Il 2016 delle rinnovabili: cos’è cambiato e perché nell’economia green

L’anno appena trascorso ha visto una serie di trasformazioni nelle tecnologie pulite: l’entrata in vigore degli accordi di Parigi, la competizione sempre più serrata tra eolico-solare e fonti fossili, le vendite in crescita di auto elettriche, la Gigafactory in funzione. Le tappe più importanti.

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Il 2016 è stato un buon anno per lo sviluppo delle fonti rinnovabili? Tra alti e bassi, aspetti positivi e altri negativi, ripercorriamo le tappe fondamentali della transizione energetica nei passati dodici mesi, con un occhio già puntato verso le possibili evoluzioni che ci aspettano nel 2017 (vedi anche: Una transizione energetica irreversibile, ma con qualche ombra).

Due date da ricordare

Lo spartiacque del 2016, come evidenzia il blog del Rocky Mountain Institute (RMI), ha coinciso con l’entrata in vigore degli accordi di Parigi lo scorso 4 novembre. È la prima intesa internazionale legalmente vincolante ad aver fissato un obiettivo salva-clima, con l’impegno a limitare il surriscaldamento terrestre entro 2 gradi centigradi, poi confermato alla Cop22 di Marrakech. Un risultato rilevante ma basterà?

Una seconda data da ricordare, anche se molto meno citata degli accordi di Parigi, è il 15 ottobre, quando quasi 200 paesi hanno sottoscritto l’intesa di Kigali, capitale del Ruanda, per limitare progressivamente l’utilizzo degli idrofluorocarburi (HFC) nei frigoriferi e negli impianti di raffrescamento-climatizzazione. Gli idrofluorocarburi hanno un potenziale effetto-serra molto più elevato della stessa CO2, quindi la loro eliminazione è fondamentale per contrastare il global warming.

Fossili vs rinnovabili, la sfida continua

Un’altra tendenza che induce all’ottimismo emerge dall’ultimo rapporto di Bloomberg New Energy Finance (BNEF). Secondo Climatescope 2016, infatti, per la prima volta i paesi emergenti hanno superato le nazioni più industrializzate quanto a nuova potenza verde installata (vedi QualEnergia.it), con 70 GW contro 59 e 154 miliardi di dollari complessivamente investiti nel 2015.

Il 2016, inoltre, è stato particolarmente favorevole per la crescita dell’eolico e del solare fotovoltaico in varie parti del mondo, grazie al continuo abbassamento dei costi totali di queste due tecnologie, espressi dai valori medi LCOE (Levelized Cost of Energy).

Come abbiamo illustrato in questo recente articolo, le fonti pulite sono sempre più competitive rispetto ai combustibili fossili in determinate circostanze. In alcuni paesi, le aste per le rinnovabili hanno toccato ribassi record, ad esempio in Cile e Dubai.

Pure negli Stati Uniti l’energia verde riesce a battere il carbone e addirittura i cicli combinati a gas, con valori LCOE che nei casi migliori scendono a 30-40 $/MWh.

Il rovescio della medaglia, spiega però il World Economic Forum (WEF), è che la finanza verde resta una parte infinitesimale del portafoglio globale degli investimenti, a causa soprattutto di numerose barriere economiche-normative, tra cui la mancanza di regole standardizzate per definire le caratteristiche di progetti e contratti nelle diverse aree geografiche (vedi QualEnergia.it).

Verso il futuro: auto elettrica e batterie

Per quanto riguarda i trasporti, l’icona del 2016 è senza dubbio Solar Impulse 2, l’aereo solare che è riuscito a completare il primo giro del mondo a tappe senza consumare nemmeno una goccia di carburante. Va detto però che i trasporti sono l’anello debole della transizione energetica, perché la dipendenza dal petrolio rimane altissima e anche il biofuel di prima generazione si è dimostrato una soluzione poco convincente.

Un dato positivo arriva dalle vendite di auto elettriche plug-in: secondo le stime del database internazionale EV Volumes, nei primi nove mesi del 2016 sono state immatricolate 518.000 vetture a zero emissioni, +53% in confronto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Non si può dimenticare che l’auto elettrica è ancora lontana dal competere ad armi pari – quanto a prezzi, autonomia e flessibilità – con la sorella a benzina o gasolio, ma l’elettrificazione della mobilità è una tendenza che sembra molto forte, per non dire irreversibile, partendo dal mercato cinese.

Il 2016 ha rimarcato il ruolo fondamentale delle batterie non solo per i trasporti, ma anche per le applicazioni di rete e l’accumulo stazionario residenziale. Varie aziende stanno intensificando gli investimenti per produrre batterie sempre più economiche ed efficienti. Qui è d’obbligo citare Tesla con le sue icone – Model 3, Powerwall, Gigafactory – così abilmente pubblicizzate dal suo eccentrico fondatore, Elon Musk.

Come segnalato recentemente da Lazard, i costi “tutto compreso” dei sistemi di accumulo, in particolare delle batterie al litio, stanno scendendo con rapidità e le nuove super-fabbriche contribuiranno a un nuovo taglio dei prezzi.

La Gigafactory del Nevada, realizzata dall’alleanza Tesla-Panasonic, ha appena iniziato a produrre le prime batterie e promette di ridurre del 30% i loro costi quando funzionerà al massimo della sua capacità nel 2018 (35 GWh di unità l’anno), grazie all’automazione e alle economie di scala (vedi QualEnergia.it).

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