Fotovoltaico domestico: come proteggersi dalle offerte fuori mercato

Molti venditori in giro per l'Italia offrono alle, spesso ignare, famiglie, impianti fotovoltaici sovradimensionati rispetto ai loro consumi elettrici e a costi molti elevati per kW installato. Un approccio che rischia di danneggiare il mercato. Come difendersi da questi "piazzisti" di energia solare.

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È bene che i consumatori prestino grande attenzione alle proposte di realizzazione di impianti fotovoltaici domestici sui loro tetti da molti venditori in giro per l’Italia.

Sappiamo ormai da tempo che vengono fatte alcune offerte “standardizzate” a potenziali acquirenti che considerare “fuori mercato” è un eufemismo.

Acquirenti ignari dei reali prezzi in discesa di questa tecnologia possono realmente incappare in offerte, spesso corredate da qualche collegamento con marchi energetici celebri, che vanno solo a vantaggio del “venditore”. Non possiamo chiamare altrimenti questi soggetti, o queste società cui fanno capo, perché non possiamo considerarli corretti professionisti del settore, com’è la stragrande maggioranza degli operatori presenti in Italia.

Un professionista dovrebbe invece prestare attenzione non solo ai consumi annuali elettrici del cliente, ma anche ai loro profili di consumo giornaliero e mensile e ad altri diversi particolari, prima di presentare un’offerta.

Uno dei diversi esempi significativi di come operano queste imprese è quello relativo a una proposta (di cui possediamo peraltro l’originale) per un impianto FV da 4,5 kWp per una famiglia che abita in una bifamiliare in centro Italia, con consumi elettrici intorno ai 2mila kWh/anno e che soddisfa il proprio fabbisogno di riscaldamento e acqua calda sanitaria con una caldaia a biomasse.

Il “modico” prezzo dell’impianto? Oltre 15mila euro (Iva inclusa)! Dal documento non si capisce però se il prezzo includa il finanziamento rateizzato. Infatti nel modulo sottoscritto c’è riportato “finanziaria” nella voce sulla modalità di pagamento, ma nel contratto, firmato dal cliente, poi si spiega che il pagamento dell’opera sarà effettuato per il 50% alla firma del contratto e il saldo restante il giorno prima dell’installazione.

I moduli che verrebbero utilizzati (18 da 250 Watt) sono italiani, di una azienda in verità poco conosciuta, mentre nel contratto (preliminare?) non viene nemmeno indicata la tipologia e la marca di inverter.

Già da queste poche righe si capisce che l’unico obiettivo della società e del suo venditore è poter piazzare un prodotto, chiudere il contratto, e uscirne dopo aver spuntato un bel guadagno. Poi per quanto riguarda la fase di installazione, prevista dal contratto, si spera solo che venga eseguita da qualche ditta con buone professionalità. Ma possiamo dubitarne se questo è l’approccio iniziale.

Questi “venditori” che raccontano un po’ di tutto ai loro potenziali committenti (ad esempio, “la tua bolletta è troppo cara e con il FV non la pagherei più”, “ti ripaghi l’investimento in due o tre anni”, eccetera), non fanno altro che mettere in cattiva luce una tecnologia che è sempre più matura e che ha ridotto in questi anni in maniera drastica i suoi costi. In una parola rischiano di danneggiare il mercato, così come aziende e professionalità serie, oltre che le tasche di alcune famiglie.

In quell’offerta ci sono due aspetti tanto stridenti, quanto fondamentali in fase di progettazione:

  1. La scelta della taglia dell’impianto. Un impianto da 4,5 kWp (per circa 32 m2 di moduli) è esageratamente sovradimensionato per le esigenze di quella tipologia di famiglia: ha una producibilità in quella zona di almeno 6mila kWh/anno (contro i 2.000 consumati ogni anno). Una scelta di questo tipo allungherebbe i tempi di ammortamento dell’impianto, visto che la gran parte della produzione non andrebbe all’autoconsumo (aspetto principale da valutare), ma verrebbe ceduta alla rete elettrica con un conseguente introito molto ridotto. Forse ne basterebbe uno da 1,5-2 kWp, quindi meno della metà (e un piccolo solare termico per la produzione di acs).
  2. Il prezzo dell’impianto. Premesso che non capiamo realmente se in questo caso vi siano inclusi i costi di finanziamento, dobbiamo però dire che per un impianto di quella potenza il costo chiavi in mano dovrebbe essere compreso tra 7.500 e 8.500 euro (iva inclusa).

Come proteggersi allora da queste proposte indecenti? Riassumiamo alcuni concetti basilari.

Oggi la scelta più conveniente è sempre dimensionare l’impianto su misura dei propri consumi elettrici.

L’impianto fotovoltaico va quindi “cucito su misura” dell’utente: a parità di consumi, basterà un impianto più piccolo, e dunque meno costoso, per chi vive dove c’è più sole. Ad esempio, una famiglia che consumi 4.000 kWh/anno, se vive al Sud dovrebbe optare per un impianto da circa 2,75 kWp, mentre la stessa utenza al Nord dovrebbe preferire un impianto da 3,5 kWp.

Nello stimare la produzione dell’impianto, oltre che della latitudine e della radiazione solare disponibile il progettista terrà conto di altri fattori. Ad esempio bisogna vedere se il tetto è esposto perfettamente a Sud e se permette di installare i moduli con la giusta inclinazione. Uno scostamento di 90° a est od ovest causa una riduzione del 20% della produzione su base annuale. Per l’inclinazione del tetto una buona produzione è garantita, in media, da una del 30%.

Consideriamo anche che si può dimensionare l’impianto in modo da coprire i consumi elettrici previsti per il futuro, ad esempio con l’installazione di pompe di calore elettriche, di condizionatori o di piastre ad induzione per la cottura.

Altro aspetto da considerare, come detto, è massimizzare l’autoconsumo: utilizzare direttamente, senza farla passare per la rete, quanta più possibile dell’energia prodotta dall’impianto FV. L’energia usata direttamente, infatti, sostituisce quella prelevata dalla rete ed è conveniente perché su questa non si pagano gli oneri di sistema e di rete.

L’autoconsumo di una famiglia italiana è dell’ordine del 25-40%. Ma si può aumentare questa quota, e dunque risparmiare di più grazie al FV, spostando nelle ore più soleggiate tutti quei consumi elettrici ‘gestibili‘, come lavastoviglie, lavatrici e asciugatrici. Esistono anche sistemi di domotica capaci di coordinare i carichi (consumi) con la produzione istantanea dell’impianto FV.

Ricordiamo, infine, che per le persone fisiche il fotovoltaico gode della detrazione fiscale del 50% per le ristrutturazioni edilizie: porta cioè in detrazione dall’Irpef su 10 anni, con quote di pari importo, il 50% della spesa sostenuta.

Per concludere, ricordiamo a tutti di diffidare da chi offre preventivi standard senza un vero sopralluogo e un’attenta analisi dei consumi presenti e futuri dell’utenza.

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(articolo pubblicato originariamente il 12 giugno 2018)

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