In Gran Bretagna più eolico che carbone nel 2016

Storico sorpasso dell’energia generata dal vento sulle centrali fossili più inquinanti. In primavera-estate il fotovoltaico aveva battuto il carbone nella generazione elettrica complessiva. Merito anche del floor-price per la singola tonnellata di CO2, che sta penalizzando gli impianti obsoleti.

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L’eolico ha battuto il carbone in Gran Bretagna nel 2016: per la prima volta nella storia del sistema elettrico inglese, una tecnologia rinnovabile ha prodotto più energia della fonte fossile più inquinante per un intero anno.

Secondo le stime preliminari di Carbon Brief, infatti, il carbone ha coperto il 9,2% dei consumi elettrici inglesi nei passati dodici mesi, mentre gli impianti eolici hanno contribuito con l’11,5% del mix.

Il grafico sotto riassume l’andamento della generazione elettrica nel periodo 2009-2016. Il primo dato che cattura la nostra attenzione è il tracollo del carbone, dal picco di 143 TWh generati nel 2012 ad appena 31 lo scorso anno, con un calo del 59% rispetto al 2015 (75 TWh).

L’output registrato nel 2016 è tornato sui livelli del 1935; tra marzo-aprile, inoltre, il carbone per alcune ore non ha prodotto nemmeno un kWh di energia, come non era mai successo dal 1882.

Nel grafico si vede bene che è stato principalmente il gas a colmare il vuoto lasciato dalla fonte fossile concorrente, con 145 TWh generati, +45% in confronto ai dodici mesi precedenti.

Inoltre, Carbon Brief evidenzia che l’output combinato dei due combustibili tradizionali è diminuito del 38% dal 2010 a oggi. Gas e carbone hanno lasciato più spazio alle rinnovabili e alle importazioni di elettricità dalla Francia; un contributo è arrivato anche dal calo complessivo dei consumi.

Interessante, poi, è il secondo grafico sotto, perché mostra molto chiaramente l’evoluzione del mix energetico britannico dagli anni ’20 in avanti, con la transizione dal dominio incontrastato del carbone verso un assortimento più “pulito” con nucleare, gas e rinnovabili.

Perfino durante la fase più acuta dello sciopero dei minatori nel 1985, il carbone assicurava il 45% circa dell’elettricità in Inghilterra, con petrolio e nucleare a coprire i consumi rimanenti. Ora quasi metà della produzione energetica proviene dal nucleare e dalle varie fonti verdi (eolico, biomasse e fotovoltaico).

La crescita delle rinnovabili e il calo della domanda elettrica – quest’ultima nel 2016 era inferiore di circa il 20% rispetto al 2005 – hanno permesso alla Gran Bretagna di tagliare le emissioni di CO2 in campo elettrico di circa il 20-25% lo scorso anno, nel paragone con il 2015, evidenzia ancora Carbon Brief.

Prima del sorpasso annuale dell’eolico sul carbone, il paese ha vissuto un altro momento storico grazie al boom del fotovoltaico, capace di generare più elettricità della fonte “sporca” da aprile a settembre dello scorso anno (vedi QualEnergia.it).

Per la prima volta, gli impianti solari sono riusciti a sopravanzare la produzione delle centrali a carbone per un intero semestre, grazie ovviamente alle condizioni climatiche più favorevoli del periodo primaverile-estivo.

L’eolico ha fatto la parte del leone nel settore green soprattutto nei mesi invernali, come si evince dall’ultimo grafico che proponiamo dalle analisi di Carbon Brief, con l’andamento stagionale della produzione elettrica inglese.

La Gran Bretagna può contare su oltre 28 GW di potenza complessivamente installata nelle rinnovabili, di cui metà nell’eolico con una fetta consistente di centrali offshore (5 GW).

La crisi del carbone si può spiegare con una serie di fattori legati soprattutto alle dinamiche dei prezzi dei combustibili fossili, con valori in discesa per il gas e in salita per il carbone, anche a causa del floor-price (prezzo minimo) per ogni tonnellata di CO2 emessa, che è pari a 18 sterline.

La scorsa primavera, Londra ha chiuso tre centrali a carbone; il governo ha previsto di fermare tutti gli impianti entro il 2025.

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