Interventi normativi e regolatori per fare nuovi 35 GW fotovoltaici entro il 2030

Secondo la SEN al 2030 dovremmo generare dal FV 72 TWh. In pratica servirebbe una potenza installata di 3mila MW all’anno. Oltre alla riduzione dei prezzi, un ruolo chiave lo avranno chiare e tempestive misure di carattere normativo e regolatorio per impianti a terra, commerciali e decentrati.

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Come accelerare il numero delle installazioni solari in modo da passare dalla produzione annua dagli attuali 25 TWh ai 72 TWh indicati nella SEN per il 2030? 

Non è una cosa banale, considerato che si tratterà di incrementare la nuova potenza collegata alla rete arrivando in poco tempo a livelli di 3 GW/anno, cioè quasi 8 volte la media registrata nel recente passato.

Si dovranno infatti installare entro la fine del prossimo decennio ben 35 nuovi GW, una volta e mezzo la potenza collegata alla rete in Italia dal 2005 ad oggi, con impianti residenziali, sistemi per il comparto terziario/industriale e grandi installazioni a terra.

Inoltre, nel prossimo decennio molti dei nuovi impianti dovranno essere abbinati a sistemi di accumulo.

L’obiettivo del 2030 potrà essere raggiunto, e anche superato, grazie alla progressiva riduzione dei prezzi e in presenza dell’introduzione di diverse misure di carattere normativo e regolatorio.

Va infatti considerata la possibilità di un innalzamento dell’obiettivo del 27%, come richiesto nei giorni scorsi dalle Commissioni Ambiente, Industria e Energia del Parlamento europeo e da molte imprese (a partire dall’Enel).

Partiamo dalle semplificazioni autorizzative e degli iter burocratici.

Una proposta che potrebbe essere approvata subito riguarda l’estensione dell’utilizzo del modello unico semplificato, attualmente valido solo per sistemi fotovoltaici inferiori ai 20 kWp complanari alle coperture e per gli edifici posti fuori dai centri storici. Sembrerebbe ragionevole una sua applicazione per tutti gli impianti con le stesse caratteristiche per potenze fino a 1 MW.

Andrebbe quindi definito un provvedimento che consenta l’impiego di Sistemi di Distribuzione Chiusi (SDC), come richiesto dall’ordine del giorno 2085/48/10 approvato nella decima Commissione del Senato e sollecitato anche dalla Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza. 

Si consentirebbe così, per esempio, di utilizzare in maniera efficace i tetti di decine di migliaia di edifici, consentendo alle famiglie di usufruire dell’elettricità solare, definendo un giusto valore per gli oneri di rete.

Per favorire l’introduzione delle batterie andrebbero poi previste delle soluzioni premiali per l’autoconsumo dell’elettricità fotovoltaica.

Si dovrebbe inoltre accelerare la timida apertura del Mercato del Servizio di Dispacciamento (MSD) agli impianti rinnovabili distribuiti e ai sistemi di accumulo, valorizzando anche il contributo proveniente dal governo della domanda (Demand Response). La remunerazione di questi servizi contribuirà infatti a valorizzare gli investimenti effettuati.

Per quanto riguarda gli impianti a terra, il tema principale è quello delle autorizzazioni. Premesso che andranno privilegiate aree industriali, discariche di rifiuti e cave dismesse, si potrebbero favorire le aree agricole abbandonate per i progetti che prevedano l’abbinamento con la coltivazione di prodotti agricoli.

Una sperimentazione “agro fotovoltaica” è stata condotta con successo dal Fraunhofer Institute presso il Lago di Costanza utilizzando moduli fotovoltaici bifacciali installati ad un altezza di cinque metri. Confrontando la produzione agricola con quella di un vicino campo di riferimento, la resa è risultata inferiore del 5-20% per le diverse coltivazioni, ma la produzione dell’impianto fotovoltaico è stata di un terzo superiore rispetto alla media tedesca. Queste tipologie di impianti, oltre a facilitazioni autorizzative, dovrebbero avere una priorità di accesso alle aste.

A seguire, dovrebbero essere considerati prioritari anche agli impianti collocati in “siti a vocazione prioritaria” appositamente identificati dalle Regioni. 

Su un altro versante, quello “decentrato”, le aste dovrebbero poter prevedere la partecipazione di aggregazioni di pluralità di impianti, favorendo in tal modo anche la crescita dei soggetti “aggregatori”.

Andrebbero poi da subito sperimentati i contratti di lungo termine (PPA, Power Purchase Agreement) che tanto successo hanno avuto all’estero, prevedendo una garanzia pubblica in modo da favorire l’incrocio tra domanda e offerta.

Insomma, sono molti gli interventi che potrebbero consentire di fare rapidamente ripartire il comparto fotovoltaico, con costi molto ridotti. Ma i tempi sono stretti e occorrono segnali chiari, veloci e coerenti con l’ambizione degli obiettivi contenuti nella Strategia Energetica Nazionale.

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