Auto elettrica a guida autonoma, una rivoluzione a portata di mano?

Risposta affermativa secondo un recente studio che immagina una diffusione molto rapida delle vetture a zero emissioni con servizi on demand negli Stati Uniti. Ma ci sono ancora molte barriere tecniche e normative: vediamo lo scenario super-ottimista e i problemi da affrontare.

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L’auto elettrica a guida autonoma (A-EV, Autonomous Electric Vehicle) rivoluzionerà i trasporti privati con una rapidità che supera la nostra immaginazione.

Questa è la convinzione della società indipendente di ricerca RethinkX, che di recente ha pubblicato uno studio sull’evoluzione-rivoluzione futura della mobilità negli Stati Uniti: “Rethinking Transportation 2020-2030” (allegato in basso).

Vediamo in dettaglio i contenuti del rapporto, con un’avvertenza: allo stato attuale, è difficile capire se previsioni di questo genere siano realistiche o sovrastimate, perché il mercato dell’auto elettrica è appena partito e la guida autonoma è un’innovazione tecnologica che deve ancora essere approvata e regolamentata.

Secondo Tony Seba, co-autore del documento, siamo sull’orlo di uno dei cambiamenti più profondi nella storia dei trasporti. Il termine usato è il noto “disruption”. Ecco i punti principali della sua visione:

  • L’auto elettrica a guida autonoma coprirà la stragrande maggioranza (95%) delle miglia percorse negli USA dai veicoli passeggeri, grazie al proliferare di compagnie che offriranno vetture su richiesta (TaaS, Transport as a Service).
  • Ci sarà una trasformazione del modo di concepire l’automobile, da mezzo di proprietà a servizio on-demand.
  • Il numero dei veicoli passeggeri sulle strade americane crollerà da 247 milioni nel 2020 a 44 milioni nel 2030. I mezzi a zero emissioni raggiungeranno fino al 60% del mercato complessivo.

Tanto ottimismo si basa però su una condizione non di piccola portata: le autorità devono rimuovere le barriere tecniche e normative che impediscono l’utilizzo delle vetture a guida autonoma, consentendo alle case automobilistiche di testare su strada i loro modelli e commercializzarli gradualmente.

Una volta sbloccato il mercato, sostiene Seba, ci vorranno circa dieci anni perché si completi questa transizione energetica della mobilità.

Ecco qualche altro dato:

  • Impiegare un veicolo TaaS costerà fino a 10 volte meno per ogni miglio percorso che acquistare un’auto tradizionale, grazie a numerosi fattori: tassi elevati di utilizzo, riduzione dei costi per combustibile, assistenza e assicurazioni, incremento della “vita utile” delle vetture elettriche fino a 500.000 miglia.
  • Sempre più persone abbandoneranno le auto a benzina e gasolio per abbonarsi a qualche servizio on-demand, motivate soprattutto dai risparmi potenziali, fino a 5.600 $ l’anno in media per una famiglia tipo americana.

Come in ogni rivoluzione, ci saranno vincitori e vinti, osserva lo studio di RethinkX. Il passaggio dai mezzi privati con motori a combustione interna ai nuovi sistemi TaaS, si legge nel documento, sarà “catastrofico” per l’industria petrolifera. La domanda globale di oro nero, infatti, raggiungerebbe il suo picco a 100 milioni di barili giornalieri nel 2020 per poi crollare a 70 milioni dieci anni più tardi.

Sono previsioni totalmente differenti da quelle proposte dai colossi petroliferi. Ad esempio BP ancora poco tempo fa riteneva che i veicoli elettrici venduti nel mondo nel 2035 saranno circa il 6% del totale.

Va detto che anche le indicazioni di Carbon Tracker nello studio Expect the Unexpected, per quanto riguarda il potenziale della mobilità a zero emissioni, sono molto ottimiste, ma anche molto più prudenti nel breve-medio termine di quanto ipotizzato da RethinkX (vedi QualEnergia.it per approfondire i numeri in gioco).

Se guardiamo all’Europa, in particolare, i numeri dell’auto elettrica sono ancora piccolissimi e i problemi da superare numerosi, in primis il costo elevato, la mancanza di colonnine di ricarica e la scarsa autonomia delle batterie, anche se nei prossimi anni è lecito supporre che questi ostacoli saranno ampiamente superati (L’auto elettrica e le strade per uscire da un mercato di nicchia).

Un tema rilevante, quando si commentano ricerche come quella pubblicata da RethinkX, è capire come dovranno adattarsi le aziende ai cambiamenti in atto.

Le utility, nell’ambito della transizione energetica complessiva, dovranno disinvestire dai settori fossili che rischiano di perdere profitti (stranded asset: parliamo di miniere, centrali a carbone, oleodotti, eccetera).

In campo automobilistico, molti costruttori potrebbero andare in crisi se non sapranno adeguare la loro offerta al mutato scenario: ci saranno molte meno vetture in circolazione e la maggior parte di esse sarà elettrica con eventuale guida autonoma. Quindi le case dovranno abbinare la vendita di modelli alla fornitura di servizi, inaugurando modelli di business che apparivano impensabili fino a pochi anni prima.

Sarà davvero così? L’industria dell’auto si trasformerà radicalmente? Molte persone rinunceranno a guidare il proprio veicolo, facendosi trasportare da piloti automatici in totale sicurezza?

Ora sembra fantascienza, ma anche il fotovoltaico a costi competitivi con le altre fonti di generazione lo sembrava solo pochi anni fa.

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