Comitati locali lucani chiedono una moratoria sull’eolico

  • 9 Agosto 2017

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Alcune associazioni e comitati locali hanno presentato un documento con le proposte per definire un chiaro regime di regolamentazione e di autorizzazioni dell'eolico in Basilicata, che ritengono fatto con fini speculativi e contro il paesaggio. Lo sviluppo dell'eolico nella regione e la recente sentenza del TAR.

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“Deregolamentazioni, scempi, affari e malaffare”, questo il paradigma dell’eolico in Basilicata, denunciato da una nota stampa di associazioni e comitati locali che chiedono “una moratoria regionale sull’eolico selvaggio e un modello di autoproduzione energetica sostenibile, democratico ed equamente distribuito”.

Le associazioni (vedi elenco in basso), unite da questo comune obiettivo, hanno preparato un documento con alcune proposte per arginare la speculazione e normare appropriatamente il settore. Lo hanno inviato al presidente della Regione, ai consiglieri regionali, ai presidenti delle due province e a tutti i sindaci lucani.

Dal nostro punto di vista va stigmatizzato il fatto che tutte le volte che i comitati locali, non solo quelli lucani, parlano di eolico, che ovviamente dovrebbero essere sviluppato in maniera più regolare di quanto fatto finora, non esitano a parlare, spesso a proposito, di speculatori e operazioni selvagge, quando il più delle volte gli operatori si muovono secondo regole e normative amministrative definite, anche se spesso non certe e stabili.

“Sono anni – si legge nella nota dei comitati locali – che denunciamo la devastazione delle montagne, dei versanti, delle aree agricole e dei paesaggi lucani: installazioni invadenti e speculative di impianti eolici di ogni sorta, dalle gigantesche pale eoliche alte fino a 70-80 metri al così detto mini-eolico, croci alte fino a 50 metri. È il paradigma dell’eolico in Basilicata, una storia di deregolamentazioni, di scempi, di affari e malaffare … in una logica solo affaristica e non certo di sostenibilità energetica, come vorrebbero indurci a credere”.

L’eolico in Basilicata

Da venti anni la Basilicata è oggetto di sfruttamento spietato del proprio territorio. Dalle estrazioni petrolifere ai giganteschi impianti per i rifiuti.

Tra 2014 e la fine del 2016 la potenza eolica in Basilicata è quasi raddoppiata, passando da 475 MW a 866,8 MW, con 722 impianti in totale. Oggi è seconda solo alla Puglia, che sempre a fine 2016, aveva 892 impianti per 2.440,9 MW.

Nei primi sei mesi del 2017, inoltre, sono stati installati nella regione circa 180 MW di nuovi impianti eolici su 199,1 MW installati in Italia in questo periodo, quindi dieci volte quanto installato nella regione nel 2016 (vedi grafico – dati tratti dall’Osservatorio sulle fonti rinnovabili elaborato da Anie Rinnovabili su dati Gaudì).

Quindi anche l’eolico è visto meramente come l’ennesima attività industriale, un’altra tecnologia che sfrutta il territorio lucano, portando, dicono le associazioni e i comitati locali, scarsi benefici economici, perdendo di vista tuttavia i benefici ambientali più generali.

Il quadro normativo e i suoi gap

“In particolare la Legge Regionale n. 8/2012 e il Piano di indirizzo energetico ambientale (PIEAR), con un disciplinare, a forte sospetto di illegittimità – spiegano le associazioni – stanno consentendo non solo di innalzare ogni giorno a ritmi incessanti, nuove pale – avendo tra l’altro approvato procedure molto semplificate per gli impianti fotovoltaici ed eolici compresi fra 200 kW e 1 MW – ma anche di scorrazzare, da parte di speculatori di ogni sorta, all’interno dello spazio deregolamentato degli impianti eolici a micro-generazione: in particolare quelli con pale inferiori a 200 kW di potenza (circa 40 m di altezza), che possono essere installate senza particolari vincoli di distanza l’una dall’altra, in prossimità di strade, abitazioni, terreni agricoli, e senza essere sottoposti ad alcuna autorizzazione regionale e/o comunale”.

Si ricorderà, a tal proposito, il recente tentativo della Regione Basilicata di normare l’installazione di impianti a fonti rinnovabili sotto al MW tramite una delibera di Giunta Regionale (n. 175 del 2 marzo 2017) bloccata dal TAR, non solo per incompletezza dell’iter amministrativo di approvazione e inosservanze delle disposizioni della Legge Regionale n. 54/2015, ma in quanto i limiti e i vincoli definiti nelle linee guida non trovano applicazione nel PIEAR, e in assenza pure di un piano paesistico (si veda QualEnergia.it “Basilicata, il Tar cancella le linee guida per impianti a fonti rinnovabili sotto al MW“.

Una sentenza, che secondo alcuni osservatori, era più che opportuna, almeno per gli impianti mini eolici che dovrebbero essere sottoposti solo ad una procedura autorizzativa semplificata (PAS).

A fine luglio, in seguito all’intervento del TAR, il Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, ha ricevuto un’interrogazione dal Capogruppo M5S Basilicata, Gianni Leggieri, in cui si chiedevano notizie sullo stato dell’arte del piano paesaggistico. Per ora non ci sono novità in merito.

Le richieste delle associazioni

“A prescindere dalle motivazioni di annullamento più o meno infondate e opportune da parte del TAR – prosegue la nota delle associazioni – non è ammissibile che sia consentito, in questa regione, di calpestare il bene e l’interesse pubblico e i diritti dei cittadini e delle comunità locali, a favore di un manipolo di speculatori”, dicono nel comunicato.

Per queste ragioni le associazioni chiedono al Presidente della Provincia di Potenza e a tutti i sindaci dei comuni interessati da installazioni selvagge di impianti e parchi eolici e mini eolici, di:

  • Convocare una conferenza istituzionale, con la partecipazione delle associazioni ambientaliste e dei comitati dei cittadini interessati per discutere e definire le modalità di un’immediata moratoria sul territorio regionale, al fine di bloccare tutte le istallazioni in corso, sino all’approvazione del Piano paesistico regionale e di una nuova normativa regionale.
  • Chiedere un incontro urgente al Ministro competente e portare un’istanza in parlamento, anche attraverso i due sottosegretari lucani, per denunciare e informare sulla devastazione in atto, finalizzata solo al profitto e alla speculazione e non a una sostenibilità energetica, che presuppone una distribuzione democratica e diffusa dei benefici, che solo un altro modello di organizzazione e distribuzione degli impianti può assicurare.
  • Modificare in tempi brevissimi il PIEAR e, contestualmente, approvare una Legge Regionale, che prenda atto delle leggi precedenti (nazionali e regionali) e – trovando sostegno nei “Principi di sussidiarietà e di leale collaborazione tra lo Stato e le Regioni” del D. Lgs. 152/2006, che lascia ampio spazio alle Regioni di regolamentare in modo più restrittivo la materia, per tutelare i luoghi, i paesaggi, le culture e le economie locali – definisca un chiaro regime di regolamentazione e di autorizzazioni, mettendo fine al proliferare “artificioso” di frazionamenti catastali e di singole istallazioni di mini eolico e all’elusione delle leggi.

Le associazioni firmatarie del documento: Movimento Potenzattiva, Wwf Potenza e Aree Interne, Italia Nostra Potenza, Io vivo qui ascoltami, No TRIV Basilicata, Comitato No Eolico Cerreta, Comitato No Eolico Montocchio e Montocchino, Comitato No Eolico Piani del Mattino e Contrade, Unione Sindacale di Base (USB), Comitato No Radar Monte Li Foj Picerno, Cova Contro, Comitato No Antenne Contrada Poggiocavallo.

QualEnergia.it a fine agosto riprenderà la questione dell’eolico in Basilicata, approfondendo le ragioni di operatori e comitati locali.

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