Revisione e proroga Ecobonus, quei dettagli da cui dipende molto

I recenti annunci sulle detrazioni fiscali per l'efficienza energetica confermano che si stanno per adottare modifiche di cui si parla da tempo. Ma diversi aspetti cruciali restano da definire. Un commento di Virginio Trivella, Coordinatore Comitato tecnico scientifico Rete IRENE.

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Mentre il CRESME pubblica gli ultimi dati sull’uso degli incentivi fiscali (QualEnergia.it, Detrazioni per ristrutturazioni ed Ecobonus: 28 miliardi di investimenti nel 2017), si moltiplicano le dichiarazioni che annunciano la loro revisione in occasione della prossima legge di bilancio che, nella bozza predisposta dal Governo, sarà inviata entro poche settimane alla Commissione Europea.

L’audizione di Delrio

Le informazioni più dettagliate sono rintracciabili nelle parole del ministro Delrio (QualEnergia.it, Ecobonus, Delrio alla Camera annuncia stabilizzazione e modifiche in arrivo) che giovedì scorso è stato audito dalla Commissione Ambiente della Camera.

Il ministro delle Infrastrutture ha confermato che diverse proposte di cui si parla da tempo sarebbero ormai mature per l’adozione: dall’inclusione, tra le spese incentivabili, di quelle sostenute per lo smaltimento dell’amianto e per il verde urbano; alla detrazione integrale dei costi per la classificazione sismica degli immobili, autonoma rispetto ai lavori; alla proroga per alcuni anni delle spese di ristrutturazione edilizia delle parti comuni degli edifici condominiali (ma nessuno si è ancora espresso sulla percentuale che sarà detraibile dal prossimo primo gennaio); all’inclusione, tra i soggetti beneficiari, dei proprietari di edifici di edilizia pubblica residenziale; alla modifica del massimale per gli interventi di miglioramento sismico dei capannoni industriali; a un maggior favore per il superamento delle barriere architettoniche in condominio.

Interrogato sulle modifiche allo studio per i futuri criteri di applicazione dell’ecobonus, il Ministro è stato più vago, richiamando alcuni concetti in linea con le proposte che Rete IRENE da tempo promuove: la nuova versione dovrebbe graduare il beneficio premiando chi fa di più, chiarire meglio le categorie di opere incentivabili, coordinare in modo più efficace i diversi interventi realizzati contemporaneamente, facilitare la cessione per gli incapienti, coinvolgere sempre di più gli istituti finanziari. Il tutto entro un orizzonte temporale ragionevolmente stabile e auspicando che le future modifiche non rendano più complicata la fruizione degli incentivi.

Dettagli che mettono a rischio l’efficiacia

Fin qui tutto bene. Alcuni dettagli però, sfuggiti alle analisi già pubblicate nei giorni scorsi, meritano un approfondimento perché dalla loro declinazione dipenderà la capacità futura dell’ecobonus di stimolare efficacemente la diffusione delle riqualificazioni energetiche profonde.

Parlando del perfezionamento degli incentivi, il ministro ha fatto cenno al miglioramento delle classi sismiche ed energetiche. Mentre sull’utilizzo delle prime per graduare l’intensità del sismabonus non si può che essere d’accordo, l’ipotesi di legare il beneficio fiscale al miglioramento di classe energetica dovrebbe essere valutata con molta cautela perché rischia di compromettere la praticabilità dell’accesso all’ecobonus.

La sua introduzione può costituire un nuovo grave ostacolo e sarebbe antitetica rispetto all’esigenza di semplicità più volte auspicata dallo stesso Delrio e invocata da tutti. Bisogna tener presente che già oggi in molti casi è oltremodo difficile individuare soluzioni tecniche economicamente accettabili in grado di soddisfare alcuni requisiti minimi prescritti per le riqualificazioni energetiche, soprattutto in quei Comuni nei quali (come da noi auspicato) vengono effettuati controlli di merito sui progetti.

E infatti il gruppo consultivo ”Legge 90” del CTI sta preparando una proposta per il MISE per rivedere alcuni criteri e parametri. Ma l’esito è incerto e ci vorrà ancora molto tempo. Se a questo si dovesse sommare l’obbligo di raggiungere una data classe energetica si rischierebbe di introdurre soglie di accesso agli incentivi talmente elevate da superare qualunque capacità di persuasione delle assemblee condominiali. L’efficacia della politica di stimolo potrebbe essere gravemente compromessa e, al contrario, si fornirebbero nuovi argomenti a chi è propenso a eludere gli obblighi di riqualificazione. Non è questa la sede per fare esempi, ma siamo disponibili ad approfondire.

Al contrario, la soluzione che è stata adottata con la legge di bilancio 2017 è ciò che serve: premiare chi si impegna a intervenire sugli sprechi (causati dall’inefficienza dell’involucro) in misura superiore a una soglia minima. Questo criterio indica ai proprietari il corretto percorso da seguire e deve essere conservato. Eventuali ulteriori traguardi (come quello attualmente vigente per accedere alla detrazione del 75%, o come il raggiungimento di una classe energetica) devono essere opzionali.

Il nodo della cessione alle banche

Non è poi per niente chiaro come si intenda superare l’ostilità della Ragioneria generale dello Stato verso la cessione delle detrazioni al sistema finanziario, risultando ormai chiaro che esistono diverse valide ragioni a favore del superamento di questa posizione.

L’idea che la cessione alle banche aggravi il bilancio pubblico comincia a essere messa in discussione. A un convegno di ANCE della settimana scorsa, un rappresentante di ABI ha auspicato un approfondimento delle regole Eurostat con il competente organismo europeo al fine di mettere fine a questa interpretazione discriminatoria nei confronti delle banche. Con ciò evidenziando che il loro interesse a prendere in carico le detrazioni è ormai maturo.

Se poi la Ragioneria dovesse obiettare che la cessione alle banche può aumentare il disavanzo non tanto per questioni tecniche ma a causa della maggiore efficacia delle detrazioni (la gente le utilizzerebbe di più, pagando meno tasse), si potrebbe chiamare a soccorso il brillante intervento dell’on. Tino Iannuzzi, vicepresidente della Commissione Ambiente, che ha sottolineato la necessità di superare l’atteggiamento burocratico e ostile del Ministero dell’Economia e della Ragioneria. Non considerando il saldo positivo delle politiche di incentivazione, esso obbliga a valutare la copertura finanziaria di misure che in realtà si autofinanziano.

Anche Ermete Realacci, presidente della Commissione, ha commentato che la questione del coinvolgimento delle banche per il finanziamento degli interventi non si risolve se non si riesce a svincolare tutto il meccanismo della cessione delle detrazioni. Se non si risolve questo problema (il “problema dei problemi”, per citare Iannuzzi) è dubbio che l’ottimizzazione degli strumenti di stimolo potrà essere in grado di dare un vero impulso all’economia e imprimere un cambio di scala alla diffusione degli interventi di riqualificazione energetica e sismica.

I dati CRESME e i margini di miglioramento

Pochi giorni fa è stata pubblicata la nuova edizione del rapporto CRESME sulle detrazioni fiscali. L’impatto complessivo sul sistema-Paese è migliorato, in un anno, di un miliardo e mezzo di euro.

Come negli anni precedenti, le ristrutturazioni edilizie hanno fatto il pieno di investimenti, mentre le riqualificazioni energetiche hanno riguardato meno del 12% del totale delle attività incentivate (consuntivo 2016 e stima 2017) e sembrano aver raggiunto un livello di saturazione, nonostante che il ricorso agli interventi profondi sia ancora piuttosto scarso.

Si può sostenere, di conseguenza, che la capacità di stimolo degli incentivi abbia ancora ampie possibilità di miglioramento. La prossima legge di bilancio non deve sbagliare mossa.

Allieta sentire da Delrio che è in corso una discussione con la Ragioneria per capire “la quantificazione esatta del costo di queste misure”. Speriamo che l’accenno fatto dall’on. Realacci a una vaga apertura da parte del Viceministro Morando sia fondato.

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