Nuove idee per un progetto di eolico d’alta quota

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Una tecnologia ancora in fase embroniale o prototipale, in attesa di applicazioni concrete e alla ricerca di finanziamenti. Alcuni “naufraghi” di un progetto che aveva dato grandi speranze, al quale avevano lavorato e poi finito in stallo, hanno elaborato un proprio progetto, il KGM1, con alcuni aspetti innovativi.

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Le promesse dell’Eolico di Alta Quota, o AWE (Airborne Wind Energy), si basano su tre certezze.

Due sono fisiche e una economica: 1) la velocità e la costanza del vento aumentano con la quota; 2) la portanza di una superficie profilata aumenta col quadrato della velocità del vento che la investe; 3) un impianto AWE avrà una massa, e quindi un costo, molto minori di quelli di una torre eolica convenzionale di pari potenza perchè non ne avrà le parti “inerti” più pesanti: la base, la torre, il mozzo e i 2/3 delle pale.

Promesse tanto attraenti che molti team di diversi Paesi stanno cercando di realizzarle.

All’inizio del 2016, nel Torinese, alcuni “naufraghi” di un progetto che aveva dato grandi speranze e al quale avevano lavorato, poi finito in fase di stallo, hanno elaborato un loro progetto, il KGM1, basato sia su alcune idee del tutto nuove sia sull’approfondimento di aspetti non considerati, o non abbastanza, dagli altri team. 

Li guida un perito aeronautico praticante del “volo libero” e volovelista, che certe sottigliezze di un problema molto complesso le percepisce perciò quasi per istinto, e che da 30 anni si guadagna la vita come progettista CAD nell’automotive e che perciò “sa” di meccanica.

Il prototipo che ne dovrebbe nascere sarebbe dapprima di piccole dimensioni e poi di taglie modulari a crescere.

Delle due “scuole” AWE – “groundgen” (generatore a terra) e “flygen” (generatore in volo) – il progetto KGM1 appartiene alla prima e prevede un funzionamento in “pumping” (a yo-yo), ma su traiettorie differenti da quelle di altri progetti analoghi.

Almeno inizialmente il prototipo avrebbe due cavi, non troppo lunghi, per poter sottoporre ad una prima verifica la validità delle nuove idee usando semplici aquiloni da volo libero, largamente reperibili sul mercato, fatti volare a quote abbastanza basse da non richiedere permessi. E così limitando sia i costi materiali che le incombenze burocratiche (vedi ENAC).

Se i risultati sperimentali fossero positivi, il primo obiettivo sarebbe la realizzazione di un piccolo generatore economico (ma molto più efficiente dei mini-eolici convenzionali), in grado di lavorare come gruppo elettrogeno in zone del mondo non servite da linee elettriche; quindi “off-grid”.

Le idee di base del progetto sono radicalmente diverse da quelle dei competitors. Ma la differenza, per quanto rilevante, non finisce qui.

È nelle logiche di gestione che troviamo un’altra differenza fondamentale: un approccio incrementale, euristico, all’innovazione e all’adozione di scelte tecnologiche. Si tratta di un’impostazione indispensabile per affrontare i problemi complessi e con molte variabili che la materia pone, ma che fino ad oggi non é stato utilizzato in modo strategico nel settore AWE, preferendo spesso scelte univoche a priori con il rischio di portare un progetto in un vicolo cieco dal punto di vista ingegneristico.

Il fondatore e il suo team non hanno al momento una struttura idonea ad un’iniziativa di tali dimensioni e quindi non l’hanno ancora contestualizzata entro confini societari.

Ma lo step n.1 del progetto è già stato realizzato e ha prodotto, se non energia, dati telematici registrati con test di volo, a costi tanto limitati da poter essere assunti come indicatori di efficienza, in confronto a team che per fasi analoghe hanno speso cifre enormi.

Si sta quindi avvicinando il punto di svolta, sia dal punto di vista della validazione tecnica che del finanziamento di una struttura societaria, per permetterebbe il salto verso un prototipo realmente rappresentativo di un prodotto commerciale.

La linea guida del progetto KGM1 è illustrata in oltre 200 pagine complessive di 13 relazioni tecniche e gestionali, che sono riassunte in un Executive Summary e in un completo Business Plan ricevibile da chi fosse interessato (vedi sotto).

La radicale diversità delle idee su cui si basa il progetto KGM1 ha suscitato l’interesse di alcuni istituti di ricerca e in particolare di un esperto AWE ben noto a livello mondiale, insieme al quale è stata preparata una bozza di sub-progetto per un dimostratore tecnologico già funzionante con controllo automatizzato, realizzabile in soli 16 mesi e ad un costo molto limitato (nell’immagine a destra il generatore)

Esso consentirebbe di stimare il surplus di energia producibile applicando quelle idee, rispetto alle altre macchine AWE e di portare lo sviluppo dell’iniziativa ai livelli TRL5-6, consentendole così di superare gli ostacoli presenti in Italia sui finanziamenti europei.

Se l’iniziativa KGM1 si dovesse spegnere, non sarebbe probabilmente mai più possibile far dedicare una tale mole di lavoro, di professionalità e di energie ad un progetto di quella portata, da volontari non retribuiti.

Sarebbe auspicabile che in un Paese pieno di problemi economici e di debiti, ma dove si è riusciti, sia pure con “azioni promozionali” almeno discutibili, a far spendere ai cittadini 31 miliardi nel 2015 e 36 miliardi nel 2016 nell’acquisto di nuove automobili, non soltanto i cacciatori professionali di start up, ma anche i più facoltosi di quegli acquirenti di auto possano poter investire in un progetto come il KGM1, seppure in frazioni infinitesimali rispetto a quelle enormi cifre sopra riportate.

Il Business Plan del progetto si può richiedere dietro sottoscrizione di un NDA (non-disclosure agreement) a: GHIVA  – [email protected]Via Orbetello, 36, Torino – cell. 338 8005595

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