Importazioni di petrolio e gas, cosa rischia l’Italia con gli incidenti in Libia?

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L’esplosione dell’oleodotto nel paese nordafricano riporta al centro il tema della sicurezza delle forniture energetiche. Rientrato l’allarme di metà dicembre per l’incidente nell’hub in Austria, le vicende libiche ridestano qualche preoccupazione per gli approvvigionamenti futuri. Dati e scenari.

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Dopo l’esplosione avvenuta a metà dicembre nel nodo austriaco del gas di Baumgarten (vedi QualEnergia.it), un nuovo incidente, anche se con caratteristiche del tutto diverse – parliamo di un oleodotto in Libia che con ogni probabilità è stato colpito da un attentato – riporta in primo piano il tema della sicurezza per le forniture energetiche verso l’Europa e l’Italia.

A “saltare” è stato un tubo che trasporta il greggio dai giacimenti della Cirenaica, presso il villaggio di Marada, al terminale di Es-Sider, sul Mediterraneo, costringendo la società che lo gestisce (Waha, una joint-venture tra la National Oil Corp libica, Hess, Marathon Oil e ConocoPhillips) a diminuire l’output di circa 70-100.000 barili giornalieri.

La prima conseguenza è stata un rialzo dei prezzi petroliferi, che hanno toccato i loro massimi dalla primavera 2015, rispettivamente 66-67 $ al barile sull’indice Brent e 59 $ sull’indice Wti.

Per il momento l’Italia può stare tranquilla, come ricorda a QualEnergia.it Davide Tabarelli di Nomisma Energia, perché non ci sono impatti sulle infrastrutture strategiche del gas.

Per quanto riguarda il petrolio, spiega Tabarelli, “il mercato internazionale è entrato in una fase di maggiore equilibrio, dopo l’accordo tra l’OPEC e la Russia sui tagli alla produzione per riassorbire le scorte, con prezzi relativamente contenuti, se pensiamo ai 110 dollari che si sono raggiunti negli anni passati”.

La Libia sta cercando di riportare la sua produzione di greggio ai livelli prebellici, dovendo fare i conti con oleodotti vecchi e con scarsa manutenzione, oggetto di frequenti attacchi e danneggiamenti da parte di gruppi ribelli. Di recente l’output è risalito a circa un milione di barili giornalieri, contro 1,6 milioni prodotti dal paese nordafricano nel 2011.

Per quanto riguarda il gas, continua Tabarelli, non si sono registrate interruzioni degli approvvigionamenti dalla Libia verso l’Italia attraverso Greenstream.

Quest’ultimo gasdotto, ricorda l’esperto di Nomisma Energia, assicura circa il 10% della domanda totale di combustibile per il nostro paese, molto meno della Russia (30-35%).

L’eventuale blocco di uno dei principali flussi di entrata del gas, d’inverno, potrebbe causare qualche inconveniente al sistema energetico italiano, se dovesse accadere in contemporanea a qualche altra interruzione?

In linea di principio, l’Italia è al sicuro nei diversi scenari di rischio ipotizzati da ENTSOG, come avevamo osservato mentre era in corso l’incidente in Austria con relativo stato di emergenza dichiarato dal MiSE, poi rientrato dopo poche ore.

L’ENEA, nella sua ultima analisi trimestrale, evidenzia che “se si ipotizza che la capacità tecnica massima di tutti i punti di entrata nella rete nazionale sia sempre effettivamente disponibile, l’offerta totale in caso di interruzione della principale fonte di approvvigionamento (il TAG) sarebbe pari a 471 miliardi di metri cubi, dunque maggiore della prevedibile punta di domanda”.

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