Le rinnovabili nel processo produttivo alimentare, alcune buone pratiche

Nel rapporto "Comuni rinnovabili 2017" di Legambiente c'è un nuovo capitolo che racconta quanto e come le rinnovabili incidono nel bilancio energetico di un processo produttivo e contribuiscono alla valorizzazione dei prodotti alimentari locali oltre che dell'azienda stessa. Alcune buone pratiche.

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L’articolo nella versione digitale della rivista QualEnergia

“Cibo di qualità e Rinnovabili”, la novità del rapporto Comuni rinnovabili 2017 di Legambiente (pagina 68 del documento allegato in basso), è il nuovo capitolo che racconta quanto e come le fonti rinnovabili incidono nel bilancio energetico di un processo produttivo e contribuiscono, in maniera determinante, alla valorizzazione dei prodotti alimentari locali oltre che dell’azienda stessa.

Una scelta fatta, secondo le stime di Istat, da circa ventunomila aziende italiane con l’adozione di tecnologie differenti, dal solare alle pompe di calore alle biomasse e a biogas che Legambiente ha deciso di sottolineare attraverso la premiazione di quattro differenti realtà, ognuna delle quali con caratteristiche diverse nell’utilizzo delle energie pulite.

Tra queste l’Azienda Arte nel Comune di Cerignola (FG) che da giugno 2015 produce prodotti biologici certificati avvalendosi di tecnologie agronomiche sostenibili, coltivando materie prime di altissima qualità utilizzando solo semina su sodo.

Tutta l’energia necessaria ai processi di trasformazione, ma anche quella necessaria a soddisfare le esigenze energetiche dei lavoratori e degli uffici, è prodotta da un impianto a biogas da 625 kWe e 700 kWt, avviato nel 2010 e alimentato per il 50% dagli scarti provenienti dagli 80 ettari di superficie agricola dell’azienda, per il 25% dai sottoprodotti aziendali (foglie d’ulivo, sansa e vinacce, scarti di lavorazione dei cereali, leguminose, scarti di lavorazione della pasta e tifa, erba spontanea raccolta dalla vicina riserva), e, la restante parte, è ottenuta da sottoprodotti (sansa bifasica e foglie d’ulivo, liquami e letami da allevamenti provenienti da aziende partner).

Dalla digestione anaerobica inoltre è prodotto digestato, ottimo come ammendante organico che ha permesso all’azienda di recuperare terreni ormai in fase di desertificazione e di ottenere colture con livelli nutraceutici di altissima qualità. Le analisi di laboratorio confermano un aumento di carbonio organico nei terreni da 1,18% a 1,27% in sette anni.

Altra realtà degna di nota è il birrificio Vapori di Birra che nasce nel 2013 dall’incontro tra un mastro birraio e un professionista della geotermia, con la volontà di utilizzare il vapore geotermico per destinarlo alla produzione della birra.

Le materie prime sono accuratamente selezionate, preferendo le risorse del territorio e tutto il processo è svolto con cura e perizia artigianale di pari passo con le nuove tecnologie. La capacità produttiva annuale è di circa 60 mila litri di birra, imbottigliata o confezionata in fusti di materiale eco-compatibile KeyKeg.

Il vapore geotermico ad alta temperatura e pressione proviene dalla vicina centrale Enel Green Power e copre interamente il fabbisogno energetico del ciclo produttivo, dall’ammostamento alla fermentazione. Il costo dell’investimento iniziale, 66mila euro, è stato per più della metà sostenuto dal Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche. Il tempo di rientro atteso è di cinque anni.

L’impianto a energia rinnovabile ha permesso all’azienda di realizzare un risparmio netto sui costi della fattura energetica di circa il 30%. Il valore aggiunto dell’eco sostenibilità del prodotto e il carattere avanguardistico del processo produttivo, hanno fatto registrare un guadagno d’immagine e di interesse da parte di clienti e consumatori.

Scelta importante è anche quella fatta dal birrificio artigianale Lesster, situato a Lugo di Grezzana (VR). Tutta la filiera di produzione della birra trae le materie prime da risorse locali, tra cui l’acqua purissima di fonte, malti di prima scelta, i migliori luppoli, frumento, segale e lieviti estremamente selezionati.

Da marzo 2017 il birrificio si avvale di una fornitura di energia garantita 100% rinnovabile, contribuendo così a mantenere lo stato di salubrità del territorio e una produzione sostenibile. Il birrificio è alimentato da energia 100% rinnovabile e sta diventando la prima birra italiana a marchio EkoEnergy “Drink Responsible – Birrifici Sostenibili”, l’unica ecolabel internazionale per l’elettricità, che garantisce la provenienza 100% rinnovabile dell’energia e la compatibilità con il territorio degli impianti di produzione.

Caseifici rinnovabili

Ha scelto invece il solare termodinamico, la Nuova Sarda Industria Casearia che ogni anno lavora quattro milioni di litri di latte ovi-caprino ed è caratterizzata dalla presenza di allevamenti di tipo semibrado ­ gli animali si nutrono quasi esclusivamente di pascoli naturali e macchia mediterranea, conferendo così al latte tutti i sapori e gli odori tipici delle erbe spontanee del territorio.

Dal 2010 sono stati installati prima, un impianto fotovoltaico e poi, nel 2015, un impianto termodinamico con una potenza termica di picco di circa 460 kWt, in grado di produrre fino a 600 kg/h di vapore, corrispondenti a 675 t/anno.

Il vapore acqueo così generato integra la fonte energetica tradizionale (fossile) fino al 50% del carico termico necessario, non sprecando in alcun caso l’energia proveniente dal Sole e realizzando un consistente risparmio in termini di combustibile fossile non bruciato (46.500 litri/anno).

Il vapore è adoperato nella fornitura di calore per i processi produttivi del formaggio e delle ricotte rispettivamente per il riscaldamento del latte e del siero. La struttura dell’impianto è posta ad un’altezza tale da consentire al gregge di pascolare al di sotto, trovando nutrimento e refrigerio.

Tra i benefici conseguiti: risparmio dei costi dell’energia in bolletta (che sbloccano risorse per investimenti produttivi aziendali); risparmio di energia primaria (43 tonnellate/anno); minor inquinamento locale; ridotto impatto ambientale; contribuzione alla lotta ai cambiamenti climatici con 150 t/anno di CO2 in meno emesse in atmosfera.

Da non trascurare il vantaggio di natura economica e commerciale: sempre più persone sono sensibili ai temi di natura ecologica e la domanda di salvaguardia ambientale cresce, per cui l’utilizzo di fonti energetiche pulite e rinnovabili costituisce un plus nelle opzioni dei consumatori. Il progetto ha richiesto un investimento di 400 mila euro ma grazie agli incentivi e alla riduzione dei costi, l’investimento rientrerà in meno di cinque anni.

Il rapporto Comuni Rinnovabili (pdf)

L’articolo è stato pubblicato sul n.3/2017 della rivista bimestrale QualEnergia con il titolo “Buono e rinnovabile”

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