Inquinamento dell’aria: l’Italia a rischio procedura di infrazione

  • 19 Gennaio 2018

La testata Politico rivela che il ministro dell'ambiente tedesco ha ricevuto un ultimatum dal Commissario Europeo per l’Ambiente riguardo allo sforamento dei parametri sulla qualità dell'aria. Dello stesso tenore la comunicazione che sarebbe stata inviata al ministro Galletti e ad altri Stati membri. Convocati tutti per il 30 gennaio.

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Un articolo pubblicato da Politico, quotidiano europeo online, rivela i dettagli di una lettera inviata dal Commissario Europeo per l’Ambiente Karmenu Vella al ministro tedesco dell’Ambiente Barbara Hendricks.

Una sorta di ultimatum, affinché il paese si adegui presto ai parametri normativi dell’Ue in materia di qualità dell’aria.

Secondo la testata una simile comunicazione sarebbe stata inviata anche ai ministri dell’Ambiente di Italia, Francia, Spagna e Regno Unito.

La segnalazione proviene da Greenpeace Italia che spiega, riportando i contenuti dell’articolo, che i ministri sarebbero stati convocati per un incontro, il 30 gennaio, dal quale il Commissario si attende di conoscere “come e in che tempi si vuole raggiungere il rispetto” delle principali direttive europee in materia di qualità dell’aria.

Coinvolti, soprattutto per la questione del particolato, anche Romania, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia.

L’Italia e la Francia sarebbero “colpevoli” di mantenere troppo alti i livelli di concentrazione di due distinti inquinanti atmosferici: il biossido di azoto (NO2), tipico delle emissioni dei motori diesel, e il particolato atmosferico.

Secondo Greenpeace è del tutto verosimile che la lettera indirizzata alla Germania, di cui è venuto in possesso Politico, sia stata indirizzata anche all’Italia.

Nella lettera si legge che se i governi nazionali non risponderanno per tempo “la Commissione procederà al passaggio successivo della procedura d’infrazione, ovvero al deferimento alla Corte” dell’Unione europea. L’appuntamento del 30 gennaio sarebbe da considerarsi come “l’ultima opportunità (per i Paesi coinvolti, prima della Corte) per informare delle misure adottate per porre rimedio alla situazione”.

Per Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, “il governo italiano e il ministro dell’Ambiente nello specifico, in questi anni sono stati del tutto inoperosi sul fronte dell’inquinamento atmosferico”.

“Si pensi – specifica – all’assoluto nulla realizzato per il settore trasporti, con i fondi disponibili per la realizzazione di una rete di ricarica per i veicoli elettrici che non sono neppure stati spesi. Oggi l’auto privata alimentata con i derivati del petrolio è ancora protagonista assoluta della mobilità italiana, e il suo primato pesa in termini sanitari e di dipendenza energetica. Mentre molti Paesi stanno investendo in mobilità sostenibile, l’Italia è ferma al palo. Speriamo che l’intervento dell’Ue si traduca in una salutare scossa”, conclude Boraschi.

L’Agenzia Europea dell’Ambiente – ricorda Greenpeace – in un rapporto dello scorso ottobre, dimostra chiaramente i primati negativi in questo ambito dei paesi europei e dell’Italia in particolare.

Si leggeva infatti nel report che in Europa si registrano annualmente 487.600 morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico e in Italia l’esposizione a lungo termine al particolato, al biossido di azoto e all’ozono è direttamente legata a oltre 90mila morti premature l’anno (vedi anche su QualEnergia.it).

Con più di 1.300 decessi per milione di abitanti, il nostro Paese resta al di sopra della media europea (circa 820 decessi per milione di abitanti).

L’Agenzia Europea dell’Ambiente calcola che in Europa, ogni anno, circa 75mila morti premature sono causate dal solo biossido di azoto. All’Italia, in questa triste classifica, spetta il primato assoluto, con circa 17.300 casi di morte prematura.

Fonte: comunicato Greenpeace Italia

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