Scambiare e vendere energia rinnovabile: la petizione è a 26.000 firme

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Un appuntamento a Roma, al Senato, ha fatto il punto sulla petizione "Scambiare o vendere energie rinnovabili sia libero per tutti". Al 2050 circa 26 milioni di italiani potrebbero, se solo gli sarà permesso, produrre e vendere energia rinnovabile. Essere prosumer o meri consumatori?

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Installare impianti a fonti rinnovabili in immobili in affitto non è possibile. Questa è una delle questioni sollevate dai promotori della petizione Scambiare o vendere energie rinnovabili sia libero per tutti che è presente sulla piattaforma “Change.org” e che nell’arco di due mesi ha raccolto oltre 26.000 firme.

Si è svolto a Roma un incontro per fare il punto dell’iniziativa presso il Senato anche perché oggi, secondo gli organizzatori scambiare e vendere energia è diventato applicabile ed economicamente vantaggioso grazie agli sviluppi tecnologici e questa pratica può essere applicabile già oggi, visto che sono già predisposti per diventare sistemi di distribuzione chiusi (SDC) tutti i condomini, tutti i centri commerciali, tutte le reti di illuminazione pubblica e gran parte delle aree artigianali/industriali italiane.

Basterebbe approvare un emendamento al ddl Concorrenza come è stato richiesto dalle Associazioni Adusbef, Codici, Associazione Consumatori, Greenpeace, Legmbiente, Italia Solare, Kyoto Club, WWF (emandamenti 40.0.301, 40.0.300, 38.0.200) o dar seguito all’ordine del giorno G/2085/48/10 approvato nella X Commissione del Senato, rispondendo così anche alla sollecitazione proveniente dalla Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza.

«La petizione sta andando anche meglio di come ci aspettavamo. – ha detto in apertura del dibattito Fabio Roggiolani di GIGA – Anche perché quando si va contro a poteri costituiti di solito ci si può aspettare il silenzio. E invece no. Questa è un’occasione nella quale le rinnovabili hanno messo finalmente fuori la testa fuori, rompendo uno schema che ha visto spesso un’opposizione alle rinnovabili persino dal basso».

Effettivamente si tratterebbe solo di replicare uno schema che già si usa per vendita e lo scambio del calore, ovvero un impianto centralizzato per tutti con una fornitura di energia elettrica da parte di uno per gli altri. La possibilità di scambiare e vendere energia elettrica rinnovabile oltretutto è particolarmente importante anche coloro che vivono in affitto i quali oggi esclusi dalla possibilità di realizzare un impianto a energia rinnovabile ed è una questione che riguarda circa il 30% dei 62 milioni di immobili italiani che sono in affitto o affittabili e rappresentano sia per uso abitativo che per uso commerciale o artigianale, i luoghi dove non è possibile, se non da parte del proprietario, installare un impianto ad energia rinnovabile.

Già, perché il proprietario non vede la convenienza se non può vendere l’energia all’affittuario, mentre quest’ultimo non ha nessuna vantaggio dal regalare a fine locazione un impianto che non avrebbe nemmeno ancora ammortizzato. La dotazione di un impianto su una casa in affitto avrebbe, inoltre, l’effetto di valorizzare l’immobile dando una marcia in più ai proprietari.

Gianni Girotto, senatore del M5S, ha ribadito l’adesione alla petizione che è, a suo giudizio in sintonia con il programma energetico del M5S al 2050, presentato di recente. «Se non si supera questo anacronistico divieto si rischia l’infrazione comunitaria. – ha rimarcato Girotto – Anche perché questa che è una vera e propria liberalizzazione al basso è prevista nel nuovo pacchetto per le energie rinnovabili presentato l’autunno scorso dalla Ue».

Si tratta di un provvedimento necessario, secondo il senatore pentastellato, che può inserire un pezzo importante del nostro Paese in un circolo virtuoso facendolo uscire da quello vizioso fatto di poca fiducia e dallo sfaldamento del tessuto imprenditoriale delle rinnovabili dovuto ai vari provvedimenti contro questo settore degli ultimi governi. E il permesso generalizzato di cessione dell’energia potrebbe essere il tassello cruciale che completa l’assestamento di mercato del fotovoltaico, per esempio, che sul fronte della produzione è già maturo, mentre lo potrebbe diventare nei prossimi anno per quanto riguarda l’accoppiata fotovoltaico con l’accumulo.

Jacopo Fo, invece, ha puntato il dito contro la burocrazia che è secondo l’esponente ecologista un fattore di aumento dei costi che spesso innesca anche fenomeni di corruzione. «Riuscire a usare il biogas per l’autotrazione superando la burocrazia che lo impedisce è una prima cosa. -ha detto Fo – E sembrano piccole cose, ma non lo sono. L’utilizzo energetico delle potature, invece che il loro conferimento in discariche consentirebbe un risparmio di oltre 200 milioni l’anno ai Comuni Italiani». Ed è fondamentale, secondo Fo, riuscire a coagulare un movimento dietro a queste cose, apparentemente piccole.

Sulla stessa questione, rafforzando il tiro, è intervenuta la senatrice Loredana De Petris per la quale la burocrazia non è un male diffuso a tutti i livelli. «Nella mia esperienza ho visto che la burocrazia non è neutrale. – ha rimarcato De Pertris – Non è la stessa per tutti i settori e non è un caso che ce ne sia molta sulle rinnovabili». L’emendamento presentato che consente il libero scambio e la libertà energetica non ha costi, ha rimarcato De Petris, è il classico provvedimento a costo zero, eppure incontra molte resistenze a parte della politica e del governo.

Si tratta di politiche che affondano, spesso, le radici anche nell’indifferenza, pilotata dalla politica, da parte dell’opinione pubblica. Indifferenza che secondo la divulgatrice ecologista e presidente del Movimento per la decrescita felice, è un problema generalizzato e che la petizione contrasta. «È una dinamica interessante e virtuosa quella della petizione. – ha detto Cuffaro – La proposta è partita da alcune persone, è stata accolta dai cittadini con le loro firme ed è arrivata alla politica che la ha adottata. Questo è un circuito virtuoso contro l’indifferenza».

Già, ma contro questa pratica la politica di governo, anzi dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni è stata netta e in difesa d’interessi costituiti. Lo ha rimarcato Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale di Legambiente, che fatto notare come contro i prosumer in Europa siamo rimasi solo noi e la Spagna. «In Spagna la guerra è esplicita e il governo ha messo delle multe di decine di migliaia di euro contro l’autoproduzione energetica», ha rimarcato Zanchini, che su alcune polemiche tutte nostrane ha detto che la questione della sicurezza sull’elettricità è folle visto che abbiamo in tutte le nostre case il gas che è esplosivo, mentre l’elettricità non lo è.

Secondo Zanchini siamo di fronte a una forma di resistenza rispetto all’innovazione, cosa potrebbe portarci alla retroguardia nel settore energetico. Il modello dei prosumer, infatti, si adatta bene all’area del Mediterraneo, dove c’è una grande presenza della radiazione solare e noi oltretutto siamo vicini alla sponda sud del Mar Mediterraneo, dove le condizioni energetiche sono ancora migliori e potremmo esportare tecnologie messe a punto in Italia,per questa produzione energetica.

Sulla questione che degli investenti dal basso e sulla possibilità di crescita del settore, hanno parlato il divulgatore scientifico e fisico del Cnr Valerio Rossi Albertini e il Presidente di Ater, Massimo Venturelli. «Si può e si deve sviluppare l’idea che si possa passare come investimento per le famiglie dal classico bene rifugio che è la casa dall’impianto a finti rinnovabili – ha detto Rossi Albertini – E si tratta di un investimento che costa meno e ha delle possibilità di diffusione incredibili».

A Rossi albertini ha fatto eco Venturelli che ha detto: «è necessario pensare agli scenari di riferimento futuri che sono le reti e le smart grid e non è possibile che a disegnare questo futuro, sul quale ci saranno decine di miliardi d’investimenti, siano le multinazionali che sbarcheranno con soluzioni già pronte e che faranno terra bruciata delle piccole realtà nostrane che possiedono il know how per fare tutto ciò».

A riportare il discorso a livello della politica di Governo ci ha pensato l’intervento della portavoce di Green Italia, Annalisa Corrado. «La potenza delle lobby fossili è già sarà incrementata se non si liberalizzerà il mercato dal basso. – ha detto Corrado – Sono in arrivo autorizzazioni per le trivelle entro le 12 miglia, non c’è nessuna strategia per la decarbonizzazione al 2050, ma si pensa di levare l’Imu alle piattaforme petrolifere».

E uno sguardo finale sulla questione, a livello europeo lo ha tracciato l’eurodeputato del M5S Dario Tamburrano che ha detto: «Le stime sul potenziale della produzione decentrata di energia da parte dei cittadini a livello europeo sono dalla nostra parte: un recente studio, effettuato da CE Delf e commissionato da Greenpeace, Friends of the Earth Europe, the European Renewable Energy Federation (EREF) and REScoop stima la potenzialità del crescente coinvolgimento attivo dei cittadini come produttori e attori attivi nel sistema energetico, come individui o come comunità». E i numeri sono notevoli.

Nel 2030, ci saranno in Europa 112 milioni di prosumer (comprese le scuole, comunità locali e ospedali) potrebbero soddisfare da soli il 19% della domanda di elettricità dell’UE, mentre nel 2050, la metà dei cittadini UE potrebbe produrre la propria elettricità autonomamente e da fonti rinnovabili, soddisfacendo così il 45% della domanda di energia elettrica dell’UE. Ciò significa che a metà del secolo 26 milioni di italiani potrebbero produrre la propria energia elettrica in loco e da fonti rinnovabili.

Ma la decisione se essere prosumer o meri consumatori delle tecnologie deve essere presa oggi e una decisione di politiche industriali che devono essere spinte dal basso, viste le resistenze all’innovazione che arrivano dalla parte maggioritaria della politica italiana. 

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