UE, il voto cruciale per l’efficienza energetica del quale non si parla

Una revisione delle regole contabili europee sul trattamento dei contratti EPC pubblici-privati permetterebbe nuovi massicci investimenti in efficienza energetica nel'UE. Nonostante ciò, alcuni istituti nazionali di statistica – in particolare quello tedesco – si oppongono. Un intervento di Monica Frassoni.

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Nei prossimi giorni gli Stati Membri decideranno se le regole contabili europee sul trattamento dei contratti pubblici-privati di prestazione energetica (Energy Performance Contracts, EPCs) debbano essere modificate.

La posta in gioco è alta. Una revisione permetterebbe massicce dosi di investimento privato nell’economia UE. Eppure alcuni istituti nazionali di statistica, che sono chiamati a prendere  posizione entro domani, 25 luglio, si oppongono.

Al momento c’è un’incongruenza nel come le regole sono applicate agli investimenti pubblici/privati per il settore dell’efficienza energetica, che vengono conteggiati all’interno dei bilanci nazionali, rispetto agli investimenti pubblici/privati per strade e autostrade, considerati fuori bilancio.

Le autorità pubbliche – città, enti locali e sindaci – sono al momento costrette a classificare come debito pubblico i finanziamenti da terzi per interventi di efficienza energetica e ciò significa che devono spesso rifiutare buoni progetti oppure mandare in negativo i loro risultati contabili.

La riforma aprirebbe le porte a grosse somme di investimenti privati – per esempio da banche o casse di previdenza che investono attraverso ESCo – che sarebbero ripagati dai risparmi sulla bolletta energetica.

Questi investimenti privati entrerebbero nell’economia europea, che ha la vitale necessità di finanziare edifici energeticamente più efficienti, illuminazione pubblica a prezzi più convenienti, aria più pulita e maggiore sicurezza energetica per i cittadini UE, il tutto senza alcun rischio per le autorità pubbliche.

Allo stesso tempo si aiuterebbero gli Stati Membri a dare attuazione all’Accordo di Parigi,  e conseguendo al minor costo possibile gli obiettivi su clima ed energia al 2030.

Molti Paesi UE si trovano ancora a fare i conti con bassi tassi nell’aumento della  crescita e degli investimenti. Il mantra ripetuto dovunque è che attrarre investimenti del settore privato negli affari e nelle infrastrutture dell’Unione sarà la chiave per una ripresa economica stabile in Europa.

Un’ampia gamma di stakeholder, tra cui Commissari UE, Comuni, imprese, investitori e rappresentanti della società civile concordano che la riforma del trattamento contabile degli EPCs è uno degli elementi chiave per colmare questo divario negli investimenti.

Per le ragioni esposte sopra e a riprova del fatto che il cambiamento è sia proporzionato che giustificato, già numerosi investimenti in efficienza energetica per edifici pubblici, dalla Spagna alla Slovacchia, sono stati cancellati.

Prove e argomentazioni sono state ampiamente considerate e approfondite  all’interno della comunità statistica. Eurostat si è fatta avanti per suggerire soluzioni basate sul riconoscimento di servizi energetici forniti attraverso EPCs semplicemente come tali – servizi energetici, con soluzioni finanziarie e rischi operativi a carico degli operatori del settore privato.

Un gruppo di paesi progressisti tra cui Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda riconosce l’importanza strategica di trovare una soluzione al problema e si impegna a passare dalle proposte ai fatti.

Tuttavia, non tutti sembrano condividere la stessa idea positiva e sappiamo di grandi distributori europei di energia – i cui modelli di business dovrebbero affrontare profonde modifiche se passasse la revisione in discussione  – che stanno attivamente esercitando pressioni contro il cambiamento: hanno fatto avanzare dubbi,  oltre che di quello tedesco,  anche degli istituti nazionali di statistica di Svezia e Finlandia.

Non si tratta di un astratto problema accademico. Gli Stati Uniti hanno già un sistema contabile simile a quello proposto da Eurostat e il mercato statunitense dei servizi energetici vale intorno ai 4-6 miliardi di dollari l’anno, rispetto a quello attuale europeo di soli 150 milioni di euro.

La Relazione intermedia sulla finanza sostenibile, pubblicata recentemente dall’High-Level Expert Group on Sustainable Finance, ha evidenziato il problema delle regole contabili EPC come una priorità da risolvere, riconoscendolo come una leva chiave che l’UE può attivare per attrarre, velocemente ed efficacemente, finanziamenti significativi dal settore privato, con grandi opportunità di investimento, nuove possibilità lavorative per cittadini europei di aziende UE che realizzano progetti infrastrutturali comunitari.

All’indomani della crisi del debito sovrano e finanziario e davanti alla serissima minaccia che i cambiamenti climatici pongono al nostro stile di vita europeo, tutti gli attori del sistema finanziario devono cambiare per arrivare all’economia sostenibile di cui abbiamo bisogno, comprese le istituzioni che la governano.

Gli istituti nazionali di statistica devono avere un ruolo attivo nell’aiutare a creare le nuove regole del gioco necessarie per sostenere la trasformazione dell’UE in un’economia sostenibile.

Articolo pubblicato nella versione originale in inglese il 20 luglio 2017 su Euractiv; ripubblicato con il consenso dell’autrice.

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