Un anno di operatività dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi

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Il cavo sottomarino che collega Sicilia e Calabria ha iniziato ad operare a pieno regime dall'ottobre del 2016. Assieme all'ingegner Pier Francesco Zanuzzi, AD di Terna Rete Italia, facciamo il punto sull'opera e sul suo impatto sui prezzi elettrici della zona Sicilia.

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Il nuovo cavo sottomarino Sorgente-Rizziconi, che collega dal maggio 2016 Sicilia e Calabria, assicurando uno scambio ulteriore fra l’isola e il continente di 1,1 GW, contro i 300 MW del vecchio elettrodotto, ha appena compiuto un anno di vita operativa.

Ha iniziato ad operare a pieno regime solo da ottobre 2016, ed è quindi il momento giusto per fare un bilancio della sua reale efficacia.

QualEnergia.it aveva già un paio di volte (qui e qui) tentato di comprendere nei mesi scorsi se il nuovo collegamento fosse all’altezza della promessa, fatta al momento della sua inaugurazione, cioè di azzerare il divario di costo del kWh fra Sicilia e il resto d’Italia, un divario che si aggirava sui 600 milioni di euro l’anno, ripianati in bolletta da tutti gli italiani.

Quello che sembrava però emergere, con il passare dei mesi, era che la Sicilia continuava a essere la regione con l’elettricità più cara d’Italia, anche se il nuovo collegamento aveva sicuramente ridotto drasticamente tale gap.

Adesso, con Giacomo Ciapponi, economista e analista del mercato dell’energia per la società milanese di consulenze energetiche milanese Ref-E, possiamo fare un consuntivo annuale più completo e, bisogna dire, che l’impressione avuta nei mesi scorsi viene confermata: l’extracosto nel periodo novembre 2016-ottobre 2017 risulta essere di 183 milioni in più rispetto a quanto sarebbe costata l’elettricità siciliana se il suo prezzo fosse stato uguale a quello del Sud Italia e 108 milioni in più se il suo costo medio fosse stato quello del PUN nazionale.

Per fare un confronto, l’extracosto siciliano nel 2013, ultimo anno in cui il divario non è stato “calmierato” dai provvedimenti legislativi introdotti nel 2014, è risultato essere di 565 milioni di euro in più rispetto al PUN nazionale, e 694 milioni rispetto al costo dell’elettricità nella zona Sud.

«Bisogna però anche considerare che nel 2013 il petrolio costava più di oggi, e visto che in Sicilia si usa olio combustibile più che nel resto d’Italia quell’anno l’elettricità nell’isola è stata particolarmente cara», precisa Ciapponi.

In media il MWh siciliano nel 2016-2017 è costato 10 euro in più di quello del Sud e 6 euro in più del PUN, con un consumo di 1,7 TWh, mentre nel 2013 le differenze erano state rispettivamente di +36 e +30 €/MWh, con un consumo di 1,9 TWh.

Insomma, l’apertura dell’elettrodotto ha ridotto a circa un quarto la spesa per la Sicilia che finisce in bolletta, ma non l’ha certo azzerata. Perché?

«Perché per molte più ore all’anno rispetto a quanto previsto, l’elettrodotto si è “saturato”, ha raggiunto cioè la sua capacità massima di trasporto, senza riuscire a importare abbastanza elettricità a basso costo dal Sud Italia, così da calmierare i prezzi nella Borsa dell’elettricità siciliana».

Così in certe ore, come la sera quando l’apporto del solare sparisce e magari manca anche quello del vento, gli operatori della Borsa elettrica siciliana hanno potuto offrire elettricità a costi elevati, anche 30-40 euro in più che nel resto della giornata, senza timori di restare esclusi dalle aste, visto che l’elettrodotto aveva già raggiunto la sua massima possibilità di trasporto di elettricità a basso costo dal Sud.

E siccome è il prezzo dell’offerta più alta a fare il prezzo di tutta l’elettricità acquistata in quell’ora, quei momenti di saturazione dell’elettrodotto, accumulandosi, hanno finito per far lievitare il costo medio di tutta l’elettricità siciliana

«Questo effetto è stato particolarmente forte nei mesi estivi, quando i consumi siciliani sono molto alti, nei momenti di manutenzione dell’elettrodotto che riducono la sua capacità di import, quando alcuni impianti siciliani sono rimasti chiusi per manutenzioni o guasti, riducendo l’offerta e quando c’è stata scarsa produzione da sole e vento, che hanno invece un effetto calmierante sul prezzo di Borsa».

Insomma l’elettrodotto fa bene il suo lavoro, ma quando si ha una delle non infrequenti condizioni che permettono agli operatori di scommettere di nuovo su prezzi alti, allora si riapre una grande forbice fra prezzi siciliani e italiani.

Forse si sarebbe dovuto costruire un elettrodotto con una capacità un po’ maggiore, per evitare troppi momenti di saturazione?

«Assolutamente no – ci dice l’ingegner Pier Francesco Zanuzzi, AD di Terna Rete Italia – poiché il Sorgente-Rizziconi ha la capacità ottimale dedotta da un attento studio del sistema elettrico siciliano nel corso di molti anni. Noi siamo decisamente soddisfatti dell’opera sia da un punto di vista tecnico che da un punto di vista operativo, a partire dal suo principale obbiettivo: mettere in sicurezza l’approvvigionamento elettrico siciliano, prima a rischio, considerata l’età avanzata di molte sue centrali e le scarse possibilità di scambio con il continente».

Inoltre, aggiunge Zanuzzi, l’elettrodotto ha consentito di utilizzare meglio le rinnovabili siciliane, grazie alla possibilità di esportare verso il continente la loro energia nei momenti di massima produzione, e di ottimizzare le reti elettriche sulle due sponde, migliorando l’efficienza complessiva del sistema e quindi permettendo di evitare grandi quantità di emissioni di CO2.

«Ed è prematuro trarre anche un giudizio definitivo sull’allineamento del costo del kWh fra Sicilia e resto d’Italia – spiega l’esperto di Terna – dopo solo un anno di attività di un’opera che durerà molti decenni. Prima di tutto stiamo via via raffinando l’operatività dell’elettrodotto, e contiamo di sfruttare sempre meglio, in sicurezza, la sua capacità massima. Secondariamente gli ultimi dodici mesi sono stati caratterizzati da poca pioggia e poco vento, fattori che hanno fatto mancare le fonti di generazione più economiche del sistema siciliano. In terzo luogo stiamo lavorando a importanti sviluppi della rete dell’isola che permetteranno di ottimizzare ancora di più gli scambi di elettricità».

E c’è anche da tenere conto, aggiunge Zanuzzi, che ci saranno sempre periodi durante l’anno in cui la manutenzione ordinaria e straordinaria degli elettrodotti, il vecchio e il nuovo, inevitabilmente ridurrà la capacità di trasporto, riportando in alto i costi del kWh in Sicilia.

«Nonostante tutti questi fattori, però, direi che il fatto che l’opera, costata 700 milioni, si ripaghi con i risparmi conseguiti in un anno o poco più, sia già un fatto notevole».

Secondo Terna, quindi, l’opera è stata dimensionata in modo ottimale, considerando costi e benefici, ed è in grado di portare a termine tutti i suoi compiti, senza bisogno di particolari upgrade.

All’orizzonte, però, i gestori della rete vedono altre opere che potrebbero ottimizzare l’utilizzo della produzione elettrica siciliana e permettere ulteriori risparmi e aggiunte di rinnovabili.

«Stiamo portando avanti il progetto di un elettrodotto ad alta tensione e corrente continua fra la Sicilia e la Tunisia, per scambiare elettricità con il Nord Africa, che ha consumi energetici sempre crescenti e grandi possibilità di produzione di elettricità solare: considerata l’importanza geopolitica dell’opera, contiamo su un consistente intervento a supporto dell’Unione Europea», ci racconta Zanuzzi.

Inoltre ci ricorda che è stata avviato un progetto pilota nello storage elettrico con oltre 50 MW già installati in Campania, Sicilia e Sardegna, che consentiranno di ridurre le congestioni di rete e di incrementare i margini di sicurezza di gestione delle reti nelle due isole maggiori. «Ora mettiamo a disposizione il know-how acquisito per un progressivo sviluppo “a mercato” degli accumuli, per aiutare la transizione energetica in atto», conclude Zanuzzi.

Ulteriori iniziative che si integrano bene con il consiglio che Ciapponi indica per abbassare ulteriormente il costo dell’elettricità siciliana

«L’unica fonte che può veramente riuscirci, a questo punto, sembra essere l’eolico: gli unici giorni in cui l’elettricità siciliana riesce a costare meno del PUN, e l’isola esporta quindi verso il continente, sono quelli di forte ventosità. Aumentare gli impianti eolici su terra e soprattutto in mare, moltiplicherebbe questi momenti, facendo scendere il costo medio del kWh siciliano; quindi anche quanto gli italiani devono pagare per compensare la differenza che finora si è avuta».

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