Recuperare materiali da moduli FV a fine vita, parte progetto da 2,5 milioni di euro

  • 12 Maggio 2017

Il progetto si chiama ReSIELP ed è finanziato con 2,5 milioni di euro nell’ambito della Knowledge Innovation Community sulle materie prime, alla quale partecipano in Italia ENEA, Università di Padova, le aziende ITO e Relight e CETMA (Centro di Ricerche Europeo di Tecnologie, Design e Materiali).

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Realizzare in Italia entro il 2020 un impianto pilota per recuperare silicio, argento, rame, alluminio e vetro da pannelli fotovoltaici a fine vita.

È questo l’obiettivo del progetto ReSIELP (Recovery of Silicon and other materials from End-of-Life Photovoltaic Panels), finanziato con 2,5 milioni di euro nell’ambito della Knowledge Innovation Community sulle materie prime (KIC Raw Materials), alla quale partecipano in Italia ENEA, Università di Padova, le aziende ITO e Relight e CETMA (Centro di Ricerche Europeo di Tecnologie, Design e Materiali).

Il prototipo, che sorgerà nello stabilimento milanese della Relight, mira a potenziare il recupero e riciclaggio dei materiali che compongono i pannelli fotovoltaici, in linea con la direttiva europea sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE).

Infatti, secondo la normativa europea 2012/19/EU, entro agosto 2018 dovrà essere recuperato dai moduli a fine vita l’85% del peso, che corrisponde in pratica a vetro e alluminio contenuti nei pannelli in silicio cristallino.

Ma c’è di più. Per valorizzare le materie prime critiche contenute nei pannelli e limitare i rifiuti in un’ottica di economia circolare, il progetto mira anche al recupero e riciclo dei materiali contenuti nel restante 15%, ovvero la parte costituita dalle celle che contiene i materiali più preziosi come il silicio, l’argento e il rame.

Nell’ambito di ReSIELP, l’ENEA si occuperà di valutare gli aspetti ambientali dei processi di recupero e supportare la progettazione dell’impianto per il trattamento termico dei pannelli e dei sistemi di trattamento dei reflui liquidi e gassosi.

Oltre a limitare il danno ambientale derivante da un processo di recupero non appropriato, il progetto punta a prevenire la produzione di rifiuti elettronici e, attraverso il loro riutilizzo, riciclaggio e altre forme di recupero, a ridurre il volume dei rifiuti da smaltire.

“Le finalità del progetto Resielp sono cruciali anche in un’ottica di promozione in Europa di una delle maggiori opportunità di approvvigionamento di risorse e materie prime ad elevato valore aggiunto, come le materie prime essenziali contenute negli elementi dei moduli fotovoltaici o in altri rifiuti elettronici, che se da un lato rappresentano una nuova sfida ambientale dall’altro costituiscono una grande opportunità di business”, sottolinea Marco Tammaro, referente ENEA per il progetto Resielp.

Secondo il Rapporto “End-of-Life Management: Solar Photovoltaic Panels” di IRENA (International Renewable Energy Agency) nel 2050 con i 78 milioni di tonnellate di pannelli fotovoltaici a fine vita accumulati si potrebbero costruire oltre 2 miliardi di nuovi pannelli e generare un giro di affari di 15 miliardi di dollari.

Il progetto, coordinato dal francese CEA (Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives), vede anche la partecipazione della società di consulenza austriaca Proko e delle ungheresi Bay Zoltan (società non-profit per la ricerca) e la PMI Magyarmet.

Nel settore dei Raw Materials, l’ENEA con il suo Centro Ricerche Casaccia, vicino Roma, è polo di eccellenza europeo per la ricerca nel settore ed in particolare riferimento per il Sud Europa per lo sviluppo, la dimostrazione di metodologie, di tecnologie e processi innovativi sostenibili e per la creazione di una Comunità della Conoscenza e dell’Innovazione al fine di migliorare l’estrazione, il riciclo, il riuso e la sostituzione delle materie prime, in particolare quelle “critiche”.

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