Mercato più aperto, prosumer, costi in discesa: sfide e segnali del solare FV in Europa

Il vecchio continente non ha brindato al boom delle nuove installazioni globali FV dello scorso anno, complice una crisi che rischia di protrarsi nel 2017. Ma ci sono segnali incoraggianti: l’asta record in Germania mostra che il FV può essere competitivo nella maggior parte dei paesi.

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Come sarà il futuro del solare in Europa? È la domanda che tutti gli operatori si stanno ponendo al summit di SolarPower Europe, l’associazione che riunisce centinaia di aziende del settore, che più volte abbiamo citato in queste settimane parlando della battaglia dei dazi sul fotovoltaico cinese (Dazi FV per altri 18 mesi. Le ragioni di Bruxelles e gli scenari che si aprono).

La discussione non poteva che ripartire dagli ultimi dati sulle nuove installazioni: record di 76,1 GW nel 2016 a livello globale, +50% rispetto ai dodici mesi precedenti.

Ma il vecchio continente non ha partecipato alla festa, perché la potenza FV aggiunta alla rete ha soltanto sfiorato appena 7 GW, con un crollo del 20% in confronto al 2015.

Come evidenzia il grafico sotto, la Cina continua a essere il “peso massimo” del fotovoltaico mondiale, avendo concentrato il 45% dell’intera capacità installata lo scorso anno con più di 34 GW, davanti agli Stati Uniti che hanno assorbito il 19% del mercato.

L’Europa, invece, è precipitata sotto il 10% della torta complessiva, segno evidente di una crisi d’identità.

Il rischio, evidenziava SolarPower Europe già qualche settimana fa, è rimanere eclissati dall’avanzata del solare asiatico, perdendo definitivamente quel ruolo guida che i 28 Stati membri erano riusciti a mantenere per diverso tempo nell’industria fotovoltaica, capitanati da Germania, Italia, Spagna.

Sommando alla Cina il Giappone, l’India e altri paesi emergenti, l’Asia valeva il 66% del mercato FV mondiale nel 2016; gli Stati Uniti contavano oltre il doppio dell’Europa.

Per rilanciare il fotovoltaico europeo, sostiene l’associazione, Bruxelles dovrebbe:

  • Favorire una politica commerciale aperta (chiaro il riferimento all’eliminazione dei dazi antidumping contro moduli e celle fabbricati in Cina) per sostenere la crescita della filiera fotovoltaica europea ai vari livelli, soprattutto il versante downstream della progettazione, installazione, assistenza.
  • Definire nuove regole per il mercato elettrico, orientate alla transizione energetica verso le fonti rinnovabili, mettendo al centro la figura del prosumer, l’utente attivo che autoproduce per il proprio consumo una buona parte dell’energia, con pannelli solari e sistemi di accumulo.
  • Innalzare dal 27 al 35% la quota di rinnovabili nel 2030.

Un capitolo decisivo per lo sviluppo futuro del solare riguarda i prezzi dell’elettricità. Come abbiamo osservato tantissime volte in questi mesi, il costo LCOE (levelized cost of energy) del fotovoltaico è già in grado di battere le fonti fossili in molte aree geografiche, con ribassi eccezionali toccati nelle aste competitive.

Nell’ultima asta in Germania (vedi QualEnergia.it) il fotovoltaico è sceso a 60 €/MWh, quindi circa 6 cent€/kWh, un valore impensabile fino a poco tempo fa. Nei paesi dell’Europa meridionale, sostiene SolarPower, si potrebbe arrivare a produrre energia solare a circa 3 centesimi di €/kWh nel 2017-2018, una soglia difficilmente raggiungibile da qualsiasi altra tecnologia.

Per quanto riguarda, infine, le previsioni sul fotovoltaico internazionale, il dato comune alle varie società di analisi (vedi QualEnergia.it per il quadro completo) è un 2017 all’insegna di un calo di qualche punto percentuale rispetto al 2016, o di una stazionarietà nella migliore delle ipotesi.

Sarà sempre l’Asia a dominare l’andamento delle nuove installazioni, mentre l’Europa riuscirà probabilmente ad aggiungere qualcosa al brutto risultato dello scorso anno, grazie alla maggiore vivacità di alcuni mercati (Germania e Francia) e ai segnali di risveglio che si stanno osservando anche in Italia.

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