Ricerca idrocarburi, per la Consulta è sbagliato escludere le Regioni

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La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’art. 38, comma 7 dello "Sblocca Italia" che assegnava al MiSE tutte le competenze per rilasciare le concessioni oil&gas a terra e in mare, senza coinvolgere in modo adeguato gli enti locali interessati da tali attività. I possibili sviluppi della sentenza.

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Il Governo ha sbagliato a escludere le Regioni dal procedimento per assegnare le nuove concessioni alle attività nel settore degli idrocarburi.

Questo, in estrema sintesi, è il giudizio della Corte Costituzionale nella sentenza n. 170 (allegata in basso), chiamata da alcune regioni, Abruzzo in testa, con un ricorso depositato nel 2015, a esprimersi su varie questioni di legittimità costituzionale del provvedimento “Sblocca Italia” (rivedi QualEnergia.it sui contenuti del decreto).

I ricorrenti, tra le altre cose, avevano impugnato in particolare l’art. 38, comma 7, del DL n. 133/2014, lamentando il mancato coinvolgimento regionale in una materia – produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia – di competenza concorrente e non esclusiva dello Stato, nel cui ambito, scrive la Consulta, vanno ricondotte le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi sulla terraferma.

L’articolo contestato prevede l’adozione, da parte del Ministero dello Sviluppo economico, di un “disciplinare tipo” per stabilire come conferire il titolo concessorio unico e le modalità di esercizio delle relative attività oil&gas a terra e in mare.

Secondo i giudici costituzionali, l’art. 38, comma 7, “è costituzionalmente illegittimo, nella parte in cui non prevede un adeguato coinvolgimento delle Regioni nel procedimento finalizzato all’adozione del decreto del Ministero dello Sviluppo economico con cui sono stabilite le modalità di conferimento del titolo concessorio unico […]”.

“La sentenza della Corte – ha commentato il presidente del consiglio regionale campano, Rosa D’Amelio, insieme con il presidente della commissione ambiente del medesimo consiglio, Gennaro Oliviero – ha chiaramente indicato che l’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi sia un tema in cui debba rientrare anche la competenza regionale, così come noi chiedevamo. Con le altre regioni abbiamo presentato un ricorso, rivendicando la partecipazione dei territori alle decisioni che riguardano alcuni temi come quello ambientale, dove devono ridiventare protagonisti gli enti locali, tra cui i comuni interessati”.

Che cosa potrà succedere a questo punto?

La sentenza della Consulta, evidenzia in una nota stampa il Coordinamento nazionale No Triv, “contiene elementi che, se opportunamente sfruttati, potrebbero disinnescare anche il nuovo e contestatissimo Disciplinare-tipo pubblicato dal MiSE il 3 aprile scorso, che oggi regolamenta il rilascio dei titoli per la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi”, perché il Governo non ha coinvolto le Regioni, che invece avrebbero dovuto rilasciare l’intesa.

Finora, prosegue la nota, “hanno impugnato il Disciplinare-tipo le sole Regioni Veneto e Abruzzo. Si confida che possano integrare i ricorsi già depositati, tenendo conto degli importanti elementi contenuti nel dispositivo della Corte”.

La sentenza della Consulta (pdf)

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