“Pendolaria 2016”, per i pendolari un Paese sempre più diviso

Dove si investe i risultati ci sono, sa in termini di utenti che qualità del servizio. Ma crescono le differenze tra le aree del Paese. Nel Mezzogiorno dal 2010 treni tagliati del 21,9%: in tutto il meridione meno corse che nella sola Lombardia. Il nuovo rapporto di Legambiente sui pendolari ferroviari presentato oggi a Palermo.

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Cresce di poco il numero dei pendolari ferroviari – 5,5 milioni – mentre continuano ad aumentare le diseguaglianze tra le Regioni su numero di viaggiatori e condizioni del servizio offerto.

È questo il dato saliente del rapporto “Pendolaria 2016” di Legambiente, presentato oggi a Palermo (in allegato in basso).

Nel 2016 il numero dei pendolari del treno è aumentato di poco: +0,7% rispetto al 2015 per il trasporto ferroviario e +0,6% per quello metropolitano. La crescita dei pendolari aumenta dove il servizio non è stato tagliato e dove sono stati realizzati investimenti nell’acquisto di nuovi treni, come in Lombardia dove sono arrivati a 712mila (con un +1,3%), in Emilia-Romagna (+3%) e in Alto Adige (dove sulle linee riqualificate con treni nuovi sono triplicati, da 11.000 nel 2011 a quasi 32.000).

Continua invece a calare in Regioni dove dal 2010 a oggi sono stati realizzati solo tagli ai servizi (in Calabria -26,4% treni in circolazione e -31% passeggeri, in Campania -15,1% treni e -40,3% passeggeri, in Piemonte –8,4% e -9,5%) e nelle città dove il servizio è scadente, con sempre meno treni e sempre più vecchi come a Napoli sulla Circumvesuviana (le corse sono state ridotte del 30% dal 2010) o sulla Roma-Ostia Lido (vedi tabella).

In questi anni – denuncia Legambiente – si è inoltre assistito alla chiusura di oltre 1.120 chilometri di linee ferroviarie, cui vanno aggiunti 412 km di rete ordinaria che risulta “sospesa” per inagibilità dell’infrastruttura, come per la Trapani-Palermo, la Gemona-Sacile, la Priverno-Terracina, la Bosco Redole-Benevento e la Marzi-Soveria Mannelli in Calabria.

Per fare qualche esempio, in Molise non esiste più un collegamento ferroviario con il mare: da qualche mese sono scomparsi i treni che dal 1882 collegavano Campobasso con l’Adriatico e con Termoli. In tutto sono 1.532 km di linee ferroviarie su cui non esiste attualmente alcun servizio passeggeri.

È un’Italia che viaggia sempre di più a velocità differenti, quella che viene fuori dal rapporto che, dal 2008, presenta la fotografia della situazione del trasporto ferroviario in Italia e ne racconta i cambiamenti. Sono proprio le differenze e le diseguaglianze tra le diverse aree del Paese, ad essere al centro del focus quest’anno.

Con realtà dove la situazione è migliorata ed altre, più numerose, in cui ci sono meno treni e anche più lenti che in passato, per via dei tagli ai treni Intercity e a lunga percorrenza e a quelli regionali (tagliati rispettivamente del 22,4% e del 6,5% rispetto al 2010, vedi tabella).

Continuano intanto i successi dell’alta velocità, con un servizio sempre più in crescita e articolato (dal 2007 +394% sulla Roma-Milano) e un numero crescente di passeggeri (+6% nel 2016, dopo il +7 del 2014 e 2015).

Ma risultati positivi li troviamo in altre realtà dove si è puntato sul ferro: dal tram Firenze-Scandicci (30mila passeggeri al giorno) a quelli nuovi di Palermo, alle linee dove si è investito in Alto Adige, alla linea Palermo-Catania, ad alcune linee pugliesi.

E in ogni parte d’Italia, dove si investe nel ferro il successo è garantito come dimostrano 30 buone pratiche raccontate nel Rapporto.

Per Legambiente la sfida fondamentale del trasporto ferroviario in Italia si gioca al Sud e nelle città

Basti dire che nelle principali aree metropolitane vivono 25 milioni di persone ed è lì che secondo gli studi continuerà a concentrarsi questa crescita. Proprio nelle nostre città, però, si evidenzia il ritardo più forte in termini di dotazione di trasporto su ferro rispetto al resto d’Europa, dove siamo sotto il 50% rispetto alla media per metropolitane e tramvie, e al 51% per le ferrovie suburbane.

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