Scrivi

La nuova edilizia e la sfida dell’efficienza energetica

Mentre a Rebuild il settore mostra quanto si può fare, anche dal punto di vista energetico, con le nuove soluzioni edilizie off-site e digitalizzate, il Governo sembra voler frenare l'Europa sui target per l'efficienza energetica. Sarebbe un errore, perché per l'innovazione e gli investimenti servono obiettivi ambiziosi.

ADV
image_pdfimage_print

Mentre il mondo dell’edilizia mostra che le soluzioni innovative per fare efficienza energetica, riducendo i costi, ci sono e sono già applicabili, il Governo italiano si spaventa e frena proprio davanti a quegli obiettivi europei che servono per dare al settore le certezze necessarie ad attirare gli investimenti.

Così, da Rebuild, la due giorni di convegni sull’edilizia innovativa che si è conclusa oggi a Riva del Garda, si commenta la posizione che l’Italia vorrebbe portare portare a Bruxelles lunedì 26 giugno al Consiglio dei ministri europei dell’Energia.

Stando a fonti ben informate, infatti, sembra che il nostro esecutivo sosterrà la proposta di ridimensionare il target sulla riduzione dei consumi dal 2021 al 2030, portandolo dall’1,5% annuo proposto dalla Commissione all’1%, accodandosi così allo schieramento del blocco frenante, fatto in gran parte dai paesi dell’Est Europa e contrapposto a Francia e Germania.

“Una posizione che dovrebbe mettere in allarme e che non è giustificata”, ha commentato Gianni Silvestrini, qui in veste di membro del comitato scientifico della manifestazione e presidente di GBC Italia.

“Il Governo – ha spiegato Silvestrini – motiverebbe la richiesta di un obiettivo più modesto con l’onerosità per un paese relativamente efficiente come il nostro di ottenere altro risparmio energetico. Ma, specie nell’edilizia, c’è moltissimo da fare e proprio in questa due giorni abbiamo visto come, grazie alle nuove soluzioni, a partire dall’edilizia off-site, questo si possa fare a costi sempre minori. D’altra parte è la stessa industria ormai a spingere per obiettivi ambiziosi: serve un quadro chiaro che dia sicurezza agli investitori”.

Già due anni, fa, come si ricorderà, da Rebuild era partita la call for action ‘#1casa1minuto‘, con cui si invitava a riqualificare oltre 18 milioni di abitazioni in Italia entro i 18 milioni di minuti che allora ci separavano dal 2050 (oggi sono circa 17 milioni).

Allora si invitava a puntare a questo obiettivo soprattutto con l’industrializzazione dell’edilizia, esaminando con interesse il caso dell’Energiesprong, il programma olandese con cui, grazie a soluzioni standardizzate e prefabbricate, si riqualificano energeticamente le abitazioni anche in una singola giornata e con un invasività minima.

Due anni dopo, proprio l’edilizia off-site è diventata il focus dell’evento (si veda l’outlook che abbiamo pubblicato ieri per un approfondimento sui contenuti).

“Una scelta provocatoria”, come ha spiegato il presidente del comitato scientifico di Rebuild Ezio Miceli, ma, a quanto si è visto dall’evento, nemmeno troppo: sono diverse le aziende italiane che già stanno percorrendo questa strada, cioè spostando la produzione dalla fabbrica al cantiere e adottando nuove soluzioni e materiali.

“Stiamo andando verso una modifica importante dei tratti del settore, aziende che parlano sempre di più linguaggio della manifattura: per questo quest’anno si parla di Italia”, ha sottolineato Thomas Miorin, presidente di RE-Lab, l’associazione che organizza Rebuild.

“L’ibridazione dei processi produttivi tra fabbrica e cantiere – ha spiegato – ha impatti economici e sociali profondi: superiore efficienza, minori costi, più alta affidabilità nei tempi di consegna e negli standard produttivi, nuovi luoghi di produzione con maggiore sicurezza e comfort”.

Assistendo ai vari focus dell’evento, si nota effettivamente aria di novità. Se l’edilizia, specie in Italia, è sempre stata piuttosto refrattaria all’innovazione rispetto ad altri settori, molto potrebbe cambiare spostando il focus sulla manifattura.

Digitalizzazione, automazione, nuovi materiali e nuovi processi – si è visto nei molti esempi (alcuni dei quali racconteremo nei prossimi giorni) – permettono di agire tanto sul nuovo quanto, strategicamente, sull’esistente.

A spingere l’edilizia in questa direzione, ha sottolineato Stefano Firpo, direttore generale per la politica industriale e le PMI del MiSE, intervenuto nella plenaria di chiusura, ci sono i nuovi incentivi del programma Industria 4.0: “abbiamo voluto disegnare il sostegno con un approccio aperto e l’edilizia off-site perfetto è un campo perfetto di applicazione”.

Le innovazioni al centro di Rebuild, si è detto più volte nei vari dibattiti, dovrebbero evitare che si ripeta la fallimentare esperienza della precedente ondata di edilizia ad alta percentuale di prefabbricazione, quella degli anni ’60, e dovrebbero permettere di valorizzare quella “artigianalità italiana” di cui spesso si è parlato in questi due giorni.

Con le nuove tecnologie, ha spiegato Micieli, non è più uno svantaggio neanche la struttura “pulviscolare” del settore in Italia, fatto di tantissime piccole aziende: “con queste soluzioni anche un’azienda di 10-20 persone può essere competitiva a livello internazionale”.

Certo non mancano i punti su cui riflettere e gli equilibri da mantenere: quello tra automazione e tutela dell’occupazione, tra standardizzazione e customizzazione, tra realtà produttive locali e un’edilizia fatta sempre più nelle fabbriche, cioè lontano da dove viene applicata. Ma, in generale, le prospettive sembrano buone.

Interessante per i lettori di QualEnergia.it il fatto che, in questo nuovo modo di progettare e costruire, cadano completamente le barriere tra edilizia, impiantistica, gestione e autoproduzione dell’energia: edifici concepiti come microgrid, coperture fotovoltaiche, facciate che integrano i motori delle pompe di calore e molte altre soluzioni diventano la norma.

Per mettere questa nuova edilizia al servizio degli obiettivi di risparmio energetico nazionale, ma anche per creare una massa di domanda tale da rilanciare il settore, c’è però da intaccare l’enorme potenziale dei condomini, sui quali finora è stato difficile agire.

Qui servirebbe la spinta della politica.

“Le novità introdotte all’Ecobonus nell’ultima Legge di Stabilità (che premiano più generosamente le riqualificazioni sulle parti comuni dei condomini, ndr) – ha fatto presente Silvestrini – vanno nella giusta direzione, ma si fermano prima di quanto proposto da noi. Il problema resta quello dell’accesso al credito: è fondamentale la portabilità delle detrazioni e che si possano cedere a banche e altri soggetti, possibilità che per ora, e solo grazie ad una recente modifica, è limitata agli incapienti. Ci aspettiamo modifiche in questo senso.”

Che le modifiche alle detrazioni fiscali siano nei progetti del Governo è stato confermato anche dal rappresentatene dello Sviluppo Economico, Stefano Firpo.

“Sia le detrazioni per l’efficienza energetica che quelle per le ristrutturazioni possono essere migliorate e rifocalizzate. L’incentivo ora copre troppo e male”.

Nella SEN in consultazione, ricordiamo, la proposta è quella di stabilizzare il meccanismo ma con massimali unitari di spesa e modulando la detrazione in base al risparmio energetico atteso nonché l’idea di “estendere la portabilità del titolo” al fine di “agevolare il coinvolgimento degli operatori”, facendo partecipare “anche istituti finanziari, almeno per interventi radicali sull’edificio”.

Se queste misure si concretizzassero, permettendo di fare per condomini e affittuari quello che la misura finora ha prodotto essenzialmente solo per proprietari e singole abitazioni, sarebbe sicuramente un ottimo volano anche per questa edilizia rinnovata di cui si è parlato a Riva del Garda.

ADV
×