Eolico al top degli investimenti in energia. Previsioni caute per il 2017

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Con 43 miliardi di euro nel 2016 l’eolico ha battuto qualsiasi altra fonte, quanto a capacità di attirare finanziamenti per costruire nuovi impianti. Gran Bretagna e Germania in cima alla lista dei progetti. Parchi offshore in crescita e aste sempre più competitive. Previsto un calo nel 2017.

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Più dei grandi impianti fotovoltaici, delle altre fonti pulite, dei combustibili fossili e del nucleare, l’eolico ha concentrato la fetta maggiore degli investimenti in produzione di energia in Europa.

Lo scorso anno sono stati spesi 43 miliardi di euro, come evidenzia il grafico qui sotto, il primo di quelli pubblicati da WindEurope nell’ultimo rapporto sull’industria del settore, Financing and investment trends (allegato in basso).

Questa cifra comprende non solo la realizzazione di nuove centrali, ma anche le operazioni di rifinanziamento, acquisizioni di progetti e offerte pubbliche di titoli, come riassume il secondo grafico che proponiamo dal documento dell’associazione europea.

L’eolico conferma così il suo ruolo centrale nella transizione energetica verde, grazie soprattutto alla crescente competitività.

Di recente abbiamo approfondito il caso tedesco: nell’ultima asta offshore alcuni operatori hanno accettato di costruire impianti che produrranno elettricità a zero incentivi (vedi QualEnergia.it), quindi in totale market parity con le varie fonti di generazione.

Un insieme di circostanze favorevoli ha reso possibile questa zero-subsidy bid, anche se va ricordato che il risultato si regge essenzialmente sulla fiducia degli investitori riguardo ad una riduzione futura dei costi delle tecnologie, oltre che in un miglioramento delle prestazioni delle turbine.

Nel 2016, si legge poi nel documento di WindEurope, l’attività eolica più consistente ha riguardato quattro paesi: Gran Bretagna, Germania, Belgio e Norvegia, con l’80% della nuova capacità finanziata in Europa.

Due super progetti hanno raggiunto la decisione finale d’investimento (FID, final investment decision), di cui uno sulla terraferma e l’altro offshore. Parliamo, rispettivamente, di Fosen in Norvegia (1 GW) e Hornsea in Gran Bretagna (1,2 GW). In entrambe le categorie, si tratta degli impianti più grandi mai concepiti nel nostro continente.

Gli investimenti totali del 2016 hanno segnato un +22% in confronto ai dodici mesi precedenti, quando si erano fermati a 35 miliardi di euro.

I finanziamenti per nuovi asset nel segmento offshore si sono impennati lo scorso anno con oltre 18 miliardi di euro destinati alla costruzione di futuri parchi, mentre l’eolico sulla terraferma è leggermente calato (9,4 miliardi e -5%).

L’industria europea ha messo in cantiere una decina di GW complessivi, qualcosina in più dell’anno prima; la Gran Bretagna è salita sul gradino più alto del podio, dopo aver raccolto quasi 13 miliardi di euro per sviluppare 3,5 GW di eolico a terra e in mare.

Depresso invece il mercato italiano: 500 milioni investiti in nuovi progetti la cui somma in termini di potenza supera di poco 300 MW. Per fortuna, qualche segnale di risveglio è arrivato però nei mesi scorsi (Aste a 66 €/MWh: dove sta andando l’eolico italiano?).

Per quanto riguarda le fusioni e acquisizioni, WindEurope ha censito 125 operazioni nel 2016 che hanno interessato 9,8 GW di capacità, in particolare nella fase che precede la costruzione vera e propria degli impianti (pre-construction, vedi grafico sotto).

Quest’anno, termina il documento, dobbiamo aspettarci un calo degli investimenti in Europa, perché molti grandi progetti sono stati già finanziati-approvati per non dover rinunciare alle tariffe feed-in, che di lì a poco sarebbero state eliminate a favore delle aste in molti paesi.

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