Decreto rinnovabili “Fer 1”, c’è l’ok del Minambiente: continua la corsa contro il tempo

Una volta ufficializzato il concerto tra i ministeri, mancheranno i pareri di Arera, Stato-Regioni e Commissione europea. Aumentano le possibilità che il provvedimento completi il suo percorso prima della costituzione di un nuovo governo, che potrebbe fermare tutto per rivedere le misure.

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La bozza del decreto con gli incentivi alle rinnovabili elettriche più competitive, fotovoltaico ed eolico in primis, ha avuto il concerto del Ministero dell’Ambiente e si appresta a riprendere il suo iter.

Aumentano dunque le possibilità che il provvedimento completi il suo percorso prima di un nuovo governo, che potrebbe fermare tutto per rivedere le misure.

Il testo, a quanto apprende QualEnergia.it, ha avuto l’approvazione del Minambiente ma al momento non è ancora stato re-inviato allo Sviluppo economico. Secondo indiscrezioni, l’Ambiente avrebbe avuto non poche osservazioni da fare, ma non sappiamo ancora se e quali modifiche al testo abbia chiesto e ottenuto.

Una volta che il concerto tra i due ministeri competenti sarà ufficializzato, si chiederà il parere dell’Autorità per l’energia. Solo ricevuto questo si convocherà la conferenza Stato-Regioni che dovrà a sua volta esprimersi; successivamente il decreto dovrà essere mandato a Bruxelles per l’ok della Commissione europea.

Sul parere Arera, pende l’incertezza sul futuro del collegio: il mandato dell’attuale è scaduto lo scorso 11 febbraio e i 60 giorni di proroga concessi per gli atti di ordinaria amministrazione e quelli indifferibili e urgenti scadono l’11 aprile.

La Stato-Regioni non dovrebbe essere un grosso ostacolo per il provvedimento, visto che al momento è controllata dalla stessa maggioranza PD che ha scritto le misure, ma nella conferenza potrebbero esserci mutamenti di posizione, anche in vista delle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia.

L’esame di Bruxelles dovrebbe essere relativamente rapido, dato che la Commissione ha già avuto in anteprima il testo e, da quel che ci riferiscono, non avrebbe obiezioni, almeno sulla versione uscita dal MiSE.

Anche nella migliore delle ipotesi, difficilmente però l’iter si completerà in meno di un mese: ecco che all’orizzonte si profila l’incognita di un nuovo governo.

Tutto infatti potrebbe fermarsi se un nuovo esecutivo riuscisse ad entrare in carica prima della firma del decreto, cosa per nulla scontata visto il complicato puzzle uscito dalle politiche.

Le due forze politiche che al momento con più probabilità delle altre potrebbero governare, M5S e Lega, sono entrambe critiche verso la misura.

Armando Siri, economista del partito di Salvini, si è espresso molto duramente contro l’accelerazione che il ministro uscente ha impresso al provvedimento denunciando che “a governo scaduto si vorrebbe firmare il fondamentale decreto per lo sviluppo delle rinnovabili”, leggiamo sul Corriere della Sera di oggi.

Difficile anche che il Movimento 5 Stelle dia l’ok al testo così come scritto da Calenda, qualora un ministro di questa forza politica fosse chiamato a farlo. “Il testo del decreto in circolazione deve essere migliorato”, dichiara a QualEnergia.it il senatore pentastellato Gianni Girotto, che condivide molte delle critiche al provvedimento che arrivano dal mondo dell’energia pulita.

Le misure pensate dal governo in scadenza, ci spiega Girotto, sono “troppo a favore degli impianti di grandi dimensioni”, che, aggiunge “si è consentito di costruire in zone inquinate senza obbligare preventivamente la bonifica delle stesse” (si veda anche QualEnergia.it, Nel nuovo decreto rinnovabili c’è un favore a Eni?).

Tra le modifiche che il senatore M5S vorrebbe, una maggiore potenza per gli impianti fotovoltaici ed eolici a registro. “I dati dell’installato nel 2016 superano di gran lunga i 580 disponibili nella bozza del decreto”, commenta, aggiungendo che è “necessario anche allargare l’attenzione del decreto verso altre fonti e tecnologie.”

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