Contro i black-out meglio le batterie del gas? La sfida in Australia

Uno studio prova a calcolare se e quando i sistemi di accumulo elettrochimico saranno più convenienti degli impianti fossili per migliorare flessibilità e sicurezza della rete, coprendo i picchi di domanda e bilanciando la variabilità produttiva delle rinnovabili. Grandi cambiamenti attesi nei prossimi anni.

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La “battaglia” di costi-benefici tra sistemi di storage e impianti a gas per coprire i picchi di domanda elettrica è appena iniziata e già promette sviluppi inaspettati.

Tra 2025 e 2035, evidenzia un recente studio di Wood Mackenzie e GTM Research, le batterie al litio potranno garantire una serie di servizi alla rete elettrica a costi più competitivi rispetto alle centrali alimentate da combustibili fossili. L’analisi riguarda il South Australia, che al pari della California (articolo di QualEnergia.it sulla transizione energetica nello Stato USA) merita attenzione per diversi motivi.

Ricordate la “sparata” di Elon Musk dello scorso marzo su Twitter?

Aveva assicurato di poter realizzare un parco di accumulo da 100 MW/130 MWh in soli cento giorni: il governo dell’Australia meridionale si stava interrogando su come evitare che si ripetesse un black-out esteso come quello che aveva colpito decine di migliaia di cittadini a settembre 2016, propiziato da un’eccezionale ondata di maltempo che aveva oltremodo “stressato” le infrastrutture energetiche locali.

All’inizio di luglio, Tesla ha vinto il bando dello Stato sud-australiano per costruire il …

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