La nuova frontiera dell’edilizia verticale: le torri ecosostenibili

L'alta intensità abitativa ed energetica dei grattacieli li rendono laboratori ideali per elaborare soluzioni integrate di efficienza energetica, risparmio delle risorse e valorizzazione delle nuove fonti di energia rinnovabile. Un'opportunità anche per il tessuto produttivo italiano.

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Il progressivo inurbamento della popolazione mondiale e lo sviluppo di megalopoli in tutti i continenti ha imposto un ricorso sempre più massiccio all’edilizia verticale.

Nel solo 2017 sono stati cantierizzati 144 progetti di strutture con un’altezza superiore ai 200 metri, di cui 15 di altezza superiore ai 300 metri, i cosiddetti supertall building. E già quest’anno è altamente probabile che il record dell’anno scorso verrà superato.

Torri e grattacieli sono strutture complesse ad alta intensità energetica inserite a loro volta in tessuti urbani complessi.

Il fabbisogno energetico di un grattacielo può arrivare a 5 milioni di therm l’anno, equivalenti a circa 150 GWh, con emissioni di CO2 correlate dell’ordine di centinaia di migliaia di tonnellate.

Tuttavia, l’alta intensità abitativa ed energetica che contraddistinguono questa tipologia di costruzioni le rendono laboratori ideali per elaborare soluzioni integrate di efficienza energetica, risparmio delle risorse e valorizzazione delle nuove fonti di energia rinnovabile.

I dispositivi e i materiali a disposizione sono numerosi. I rivestimenti adattivi, ad esempio, possono garantire un taglio sostanziale del fabbisogno energetico legato al riscaldamento o al raffrescamento degli ambienti, che abitualmente rappresentano oltre la metà dei consumi energetici di questa tipologia di edifici.

L’abbinamento con celle fotovoltaiche trasparenti o semi-trasparenti, inoltre, può trasformare l’ampia superficie esposta alla radiazione solare in un sistema fotovoltaico integrato, mentre l’istallazione di generatori eolici sul tetto può arrivare a coprire fino a un quinto del fabbisogno elettrico della struttura.

Parallelamente, per i climi temperati, sono in corso di sviluppo vetrate fotovoltaiche avanzate in grado di produrre energia, depurare le acque grigie e trasferire il calore esterno all’interno dell’edificio usando come vettore la stessa acqua depurata.

L’utilizzo di vetrate a base di nanoparticelle di biossido di titanio ai piani inferiori, invece, può conferire alla struttura capacità di depurazione dell’aria dagli agenti inquinanti e dalle sostanze in grado di danneggiare e sporcare il rivestimento, mentre l’installazione di green walls e giardini pensili può ridurre sensibilmente la carbon footprint dell’edificio.

Sul fronte dei rifiuti, l’adozione di sistemi di smaltimento integrati permette di trasformare i rifiuti organici in biogas o biometano, riducendo contemporaneamente il fabbisogno energetico dell’edificio e la congestione dei locali adibiti al carico scarico merci (e quindi delle vie di comunicazione circostanti).

Parallelamente, sistemi avanzati di drenaggio dell’acqua piovana possono sfruttare l’ampia superficie esposta alle precipitazioni per raccogliere notevoli quantità d’acqua da destinare, poi, alla depurazione per usi civili, all’irrigazione delle terrazze e dei giardini o a torri di raffreddamento.

L’impiego di smart materials nelle opere di pavimentazione e rivestimento degli ambienti interni è in grado di limitare drasticamente i consumi energetici legati alla ventilazione, all’illuminazione e al controllo della qualità dell’aria, che mediamente incidono per circa l’80% sul bilancio energetico di questa categoria di edifici.

Se, da una parte, l’integrazione delle tecnologie già disponibili offre perciò opportunità allettanti, dall’altra le prospettive di breve/medio periodo non possono che essere entusiasmanti.

Attualmente sono in corso di realizzazione e progettazione in tutto il mondo numerose torri ecosostenibili che ambiscono a certificazioni LEED di livello platinum, sinora appannaggio esclusivo della Shanghai Tower.

Ciascuno di questi progetti ambisce a una dimensione iconica. Le proporzioni mastodontiche e il fascino magnetico che la tecnologia avanzata è in grado di esercitare sull’immaginario collettivo globale, infatti, trasformano queste strutture in strumenti privilegiati di brandscaping (come testimonia efficacemente il modello Dubai) e di riqualificazione di un tessuto urbano (come testimoniano i numerosi progetti che interessano le megalopoli industriali cinesi).

In questa grande sfida dell’architettura contemporanea il tessuto produttivo italiano può avere un ruolo tutt’altro che marginale. Le decine di migliaia di PMI italiane che gravitano intorno ai settori dell’efficienza energetica, del risparmio energetico, dei materiali avanzati, dell’architettura d’avanguardia e del design sono note, e rinomate, in tutto il mondo per la capacità di abbinare proficuamente stile e funzionalità.

In questo specifico segmento dell’edilizia di prestigio questa caratteristica è fondamentale, data la valenza simbolica di torri e grattacieli.

Tuttavia, per cogliere quest’opportunità è necessario che il tessuto produttivo nazionale, contraddistinto da realtà imprenditoriali di piccole dimensioni, sviluppi sinergie al suo interno e a livello internazionale. Sono necessari ingenti capitali, un ampio portafoglio di competenze e una rete di contatti globale. Il tessuto produttivo italiano, infatti, non ha gli strumenti per competere a livello globale nel campo della ricerca pura ma è ricco di capitale umano, di capacità di innovare e interpretare. Un mix di ingredienti che può risultare ancora vincente.

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