Basta nucleare e 6 mld $ su FV, batterie e reti: un’altra utility cambia strategia

In Florida, Duke Energy ha annunciato che abbandonerà il controverso progetto della centrale nucleare di Levy, troppo costoso, per puntare su fotovoltaico e smart grid. La scelta eviterà un rincaro in bolletta per gli utenti. I costi e i tempi del progetto atomico, come da copione, erano lievitati.

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Su queste pagine lo scriviamo ormai da più di 10 anni: anche considerando solo il lato economico in senso stretto, investire nelle rinnovabili e nella generazione distribuita è una scelta molto più razionale rispetto ad insistere su termoelettrico e nucleare.

I grandi dell’energia negli ultimi anni sembrano averlo capito e sempre più spesso ci troviamo a scrivere di utility che cambiano rotta, disimpegnandosi dal fronte delle energie e sporche e investendo sulle nuove rinnovabili, sulle reti, sui servizi energetici.

L’ultima notizia del genere arriva dalla Florida, dove Duke Energy ha deciso di fare dietro front da un costosissimo e controverso progetto nucleare, il Levy Nuclear Project, per puntare su fotovoltaico, accumuli e generazione distribuita.

In conseguenza di questa “inversione a U”, si cancella anche l’aumento delle tariffe, previsto proprio per sostenere i costi dell’oneroso e incerto progetto nucleare.

La svolta

Nei prossimi quattro anni, si legge in una nota ufficiale della compagnia (link in basso), l’utility operativa in 6 Stati Usa investirà quasi 6 miliardi di dollari in 700 MW di fotovoltaico, 50 MW di energy storage, 500 punti di ricarica per veicoli elettrici, contatori intelligenti e modernizzazione della rete.

Come detto, viene archiviato il progetto della nuova centrale nucleare di Levy, formalizzato nel 2013, ma ancora sulla carta.

La decisione è arrivata dopo un accordo con la Florida Public Service Commission per cercare di evitare agli utenti dell’utility gli extra-costi legati al progetto, che Duke Energy avrebbe appunto scaricato su di loro.

Era soprattutto per coprire gli investimenti legati alla nuova centrale nucleare, infatti, che Duke Energy, solo una settimana prima, aveva chiesto al regolatore di poter rincarare le tariffe dell’8,3% dal 2018.

Money talks

Il Levy Nuclear Project, infatti, originariamente doveva costare circa 5 miliardi di dollari ed entrare in esercizio nel 2016.

In un copione ormai classico per i progetti nucleari, tempi e costi previsti sono poi lievitati con il passare degli anni: le ultime stime parlavano di una spesa tra i 17 e i 22 miliardi di dollari per una centrale che non sarebbe stata operativa prima del 2026.

In un contesto con una domanda dell’energia stagnante, prezzi bassi del gas e con rinnovabili e storage sempre più competitivi è facile capire cosa abbia spinto l’utility al dietro front.

Money talks, come amano dire gli americani … e così Duke Energy, che al momento produce da fossili e nucleare quasi tutta l’energia venduta, in 4 anni connetterà alla rete oltre 10 volte la potenza da FV che possiede attualmente, oltre a buttarsi in nuovi e promettenti settori come quello dello storage, della smart grid e della mobilità elettrica.

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