresa e di governo del bene comune rappresentato dallo spazio urbano e dalle infrastrutture abilitanti. E fa il punto sui processi di cambiamento e le differenze tra le esperienze, le potenzialità delle diverse soluzioni e della loro integrazione.

 

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