Riscaldamento globale: anche il 2016 batte il record delle temperature

Climalteranti.it analizza le temperature medie globali. Il 2016 risulta per il terzo anno di fila l’anno più caldo dall’inizio delle misure. Il valore dell’anomalia complessiva è pari a +1,3 °C rispetto al periodo 1880-1909, il più vicino al periodo pre-industriale.

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Due anni fa, in questi giorni, l’analisi dei dati rivelava come, “finalmente”, il 2014 fosse risultato l’anno più caldo dall’inizio delle misure. Diciamo “finalmente” perché in questo modo si poneva una pietra sopra l’annosa e insulsa querelle sulla presunta “fine” del riscaldamento globale.

Un anno fa, tra lo sbigottimento generale dei non addetti ai lavori, il 2015 risultò per la seconda volta consecutiva l’anno più caldo. I climatologi, in realtà, erano preparati da mesi al secondo record consecutivo, in quanto avevano previsto il ruolo di feedback positivo del fenomeno El Niño, esploso in tutta la sua potenza nel corso dell’anno. Il record era parso ormai ineludibile già a fine autunno 2015, vista l’enorme anomalia termica positiva accumulata nei primi nove mesi dell’anno.

Ma il valore numerico continuò a crescere fino al termine dell’anno, con anomalie rilevanti anche nei mesi invernali, e il computo complessivo, rapportato all’inizio del secolo, portò all’incredibile valore di circa +1 °C.

Praticamente metà della soglia di 2 °C considerata per tanti anni dalle politiche del clima e due terzi del valore massimo di 1,5°C introdotto dall’Accordo di Parigi.

Mese dopo mese, nonostante l’indice ENSO mostrasse il progressivo passaggio alla fase negativa (anche nota come fase della Niña), le temperature hanno continuato a far registrare ingenti anomalie positive, e anche il rateo di aumento della concentrazione di CO2 ha mostrato un trend positivo molto alto.

Già in febbraio 2015 appariva plausibile un terzo record consecutivo per la temperatura media globale della superficie del pianeta.

Un anno fa, dati NCEP/NCAR alla mano, nonostante tutto ci aveva stupito come l’anomalia delle temperature del 2015 fosse ben 0,14 °C oltre il valore del 2014 e come il suo valore assoluto (+0,46°C rispetto al periodo 1980-2010) superasse le due deviazioni standard del campione statistico (la media 1981-2010, pari a 0,00 ±0,21 °C).

L’anomalia delle temperature del 2016 è ancora superiore: 0,67 °C (rispetto al periodo 1981-2010 usato come riferimento da NCEP/NCAR), e lo scarto rispetto al valore (record) del 2014 risulta di 0,35 °C.

Del resto, se rapportati alla variabilità del periodo 1981-2010, 0,67 °C corrispondono a oltre tre deviazioni standard. Detto in altre parole, in assenza di trend ci sarebbe solo lo 0.3% di probabilità che questa anomalia sia dovuta alla variabilità naturale. Il 2016 è sostanzialmente fuori statistica rispetto al trentennio 1981-2010. Il 2000, ultimo anno con anomalia negativa (-0,06 °C) rispetto alla media 1981-2010, in tale contesto appare veramente lontanissimo nel tempo, e sembra far parte di un’altra epoca.

Per mettere questi numeri nel contesto di lungo termine è utile riferire gli aumenti di temperature al periodo preindustriale, ossia al trentennio più remoto in cui si hanno dati globali di temperature da più fonti: il periodo 1800-1909.

Essendo che secondo dati NOAA il 1981-2010 è stato già +0,66 °C più caldo rispetto al 1880-1909 (+0,65 °C secondo i dati MetOffice e +0,69 °C rispetto dai dati NASA-GISS), si ricava per il 2016 un’anomalia della temperatura globale rispetto al periodo pre-industriale pari a +1,3°C.

Anomalie di temperatura media globale ricavata dai dati “grigliati” NCEP/NCAR per ultimi 10 anni.

Questa stima, seppure calcolata tramite i dati “grigliati” e grezzi NCEP/NCAR, è plausibile: lo avevamo mostrato un anno fa mediante il confronto con i valori “ufficiali” rilasciati successivamente dalle agenzie (per esempio, i dati NASA-GISS – il database è scaricabile qui, e MetOffice-HadCRUT4 – database scaricabile qui), ovviamente fatto salvo la necessità di convertirli preliminarmente ad un riferimento comune (i dati GISST sono riferiti al 1951-1980 e i dati HadCRUT4 al 1901-2000).

Pertanto se ne può concludere che la tendenza a lungo termine del riscaldamento globale persiste. Anno dopo anno, viene letteralmente demolito ogni discorso sulla presunta pausa del riscaldamento globale, pausa che in realtà non si è mai verificata, come è già stato più volte scritto.

Anzi, i dati indicano un’improvvisa accelerazione del riscaldamento. Staremo a vedere nei prossimi anni se tale accelerazione sarà soltanto temporanea e legata alla fase del fenomeno ENSO, oppure se continuerà nel tempo.

Insomma, per il momento vediamo confermato che viviamo su un pianeta sempre più caldo e, citando l’ultimo report IPCC, questo trentennio è il più caldo almeno rispetto ai precedenti 1400 anni.

Possiamo ora analizzare brevemente la distribuzione sul globo e nel tempo dell’anomalia termica 2016, per capire quali sono state le regioni che hanno sperimentato i valori massimi e quali quelli minimi, e quali i periodi.

L’analisi delle anomalie medie mensili, sempre riferite al trentennio di riferimento 1981-2010, mostra come il mese più “caldo”, in termini di anomalia, sia risultato marzo (0,87 °C) e quelli più “freddi” febbraio e dicembre (+0,45 °C).

Anche se tali valori differiscono di 0,4 °C, hanno tutti lo stesso segno. Il rallentamento del tasso di riscaldamento è evidente, guardando la curva, ed è compatibile con la transizione di fase di ENSO, ma è molto lento.

Anomalia di temperatura superficiale mensile nel 2016 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010 (per ottenere i valori rispetto al periodo 1880-1909, aggiungere 0,66). Fonte: NCEP/NCAR.

A livello di distribuzione spaziale, notiamo la vistosissima anomalia positiva sull’Artico, che si può definire quasi mostruosa nei suoi valori, soprattutto pensando che si tratta di una media annua, non mensile. Ma un po’ tutti i continenti hanno mostrato anomalie positive, talora vistose, incluse molte zone dell’Antartide, con l’eccezione dell’Argentina e di qualche zona in India ed Australia.

Si nota anche la notevole anomalia positiva sul Pacifico centrale (effetto di El Niño).

Anomalia di temperatura superficiale relativa al 2016 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010. Fonte: NCEP/NCAR.

Lo zoom sull’Europa mostra valori positivi ovunque, compresi generalmente tra 0,5 e 1,5 °C. Se paragonata all’anomalia sull’Artico e sull’estremo nord europeo, il valore di 1 °C sembra quasi piccolo e trascurabile, ma occorre ricordare che stiamo parlando di temperatura media globale, e in tale contesto un valore di +1 °C è enorme, non piccolo.

Anomalia di temperatura superficiale relativa al 2015 sull’Europa rispetto al periodo di riferimento 1981-2010. Fonte: NCEP/NCAR.

Giusto per fare un paragone, è come se stessimo parlando della febbre di una persona: 1°C rappresenta un’alterazione consistente della temperatura corporea; può succedere se si tiene per un certo tempo un braccio al sole che la temperatura media del braccio risulti temporaneamente superiore alla media anche di più di 1 °C; diverso e più preoccupante se è l’intero corpo più caldo, e non solo il braccio.

Se, come già detto, riferiamo i valori delle temperature europee del 2016 al periodo pre-industriale, i valori registrati sono stati almeno 1°C-2°C superiori al passato.

Con la stessa analogia, potremmo dire che quando l’alterazione della temperatura corporea è di 2°C, generalmente si cerca di intervenire, in particolare di rimuovere la causa. Analogamente sarebbe consigliabile rimuovere urgentemente la causa del surriscaldamento globale.

L’articolo è stato pubblicato sul sito Climalteranti.it con il titolo “2016, terzo – e straordinario – record consecutivo delle temperature”

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