La tragedia di Fukushima e i diritti violati di donne e bambini

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Il rapporto della sezione nipponica di Greenpeace rivela gravi violazioni dei diritti umani che hanno riguardato in particolare donne e bambini nei sei anni dall’incidente nucleare. Il pericolo ora è la volontà del governo di riportare gli sfollati in aree ancora fortemente contaminate.

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Il governo giapponese vorrebbe riportare gli sfollati del disastro di Fukushima in aree ancora fortemente contaminate.

Così facendo – spiega Greenpeace Giappone in un rapporto – andrebbe contro le leggi dello Stato nipponico e si violerebbero numerosi trattati internazionali sui diritti umani.

Il rapporto della sezione nipponica di Greenpeace (vedi allegato in basso) rivela gravi violazioni dei diritti umani (violenze, mancanza di cura e condizioni economiche svantaggiate) che hanno riguardato in particolare donne e bambini in questi sei anni dall’incidente nucleare, oltre agli anziani e ai disabili.

Donne e bambini sono peraltro anche quelli più a rischio sul piano della salute, ma anche ad altre forme di sopraffazione.

Greenpeace Giappone e Human Rights Now chiedono ora al governo un intervento immediato.

Il Giappone, infatti, aderisce a diversi trattati internazionali sui diritti umani, in base ai quali è obbligato a proteggere il diritto degli individui al “più elevato livello possibile di salute fisica e mentale”.

La politica di ricollocamento del Giappone contravviene anche al Nuclear Disaster Victims Support Act del giugno 2012, provvedimento che stabilisce le responsabilità del governo nipponico nei confronti dei sopravvissuti.

Il Paese ha inoltre siglato impegni internazionali a salvaguardare i diritti dei profughi interni, con particolare attenzione alle esigenze specifiche dei gruppi vulnerabili, alla tutela contro gli oltraggi alla dignità personale, come la violenza di genere, e al diritto dei bambini a giocare.

Da una recente indagine condotta da Greenpeace Giappone è emerso che i livelli di radioattività riscontrati nelle case di Iitate, una delle zone in cui dovranno rientrare gli sfollati, sono ben al di sopra dei limiti a lungo termine stabiliti dal governo nipponico e presenterebbero un rischio inaccettabile per i cittadini che facessero ritorno nell’area. Livelli di radioattività di gran lunga al di sopra dei limiti di dose massima raccomandati a livello internazionale.

A Iitate alcuni cittadini che torneranno saranno esposti al rischio equivalente a quello di una radiografia del torace a settimana. Le esposizioni cumulative nel tempo sono soprattutto particolarmente preoccupanti per le donne e i bambini, essendo i soggetti più vulnerabili.

Solo il 24% di questa area è stata decontaminato, nonostante il sito del governo riporti che la decontaminazione è stata completata.

L’ordine di evacuazione da queste aree cesserà in molte aree di Iitate entro il 31 marzo, a un anno dalla fine dell’erogazione dei risarcimenti ai cittadini evacuati.

Va evidenziato il fatto che i diritti dei bambini e delle donne a ricevere informazioni accurate e complete sono stati ripetutamente violati sia in seguito al disastro che negli anni successivi, con numerose conseguenze per loro.

Ciò è dovuto ai fallimenti e alla voluta opacità sia del governo giapponese che dell’azienda TEPCO (Tokyo Electric Power Company) per quanto riguarda la situazione nel sito del reattore incidentato e nelle zone colpite.

Greenpeace Giappone e diverse organizzazioni della società civile giapponese (Human Rights Now, Friends of the Earth Giappone, e Azione Green Giappone), hanno recentemente inviato una lettera ai relatori speciali del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC), chiedendo che valutino le questioni in materia di diritti umani che devono affrontare i sopravvissuti di Fukushima.

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