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Germania, quanto è difficile abbandonare il carbone

Un documento commissionato dal WWF mostra quanto sia urgente dismettere in Germania le centrali fossili per rispettare gli accordi di Parigi. Attesa una forte crescita delle rinnovabili, guidate dall’eolico su terraferma e offshore. L’uscita dal carbone dovrebbe iniziare nel 2019 e terminare nel 2035.

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La Germania deve dismettere velocemente le centrali a carbone, partendo da quelle più vecchie, se intende rispettare gli accordi di Parigi e “ripulire” il suo mix energetico.

Questo, in sintesi, è quanto afferma un documento recentemente pubblicato dal WWF tedesco, dal titolo Germany’s electric future/Coal phase-out 2035 (sintesi allegata in basso).

Lo studio, condotto da ÖkoInstitut e Prognos per conto dell’associazione ambientalista, riprende il concetto di carbon budget per spiegare l’urgenza di abbandonare la fonte fossile più inquinante.

L’obiettivo stabilito nel 2015 a Parigi, poi confermato dalla Cop22 di Marrakech, è limitare il surriscaldamento globale a due gradi centigradi, rispetto all’età preindustriale. La quantità massima di CO2 compatibile con un simile scenario è stata stimata in 890 miliardi di tonnellate, di cui una decina spetta alla Germania (4 per il settore elettrico).

Con quattro giga tonnellate a disposizione, si legge nello studio del WWF, la generazione elettrica tedesca è a un bivio: chiudere tutti gli impianti a lignite-carbone nei prossimi vent’anni, o sforare il limite di CO2 che le è stato assegnato e, di conseguenza, fallire la sua transizione energetica verso le fonti rinnovabili.

Il problema del carbone tedesco è noto: il combustibile fossile assicura il 40% della produzione di energia elettrica complessiva ed è responsabile dell’80% delle relative emissioni inquinanti. Nonostante tutti gli sforzi passati e presenti per aumentare la quota delle tecnologie verdi attraverso quel processo chiamato l’Energiewende, la Germania continua a dipendere moltissimo dalle risorse convenzionali.

Il grafico sotto riassume lo “scenario di trasformazione” che dovrebbe accompagnare la dismissione completa delle centrali fossili (e del nucleare) con un progressivo incremento delle fonti pulite.

Si vede chiaramente che la sostituzione di lignite e carbone avverrà soprattutto con l’eolico su terraferma e offshore e in misura minore con il fotovoltaico e le altre fonti rinnovabili.

Al gas è affidato un ruolo-ponte destinato a scomparire, al pari del nucleare dopo il 2020, come già deciso dal governo tedesco dopo il disastro di Fukushima in Giappone.

È uno scenario credibile? Il peso del carbone, come avevamo osservato in questo articolo, negli ultimi anni è rimasto stabile grazie essenzialmente a due fattori: 1) il bassissimo valore dei crediti di CO2 sul mercato ETS, che ha scoraggiato gli investimenti in misure antinquinamento delle centrali fossili e 2) il costo competitivo del carbone rispetto al gas naturale.

Diversa, ad esempio, è la situazione che si è creata di recente in Gran Bretagna con la crisi della fonte “sporca” e il boom di eolico e fotovoltaico, in una transizione energetica supportata dalla crescente produzione elettrica a gas (In Gran Bretagna più eolico che carbone nel 2016).

Lo studio commissionato dal WWF elenca vari punti imprescindibili per trasformare il mix elettrico tedesco:

  • Accelerare l’espansione delle rinnovabili secondo il piano previsto dalla EEG 2014.
  • Dal 2019 smantellare le centrali a carbone in funzione da più di trent’anni.
  • Fissare al 2035 lo stop totale e definitivo di tutti gli impianti fossili, escluso il gas.
  • Ridurre l’export tedesco di energia ad alto contenuto di CO2.
  • Introdurre misure e strumenti per mantenere in equilibrio il sistema elettrico e garantire la sicurezza delle forniture. Lo scopo è rendere più aperte e flessibili le linee di trasmissione con dispositivi di accumulo e bilanciamento dei carichi, per integrare una quantità crescente di output rinnovabile nella rete. Molto interessante, a questo proposito, la sperimentazione condotta in California su un grande impianto FV (vedi QualEnergia.it).

La fuoriuscita dal carbone, è bene ricordare, è argomento che divide l’opinione pubblica tedesca, tra chi sposa senza riserve la causa delle rinnovabili e chi, invece, ha qualche dubbio sulla tenuta dell’economia nazionale con un abbandono troppo repentino delle attività minerarie.

Ancora lo scorso ottobre, infatti, il ministro dell’Economia, Sigmar Gabriel, aveva frenato l’entusiasmo verde, sostenendo che non ci sarebbe stata alcuna fuga dalla fonte fossile prima del 2040.

Il documento del WWF (sintesi – pdf)

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