Il misterioso caso della trasmissione di elettricità a distanza

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Un inventore abruzzese, Marco Santarelli, ha annunciato di essere in grado di trasmettere l'elettricità a distanze di centinaia di metri, grazie a «bobine di Tesla» che funzionano in risonanza. La notiza dell'invenzione, pubblicata da alcuni organi di stampa, non è però suffragata da prove scientifiche e sperimentali. Tutti i nostri dubbi.

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«Extraordinary claims require extraordinary evidence», affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie.

Questa frase, resa popolare da Carl Sagan, ma inventata dal sociologo Marcello Truzzi, viene sempre alla mente quando ci si trova di fronte a “invenzioni troppo belle per essere vere”, proposte da personaggi al limite, o talvolta molto lontani, del mondo scientifico.

Purtroppo raramente la richiesta di prove e dimostrazioni straordinarie viene soddisfatta.

Ultimo caso del genere la notizia, uscita qualche settimana fa su molti organi di stampa che un inventore italiano, Marco Santarelli, con il suo gruppo di collaboratori riuniti in Res On Network (che si definisce “un istituto internazionale di Ricerca e Sviluppo, con sedi a Londra e Italia”), ha annunciato di essere in grado di trasmettere elettricità a distanze di centinaia di metri, grazie a «bobine di Tesla» che funzionano in risonanza. Un progetto chiamato “Elastic Energy”.

In particolare la notizia riguardava la dimostrazione pubblica, ma senza alcun ricercatore indipendente a verificare cosa stesse accadendo, della trasmissione di elettricità da una spiaggia al terzo piano della torre di Cerrano, in Abruzzo, dove avrebbe acceso una lampadina da 30 watt, coprendo una distanza in aria di 500 metri.

Dopo l’esperienza in Abruzzo, annuncia Santarelli, ci saranno nuove dimostrazioni pubbliche, apparentemente ancora senza controllo indipendente, tenute su distanze fino a 20 km.

Fosse vero, una scoperta simile per il mondo dell’elettricità sarebbe più o meno l’equivalente del trovare la cura del cancro per la medicina: fare a meno dei cavi per la trasmissione elettrica, renderebbe tutto il sistema energetico più economico, sostenibile e flessibile.

Troppo bello per essere vero? Il sospetto che sia così viene dall’analisi di cosa sia Res On Network e dal curriculum di Santarelli.

Chi scrive non vuole negare, fino a prova contraria, la buona fede dell’inventore abruzzese e dei suoi collaboratori, ma francamente a vedere la loro comunicazione non si può che essere stupiti dalle similitudini con altri casi di mirabolanti “invenzioni destinate a rivoluzionare il mondo, ma sparite poi dai radar dopo anni di promesse non mantenute e, spesso, dopo tanti fondi raccolti e finiti chissà dove.

Una comunicazione che soffre di un eccesso di informazioni rutilanti, ma irrilevanti, accoppiato a un difetto di presenza di quelle veramente importanti.

Per esempio, se il curriculum di un qualsiasi ricercatore o professore universitario è in genere molto asciutto e comprende solo gli studi fatti, le posizioni ricoperte e le pubblicazioni ottenute su riviste scientifiche peer review, vedendo la home page di Marco Santarelli si scopre che lui è “troppe cose” insieme: di formazione è un filosofo, ma si occupa di algoritmi, reti energetiche, divulgazione scientifica, realizzazione di libri e trasmissioni Tv, analisi dei dati (calcistici) per i media, educazione (spesso viene definito “professore” perché insegna in corsi di formazione), collaborazioni con importanti aziende (GSE, GME, Enel Green Power, Università) e , naturalmente,  invenzioni di ogni tipo (da un “robot” che analizza i consumi energetici, a una turbina eolica che sfrutta il soffio in uscita da impianti di aereazione).

Peccato però che la lista delle pubblicazioni scientifiche, a monte di tante competenze, si scopre essere praticamente vuota.

Stessi dubbi vengono vedendo il sito del suo ResOnNetwork, grafica raffinata, ma estrema vaghezza quanto ad attività, risultati e contenuti.

Per esempio, la spiegazione del funzionamento della Elastic Energy cita prima la trasmissione di onde elettromagnetiche e poi quella tramite un campo magnetico fra due bobine.

Le due modalità non sono intercambiabili: la prima è una tecnica di trasmissione di energia a distanza ben conosciuta, ma poco usata per lo scarso rendimento, la seconda è altrettanto nota, ma mai effettuata oltre un paio di metri.

Persino sugli indirizzi “a Londra e in Italia” c’è da discutere: la presunta sede a Londra è in realtà una società che affitta recapiti e servizi di segreteria: niente di illegale in questo, ma l’impressione è, di nuovo, che si punti più all’apparenza che alla sostanza. E per quanto riguarda l’indirizzo italiano, in provincia di Teramo, corrisponde a una palazzina di una abitazione, e chi ha uno studio nello stesso portone ci ha detto di non aver mai sentito parlare di ResOnNetwork.

Il “centro di ricerca” vanta poi molte partnership, anche se non proprio fra istituti di eccellenza scientifica, fra le quali figurano anche agenzie pubblicitarie, media e società edili, ma si insiste particolarmente sull’“endorsement (cioè patrocinio, ndr) del programma NetOnNets, di cui sono autori Gregorio D’Agostino di Enea e Antonio Scala di CNR e dell’Università della California, Berkeley”, citandolo anche in relazione alle dimostrazioni di Elastic Energy, come se fossero direttamente coinvolti.

Abbiamo sentito D’Agostino che ha confermato di conoscere Santarelli, che ritiene persona seria, e di aver collaborato con lui all’organizzazione di eventi. Ma NetOnNets, spiega, non è un “programma”, ma un’associazione che organizza incontri fra scienziati, convegni e congressi.

D’Agostino e Scala hanno certo incoraggiato, a titolo personale, Santarelli a proseguire le sue ricerche, e questo sarebbe l’”endorsement”, ma non sono affatto coinvolti in esse e non possono dire nulla sulla loro validità, leggiamo nel sito di Santarelli.

Anzi lo avevano pregato esplicitamente di non citare le loro affiliazioni ad Enea e Cnr, che non c’entrano nulla con le loro attività private e tantomeno con Elastic Energy.  

(Rettifica: in seguito il dottor Antonio Sala ci ha comunicato di non sapere nulla delle attività di “ricerca” di Marco Santarelli e di non averlo quindi incoraggiato in alcun modo o avergli dato altri tipi di “endorsment”).

Purtroppo, anche questo voler associare, un po’ a forza, il proprio nome a quello di prestigiose organizzazioni scientifiche o di chi vi lavora, è un altro tratto distintivo di chi vuole o fare un po’ di fumo intorno alle proprie iniziative, o non si ritiene molto sicuro dei propri mezzi e prova, per così dire, a brillare di luce riflessa.

Infine l’esperimento di trasmissione a grande distanza di elettricità, non è stato preceduto da alcuna pubblicazione sui principi teorici che vi sarebbero alla base e di almeno una descrizione sommaria dei dispositivi usati, cose normali nel corso degli sviluppi scientifico-tecnologici, la cui assenza non si spiega neanche con le consuete “ragioni di riservatezza e brevetti”, in quanto, anzi, una pubblicazione su una rivista scientifica prova la “primogenitura” del concetto.

Insomma, non siamo nel XVII secolo, e l’innovazione tecnico scientifica non procede tra segretezza ed eventi-spettacolo, ma attraverso una collaudata, severa procedura fatta di ipotesi, esperimenti, pubblicazioni e verifiche incrociate da parte di altri ricercatori, che evita sia abbagli che truffe.

Comunque sia, basarsi solo su quanto si trova in rete per giudicare questa vicenda sarebbe ingiusto, per cui abbiamo deciso di incontrare Santarelli via Skype, facendoci accompagnare da un fisico teorico dell’Istituto dei Sistemi Complessi del Cnr di Firenze, Ruggero Vaia, che valutasse l’attendibilità scientifica di quanto dichiarato.

Diciamo subito che l’incontro non ha chiarito nessuno dei dubbi esistenti in precedenza: Santarelli ha ribadito che la trasmissione di energia avviene per induzione fra due bobine “in risonanza”, senza uso di onde elettromagnetiche come trasporto (contraddicendo quanto scritto sul suo sito), e che lungo il percorso ci sono alcuni “sensori” intermedi, che assorbono, accumulano (non si sa dove) e ritrasmettono (non si sa come) l’energia ricevuta, fino a raggiungere il bersaglio.

Il fisico ha inutilmente cercato di capire come questo possa avvenire, visto che gli attuali sistemi di induzione elettromagnetica funzionano al massimo a poche decine di centimetri di distanza, ma Santarelli non ha risposto nel merito, rimandando le spiegazioni tecniche all’invio di un lavoro scientifico che starebbe scrivendo.

Nessuna spiegazione chiara neanche sul perché queste dimostrazioni siano fatte invitando il pubblico, ma non ricercatori competenti e indipendenti che verifichino cosa stia succedendo: Santarelli lamenta la scarsa attenzione ricevuta in precedenza “dagli scienziati” (la presunta ostilità della scienza ufficiale è un altro “classico” di queste vicende) e di non chiarite “brutte esperienze” avute al Cnr nel periodo 2011-12.

Vaia ha allora ribattuto che sarebbe bastato pubblicare qualcosa su una rivista seria, per ottenere l’attenzione piena dei ricercatori, ma Santarelli ha detto che questo gli avrebbe portato via troppo tempo, che ha speso meglio sperimentando in pratica le sue varie invenzioni e impegnandosi nelle attività con cui si guadagna da vivere.

Santarelli ammette che Enea e Cnr sono stati citati a sproposito nei vari annunci stampa, in quanto non hanno partecipato in alcun modo allo sviluppo di Elastic Energy, anche se insiste che c’è interesse da parte di un capodipartimento Enea “di cui non ricorda il nome” verso i suoi risultati e che dovrà presto incontrarlo.

Nega recisamente che tutti questi “eventi pubblici”, al posto di pubblicazioni scientifiche e test seri, servano per attrarre attenzione e raccogliere fondi da potenziali investitori, ma poi si lascia sfuggire che sta lavorando ad Elastic Energy con soli 50mila euro raccolti fra privati, salvo poi correggersi che i “privati” sono lui e suoi parenti. Gli eventi, aggiunge, servono solo ad aggirare il silenzio dovuto all’ostracismo delle istituzioni scientifiche.

Però, a onore di Santarelli, l’inventore di Elastic Energy ha promesso di compiere una dimostrazione di fronte all’inviato di QualEnergia.it, a Vaia e ad altri ricercatori nel mese di settembre.

Durante questa dimostrazione si è impegnato a illustrare i principi teorici che stanno dietro alla scoperta e poi di far visionare i suoi dispositivi a degli scienziati, dietro formale dichiarazione di riservatezza, e metterli infine in funzione su una lunga distanza, mostrando così in modo inequivocabile che l’energia viene trasmessa in un arco di decine di metri, istantaneamente, con un buon rendimento e con il solo tramite di campi magnetici.

Se manterrà questo impegno già si differenzierà molto da altri pseudo-inventori di cose eclatanti, che hanno promesso per anni di far svolgere test controllati indipendentemente sui loro dispositivi, senza mai mantenere quanto dichiarato.

Non che questo basti però a scuotere lo scetticismo del fisico Vaia che ci ha detto: «Il punto è che l’induzione elettromagnetica è un fenomeno noto da 150 anni e strettamente regolato dalle equazioni di Maxwell. Secondo queste la trasmissione di energia elettrica a decine o magari centinaia di metri fra due piccole bobine elettriche è semplicemente impossibile. Quindi o si tratta di qualcosa di diverso, come la trasmissione di energia fra un emettitore laser o di microonde e un sistema ricevente, una tecnologia ben conosciuta e di basso rendimento, o c’è sotto qualche trucco, o bisogna riscrivere la fisica. Delle tre ipotesi la terza mi sembra la più improbabile».

Lo vedremo a settembre.

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